Costruire sulla costa e i sillogismi di Pasquale

POLITICA LOCALE

Un tempo c’era l’acqua di Cristo. Un luogo amato dai Sipontini. Si credeva che avesse qualità terapeutiche. Ne parlavano bene già nel Seicento e Settecento; per Matteo Spinelli sanava rogna, ulcera, gotta. Settimanalmente barili di acqua, scrive Michele Magno, erano portati a Napoli per importanti personaggi. Analizzata a metà Ottocento si riscontrò che aveva proprietà simili a quella di Castellammare, ma in modo ridotto. Era fonte battesimale per immersione degli evangelici. Fino agli anni sessanta fu usata dai sipontini come purgante e acqua benefica, in seguito si scoprì che la falda era inquinata. Poi si è costruito sopra e ora nemmeno si può passare oltre, per una semplice passeggiata.

A breve distanza si sta costruendo un’altra struttura (Solarium beach). Molto vasta e non certo amovibile. Strutture amovibili sono quelle che si montano in pochi giorni. In spiaggia castello da oltre un secolo le strutture si montano e si smontano. Sul Lungomare del sole ci sono tre strutture “immobili”, che impediscono lo sguardo sul golfo. Una è stata posta sotto sequestro e poi riaperta nel giro di alcuni giorni. Un’altra ha subito la stessa sorte. Poi ci sono tutti gli stabilimenti fino alla foce del Candelaro, che pare siano sotto osservazione della Sovrintendenza.

Vi è stata una dichiarazione pubblica sul giornale l’Attacco del 9 marzo di quest’anno dell’assessore Pasquale Rinaldi. A proposito della nuova struttura “Solarium beach” dice: “da parte nostra c’è stato solo il rilascio del permesso di costruire, ma la competenza vera spetta all’autorità portuale, che ha rilasciato la concessione. Se l’ha fatto avrà avuto i suoi buoni motivi…”.  Poi aggiunge “l’obbligo della rimozione a fine stagione non è sempre valido, talvolta rimuovere  è più impattante…”. Ed ha ragione.

Tutti gli studenti delle scuole superiori ricordano la prima lezione di filosofia e il sillogismo di Aristotele: “Tutti gli uomini sono mortali. Socrate è uomo. Quindi Socrate è mortale”. L’affermazione dell’assessore è, a suo modo, un sillogismo implicito. A renderlo esplicito suona così: “Se la struttura è impattante, toglierla è più impattante che lasciarla, quindi è bene non rimuoverla”.

C’è però una differenza: la condizione di mortalità non è una scelta, ma è un dato naturale. Le strutture invece, se vogliono essere amovibili, devono essere costruite come tali.

La spiaggia nei pressi del castello: agli inizi del Novecento strutture complesse erano poste in mezzo al mare. E l’ingresso di accoglienza dei bagnanti era fino a qualche decennio fa”monumentale”. Nessuna operazione nostalgia, ma solo ammirazione per la “sapienza” con cui i vari pezzi, come in un grande puzzle, erano (e sono) numerati, catalogati, conservati  e poi celermente utilizzati. Quel luogo significava l’inizio e la fine dell’estate. Quel luogo esprimeva l’odore dell’estate. Un odore intenso di mare, di legno impregnato di salsedine.

La amovibilità significa spostare tutto. Non solo alcune parti e lasciare lo scheletro o un cubo chiuso e brutto (almeno sul Lungomare del Sole aprissero durante l’inverno!). Nessuno vuole costringere gli imprenditori a lavori forzati o a fare lavori in perdita, ma credo che tutti i cittadini devono sapere quali sono le regole, e la eventuale elasticità deve essere comprensibile. Se pure ci sono competenze diverse, il Comune può farsi carico di trovare intese, accordi, linee guida… E non dire: “Io rilascio il permesso, poi altri si devono pronunciare…”.

Le regole, un maggiore rispetto per gli spazi pubblici, le spiagge libere,  i passaggi pedonali verso la battigia… A Siponto gli spazi per accedere sulla spiaggia anche solo per una passeggiata sono ridotti, stretti, faticosi. Bisogna chiedere il permesso. E non è giusto.

 

 

 

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