Siponto non è Pompei, ma ha una storia bimillenaria straordinaria. E i sipontini non erano “molles et ballerini”.

CULTURA

Pompei: una città romana, splendida, sepolta così come era. Il 24 agosto del 79 d. C. all’alba si avvertono le prime esplosioni nella zona del Vesuvio. A sera cominciano a cadere cenere e pomici. Non sembrava un terremoto normale; ma prima o poi sarebbe finito, così pensava l’ammiraglio e scienziato romano Plinio il Vecchio che tenta di avvicinarsi, ma poi si ritira a Stabia, cena e va a dormire. Durante la notte il Vesuvio si scatena. Ercolano viene coperta e all’alba del 25 Pompei scompare. Alle ore 7 dello stesso giorno il sesto e più devastante flusso, che raggiunge Stabia e muore anche Plinio il Vecchio. A Pompei si può vedere la città “fissata” per sempre in un momento della sua storia, nella sua quotidianità.

Siponto racconta una città che si è continuamente trasformata, è stata distrutta molte volte, è rinata molte volte. Qui sono arrivati i Dauni, Diomede fondatore di città… Ha ospitato due colonizzazioni romane, è stata presto cristiana. Per evidenti ragioni di vicinanza al Medio Oriente, nel disordine della fine di Roma, molti cristiani in fuga dall’Africa si rifugiarono nel golfo. Una diocesi antica. Lorenzo è un vescovo che viene dall’Oriente. Nella Cattedrale di Manfredonia vi è il quadro di Natale Penati con il vescovo Lorenzo che va incontro al re degli Ostrogoti, Totila, che assediava la città. E’ stata contesa e occupata da popoli diversi. Ha legato le sue sorti al santuario di S. Michele. Saccheggiata dagli Slavi (642) e poi dai Bizantini (663). Entra nell’orbita del ducato di Benevento dei Longobardi. La diocesi è inglobata nel grande vescovado beneventano e vi resta per quasi 4 secoli (dal 668 al 1034). Una seconda Benevento, la seconda capitale dei duchi longobardi. Da questi sempre difesa e a questi i sipontini sono riconoscenti. “Ordinati in militia sipontina, di quella militia, che non era mai cessata di esistere”, sono essi a liberare il loro signore Aione, imprigionato in una torre fuori città.  Altro che “molles et ballerini“, secondo quanto attribuito a Federico II. I duchi avevano palazzo proprio, dove trovavano posto i gastaldi, rappresentanti ufficiali del sovrano beneventano.

Qui ha prosperato “una comunità ebraica dalle profonde radici”, che fu nel Medioevo uno dei centri più importanti del sapere ebraico in Italia. Nel X secolo giovani sipontini partivano per Pumpedita sul Tigri per studiare diritto talmudico babilonese, che diffondevano al ritorno in patria.

Una città orgogliosa, vivace, autonoma. Lo storico tedesco Lothar Heineman, alla luce di un documento trovato a Montecassino, dice che a Siponto nacque prima che nelle città del Nord una esperienza comunale. “Le grandi città di Siponto e di Lucera, tra il 1060 e il 1071 pare abbiano conservato la loro piena indipendenza” (Jules Gay). L’arcivescovo di Siponto redige atti e conclude accordi su beni pubblici assistito da boni homines o probi viri, senza fare alcuna allusione a sovrani e principi. Poi giunsero i Normanni, che tentarono in ogni modo di cancellare le autonomie cittadine. Si ribellarono Bari, Trani e Siponto, che sono saccheggiate da Guglielmo il Malo nel 1155. Infine le paludi, l’abbassamento del suolo…

Antichissima, tra i primi luoghi abitati della Daunia, centro di colonizzazione greca, punto strategico dei Romani, più volte distrutta e sempre risorta, luogo di incontro tra mondo latino, greco, ebraico… la città che aveva sempre stupito per la sua capacità di risollevarsi, nella seconda metà del ‘200 giunge al termine della sua storia.

Una città che è stata ricostruita tante volte con le stesse pietre e che ha fornito materiale anche per la nuova città (mura, castello, edifici e case) e per altre città. Cosa si potrà trovare ancora? Tracce longobarde, bizantine? E’una  storia più ricca di quella di Pompei, che bisogna saper raccontare e che è bello conoscere. Il Parco archeologico serve a questo.

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