Immobili, esplosive, piene di solitudini… Le città del Sud senza Politica.

CULTURA

Manfredonia è una città del Sud particolare: salvo qualche breve parentesi tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio del Novanta, da quasi cinquant’anni è amministrata dalla Sinistra, che è riuscita sempre a trasformarsi, a intercettare i cambiamenti, anche per demerito degli altri. In questo ventennio berlusconiano non è stata scalfita (come altre città) dalle ondate di destra e dei movimenti civici. I Sindaci, nelle tornate del 2005 – 2010 – 2015, sono stati eletti al primo turno con maggioranze schiaccianti. Una “roccaforte”, capace di condizionare l’intera Provincia. Tre – quattro anni fa sono affiorati segni che hanno fatto pensare che si era giunti al capolinea, ma i gruppi al potere sono riusciti a ricompattarsi per incarichi, nomine, destini personali. In seguito allargamento della maggioranza verso destra, “azzardi” amministrativi, numerosi scontenti per promesse mancate, situazione sociale difficile… Tutto, però, sembrava scorrere, la città pareva assorbire ogni cosa. Si avvertiva il disagio, ma non emergeva. Ora è stata travolta in modo più rovinoso di altri luoghi.

Sostenere che il voto nel Sud trova una spiegazione nel fatto che “i vantaggi della ripresa economica non sono arrivati quaggiù”  è superficiale. C’è altro. Il tessuto sociale nelle comunità del Sud è sfilacciato, pochi si sentono garantiti, molti si sentono esclusi e soli. I servizi poco curati, la carenza di legalità costruiscono immagini di un presente e di un futuro poco rassicurante, che diviene in alcune aree un incubo, che coinvolge anche i giovani, i millennials. Quella cosa che si chiama Politica è lontana, distante, incapace di offrire protezione e garantire il futuro. Non averlo compreso, intravisto, immaginato è una questione seria e grave.

Nel Sud le classi dirigenti sono state fortemente chiamate in causa, in questi lunghi anni di crisi, per l’inadeguatezza, la carenza di idee e progetti, l’assenza di dialettica, la spartizione di incarichi e nomine effettuata senza rispetto di meriti e competenze. La Capitanata è un caso a sé: centrodestra e centrosinistra, “una cinquantina di persone”, per lo più professionisti della politica… e tutti bel legati tra loro e tutti senza più radicamento e con scarse conoscenze di una provincia in cambiamento.

Colpa storica di questo Pd è aver abbandonato il Sud Italia“. Il Partito non è un’ entità astratta. Bisognerebbe dire meglio: Il Partito Democratico e il suo ceto politico meridionale si sono dimenticati dei territori e dei bisogni della gente.

Di positivo vi è che dopo il 4 marzo c’è voglia di parlare e incontrarsi. Le sedi del PD dovrebbero essere disponibili a discutere su due livelli: il nazionale e il locale. Mettere insieme le piccole cose e le grandi cose, che mai come in questo periodo si intrecciano insieme. Incontri aperti a tutti per riprendere a fare politica. Mark Hanna (senatore americano del XIX secolo) ha detto: “vi sono due cose importanti in politica: la prima è il denaro, la seconda non riesco a ricordare cosa sia“. Dobbiamo ricordare insieme che cosa è questa seconda cosa. Una conferenza sul Mezzogiorno è più urgente che regolare conti interni. Un esame realistico su politica, società, economia nel Sud, e questo, dall’opposizione, servirebbe a stare con responsabilità nel gioco politico, che non è solo occupare un pezzo di governo, ma anche lanciare idee, proposte, modelli organizzativi.

 

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