A cento anni dalla Rivoluzione. Di Vittorio nella spazzatura e la statua di Engels a pezzi in un villaggio dell’Ucraina

CULTURA

A Stornara (FG) due ritratti di Giuseppe Di Vittorio sono stati ritrovati in un bidone della spazzatura. Fuoriuscivano all’esterno e i vetri che li proteggevano erano rotti. Scopritori involontari due vigili urbani. La notizia si spande, crea meraviglia, disappunto, rabbia, ma soprattutto tristezza, malinconia. I quadri in questione sono stati ripuliti e pare siano stati posti nel Comune di Stornara.

I quadri nelle sezioni del PCI erano il segno della Storia, il riconoscimento dei padri fondatori e costituivano un piccolo Pantheon. Così il protagonista di un testo di narrativa ricorda questa presenza nel salone del Partito comunista di Manfredonia negli anni Settanta: “Osservavo, disposti sulle pareti, i grossi ritratti… Togliatti aveva un volto freddo, insensibile, con l’indice della mano destra rivolto verso il basso, in un gesto imperioso, duro, obbligante a rimanere immobile al proprio posto. Sicuro e indicante grandi certezze appariva Di Vittorio, ma con una punta di umanità, di sofferenza. Grieco si mostrava sorridente, paterno… La presenza più ingombrante era quella di Lenin, una sensazione di lontananza, ma anche di paura. Mi guardava con occhi intensi e indagatori, come se avesse voluto denudarmi, scrutare nel profondo”.

Culto della personalità? Nelle sezioni erano punti di riferimento. Ora quei ritratti (e quelle idee) nella polvere… Possibile che gli eredi, il PD, i tanti partiti comunisti (che si svegliano solo in campagna elettorale) non abbiano sentito il bisogno di conservarli, di creare un archivio della memoria, non abbiano cercato di trattenere la deriva e di mantenere un legame esile con quella storia?

Dopo il 1989 nei paesi comunisti quasi tutte le statue che ricordavano i protagonisti della rivoluzione russa e anche quelle dei padri ispiratori sono state abbattute.

A Manchester è ritornato Friedrich Engels; in quella città lui, tedesco come Marx, si trasferì per seguire il ramo inglese della industria paterna. Lì visse anni importanti e scrisse testi importanti, come “La situazione della classe operaia in Inghilterra”. Aveva 24 anni. Manchester era la culla della Rivoluzione industriale, e secondo Marx ed Engels, da quella città doveva partire la Rivoluzione proletaria. Non in Russia, paese arretrato e si è visto poi come è andata a finire.

E’ tornato con una imponente statua di marmo, alta più di tre metri. L’ha portata Phil Collins, artista inglese, che l’ha trovata in un villaggio sperduto dell’Ucraina, spezzata e abbandonata in un campo. Collins aveva visto un documentario sulle statue di Marx ed Engels e di altri marxisti abbattute in URSS e in altri paesi comunisti, dopo il crollo del comunismo, e si mise alla ricerca; convinto che niente si può dire passi per sempre.  Si torna a studiarli. Corbyn li riprende in considerazione. “E con gli spettri che si aggirano per l’Europa, il pensiero di Marx ed Engels non è poi tanto disonorevole”. Sicuramente un passato importante nella storia dell’Ottocento, quando nacque la coscienza di classe, il senso del riscatto, della dignità. E i due furono non solo intellettuali ma organizzatori politici. Insieme scrissero nel 1847 “Il manifesto del Partito comunista”. E anche per quel libretto (il testo più letto della storia) in Europa si scatenò il Quarantotto. I problemi restano. Le disuguaglianze pure. E non bisogna confondere Marx ed Engels con i tiranni successivi, che hanno conquistato il potere ed esercitato un dominio assoluto, facendosi scudo delle loro idee.

A Berlino sotto la statua di Marx ed Engels, dopo gli avvenimenti del 1989, qualcuno scrisse: “Non è colpa nostra”. E qualche altro poi ha aggiunto: “Andrà meglio la prossima volta”.

 

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