Sorella crisi, fratello piano (di rientro)… papà bilancio (e programma).

POLITICA LOCALE

Il piano di rientro non è una operazione contabile. Si tratta di riscrivere il programma elettorale e c’è bisogno di una nuova “legittimazione democratica”. Non è nemmeno qualcosa di rivoluzionario. Indipendentemente dai “Piani di rientro” in Italia e nel mondo vi sono esperienze di verifica, riesame, rimodulazione attraverso organismi di consultazione. Tra il programma votato dagli elettori (per 5 anni) e le scelte di politica amministrativa c’è spesso una sfasatura evidente, cambiano gli scenari, perché nel frattempo accadono tante cose che obbligano a rivedere impostazioni e priorità. Muta velocemente il paesaggio sociale, economico, culturale. Insomma ci sono comuni che predispongono periodicamente o a metà mandato momenti di dibattito, non solo all’interno del consiglio comunale. Qui a Manfredonia c’è abitudine al rimpasto (una parola bruttina: impastare di nuovo). E non alla verifica. Che è una bella parola: vedere se un fatto è vero; accertare l’autenticità di un  atto, in questo caso del programma elettorale (il padre della Pubblica Amministrazione).

Si continua a citare spesso l’espressione “amministrare come il buon padre di famiglia”. Ne ha parlato tra altri Antonio Genovesi (prima cattedra di economia in Europa nel 1754). “Usano i prudenti padri di famiglia, i quali vegliano all’economia della casa, scrivere partitamente gli introiti, e gli esiti, e infine di ciaschedun anno pareggiare gli uni con gli altri… ogni Stato è, a certi riguardi, una grande famiglia… un bilancio generale è l’operazione politica la più importante per ogni nazione prudentemente governata”.

Nel bilancio c’è dentro tutto: lettura dei bisogni, attese di una comunità, attenzione a far quadrare il cerchio (tra promesse da mantenere, le tante liste da accontentare…). E sullo sfondo il programma elettorale. Ci sono due fatti nuovi: bilancio “armonizzato” e tagli dei trasferimenti. Le nuove norme richiedono un bilancio “vero” per i crediti e i debiti, i residui attivi e passivi, tempi certi per pagamenti… Insomma trasparenza, per far sì che il bilancio non sia la Kabbala. Nonostante ciò ancora nel bilancio si possono nascondere trappole. La seconda questione sono i tagli. La crisi (lunga) è stata affrontata soprattutto con la riduzione della spesa pubblica che ha prodotto nel Sud conseguenze non solo economiche, ma anche politiche e sociali. Sono state fortemente ridotte le risorse che nel passato alimentavano il consenso, “gonfiando” alcuni servizi per soddisfare la catena clientelare, e in tal modo alleggerire la pressione sociale.

A Foggia vi era un debito enorme e vi è stata un’opera straordinaria dell’ex sindaco Gianni Mongelli, che poi non è nemmeno stato ricandidato. Il PD lo ha costretto alle primarie. Ed ha perso. Sono più popolari coloro che spendono senza misura, e non chi risana il bilancio! Il sindaco Landella a Foggia è in difficoltà: ci sono oltre 4 milioni di debiti fuori bilancio, che risalgono a molti anni fa.

A Manfredonia, un piano di rientro di questa portata è rifare il programma. Ci si avvicina in modo confuso tra richieste di commissariamento, dimissioni, delibere che revocano provvedimenti, documenti che riportano sigle e numeri… Si tratta di stare nel presente. Si deve ancora giustificare il debito con le opere fatte? Cose di 10-15 anni fa, per le quali si è stati apprezzati e ripagati a livello elettorale? La situazione critica del bilancio è piovuta improvvisamente? Le difficoltà partono dal 2011, ma sicuramente sono state poste nelle primarie e nella competizione amministrativa. Due lunghe campagne elettorali! Il ruolo dei dirigenti. Ora ci si accorge di una loro corresponsabilità?

Torniamo sulla terra. Le linee strategiche del Piano di rientro dovrebbero essere condivise. Si tratta di vedere cosa tagliare e cosa conservare e cosa rilanciare perché strategico. Sul fronte delle attività produttive, della coesione sociale, della cultura… occorre coinvolgere la città, le sue articolazioni. Può essere un lavoro utile per colmare un deficit e di conoscenza e di partecipazione.

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