Scuole senza muri: cellulari e anarchia, topi e lumache.

CULTURA

Un tempo le mamme chiedevano ai figli prima di andare a scuola: “Hai fatto i compiti? Ti porti il diario? I quaderni?”. Ora qualcuna chiede se si porta il cellulare. E’ quanto ho ascoltato qualche giorno fa. I matrimoni sono noiosi, specie se uno non ama il karaoke o il ballo d’epoca. C’è però il piacere nei momenti di pausa di incontrare persone che non si vedono da tempo e allora la chiacchiera scorre piacevolmente. Così una signora raccontava che alcune mamme dicono ai figli di inviare il video se accade qualcosa di strano e che lo scorso anno una chiedeva al figlio di trasmettere le foto di ciò che veniva servito a mensa. Negli USA le uccisioni dei neri da parte dei poliziotti vengono filmate e inviate in tutto il mondo. Le opinioni divergono: chi dice che in questo modo si crea una sorta di abitudine e di disumanizzazione dei corpi, ma altri invece sostengono che è uno strumento di denuncia. Un attivista dei diritti civili, Jeffery Robinson, ha dichiarato che è come un testimone e lui stesso non esce di casa senza avere con sé il telefono ben carico.

Sempre in quel matrimonio ho chiesto ad alcuni bambini se desideravano tornare a scuola. Qualcuno sì, qualcuno meno. Le mamme, tutte, non vedevano l’ora dell’inizio delle lezioni e una diceva che 3 mesi di vacanze sono troppi. “La settimana scorsa è stata terribile. Tenere i ragazzi in casa in attesa della scuola e con la pioggia!”. In casa sono soli e si annoiano e la televisione (o iPpad) domina sovrana. Ieri mattina lungo il viale dei pini a Siponto c’erano diverse persone  che raccoglievano lumache. Mi sono ricordato di una fondazione inglese che ha lanciato una campagna educativa per le 50 cose da fare prima dei 12 anni. Ai primi posti: arrampicarsi sugli alberi, correre sotto la pioggia, pescare con il retino, far rimbalzare i sassi sull’acqua, organizzare una gara di lumache Indicazioni che hanno fatto il giro del mondo. Le spiagge ora sono libere e l’arenile di Siponto è uno spettacolo bello; vedere la spiaggia o il mare adesso, con la pioggia o il vento o il sole (comunque senza ombrelloni e altro), è  straordinario. Si possono fare indisturbati castelli di sabbia. Non c’è nessuno! E i nonni che fanno? Solo andare a prendere i nipoti a scuola? Questo va bene, ma possono fare altro. Possono fare una delle cose suggerite da quella fondazione inglese o altre analoghe. Possono introdurre piccole azioni di anarchia quotidiana. I nipoti quando cresceranno li ringrazieranno.

Il mare non lo vedranno più gli alunni del Liceo classico. La scuola è stata spostata. Uno spostamento veloce, improvviso. La destinazione è il Liceo scientifico, dove ci sono aule libere per il calo netto negli ultimi due tre anni.  “Tanto si può fare lezione ovunque. Il rapporto fondamentale è quello docente – alunni!”– Così si è risposto alle proteste degli alunni. Le modalità e le parole usate sono di chi non conosce la scuola, non sa il valore del luogo, le abitudini e le complicità, l’affezione a un paesaggio…. Non c’è alcun veto o inamovibilità, una scuola si può spostare. Ma si devono dare le spiegazioni. Perché? Come verrà utilizzata la struttura dove si trovava il classico? Come rendere conciliabili le due scuole? Il benessere di alunni e studenti, la scuola, la formazione sono questioni fondamentali. Intanto sul sito del Comune non c’è alcuna notizia. C’è però la pubblicità del film di Bisio: Non c’è più religione, che uscirà il 15 dicembre. “Quando Sua Altezza invia un vascello in Egitto – scrive Voltaire – forse si preoccupa se i topi a bordo stanno bene o male?”

 

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