Pericoloso e malfamato, ora è luogo di diversità, creatività, tolleranza, integrazione.

CULTURA

“Fino a una decina di anni fa non ti avrei portato qui. Era un quartiere a rischio. Polizia ogni sera. Risse e accoltellamenti. Era chiamato: Murder mile, un omicidio ogni miglio”. E poi? Poi i concerti, i murales, la musica, gli artisti che venivano qui. Poi i parchi, le library, i centri per l’infanzia, le scuole… Il quartiere è Hackney. Una presenza di etnie incredibilmente varia. 40% di bianchi britannici e il resto africani, caraibici, asiatici, sudamericani, turchi, curdi, europei. Per le strade tanti colori, donne con il velo e con il burka. Cucine tipiche, mercati (non per i turisti) giamaicani, turchi…

Ho girato in lungo e in largo per una decina di giorni in questo quartiere di 215.000 abitanti, storicamente anticonformista, dissidente (come lo racconta una mostra dal titolo “Il senso di una comunità”). Anche il cimitero, ampio, nato con l’aumento della popolazione londinese nell’Ottocento, ha accolto nel corso del tempo defunti di ogni religione e gli irregolari nella fede e nelle idee politiche.

Come è potuto accadere? Il delegato sindaco  (Jules Pipe, ora chiamato a occuparsi di pianificazione e rigenerazione per l’intera area metropolitana), al termine di un mandato durato 14 anni, dice orgogliosamente che Hackney è il primo quartiere di Londra per diversità, creatività, tolleranza. Nei 14 anni del suo mandato sono state create 6 nuove scuole, 19 nuovi centri per l’infanzia e la famiglia e nuove library e comunità giovanili. Per rigenerare un quartiere così complesso aggiunge che è stato aiutato dall’intera popolazione. In particolare da quella giovanile carica di aspirazioni, da imprenditori creativi, da comunità di volontari (cartelli nei parchi ci ricordano i tanti che hanno piantato alberi o hanno composto mosaici, e c’è anche qualche nome originario di questa provincia) e da dipendenti pubblici (pubblic servants) molto motivati. Nel recente Referendum il 78,5% della popolazione di Hackney ha votato per restare in Europa e molte abitazioni e gruppi ostentano ancora la bandiera europea.

Il pubblico ha fatto molto nel sostenere l’accessibilità degli spazi pubblichi (parchi, library, centri per l’infanzia e le famiglie).

I cimiteri dell’ottocento con le tombe tra alberi, a volte intricati come una foresta, sono luogo per passeggiare e intrattenersi e vedere una fauna fauna e flora ricche e varie. I parchi sono un continuum, vaste distese, attrezzate e curate, dove appena esce un raggio di sole o solamente non piove si riempiono di vita. Nel pomeriggio e il sabato e la domenica centinaia sono i giovani, adolescenti, famiglie intere. Partite di rugby, di calcio, chi fa yoga e chi fisioterapia, piscine e aree per bambini, non ci sono sorveglianti, ognuno è responsabile e i genitori lo sono dei figli.

Le library (biblioteche) sono 8, grandi come la biblioteca provinciale. Libri, fumetti, dvd… Prestiti a casa, prestiti per anziani, corsi di lingua per immigrati, incontri di lettura, corsi di scrittura. Decine e decine i computer a disposizione. Le ho visto sempre piene e frequentate.

I centri per l’infanzia e le famiglie. Donne e bambini piccoli. Soprattutto immigrati. Una donna italiana mi ha detto che è stata aiutata molto da questi luoghi. “Con il bambino piccolo non sapevo che fare, dove andare. Invece lì ho incontrato altre mamme e poi ho frequentato corsi di inglese, ero informata di tante altre opportunità”. I bambini sono visitati, pesati, si trovano vestiti nuovi a disposizione.

Le vie della integrazione sono infinite. Questa nata dal basso insieme e con un forte investimento pubblico, funziona. Si convive bene. Ho visto ebrei di una comunità chassidica ortodossa e musulmani (vestiti rispettivamente di nero e di bianco) recarsi il sabato verso la stessa direzione: i luoghi di riunione erano contigui. Alla festa della fine del Ramadan partecipavano anche londinesi doc. Una “rigenerazione” bella, quotidianamente sorprendente. A questo clima partecipano anche le chiese, che hanno ampi spazi a disposizione, i privati (i pub dove non si beve solo birra, ma si ascolta tanta buona musica). Tutto bene, quindi? Ci sono effetti collaterali. La “rigenerazione” fa aumentare il prezzo delle case e degli affitti, già molto alti. Il ceto benestante e ricco acquista e si trasferisce. E’ la cosiddetta gentrificazione. E gli abitanti storici rischiano di andare via.

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