Disuguaglianze. Maggiormente penalizzati sono i giovani, che non ce la faranno a superarle.

SOCIALE

Tutti gli indicatori dicono che il divario tra chi ha e potrà avere e chi non ha si aggrava. Penalizzati sono i giovani, il Sud. Parti di popolazione che si stanno separando velocemente. Appaiono due Italie nel reddito, due Italie nei consumi (anche culturali), due Italie nella fiducia e speranza nel futuro. In alcune aree del Sud (Calabria e Sicilia in testa) le disuguaglianze sono superiori a quelle di paesi come Romania e Bulgaria.

Negli anni 70-80 la differenza tra un dirigente e un operaio era di 30 volte e suscitava scandalo. Oggi è di 300 volte, ed è normale. Il lavoro da elemento di coesione e sviluppo sociale diviene veicolo di trasmissione del virus della disuguaglianza. Buona parte del ceto medio, motore dello sviluppo economico e perno di stabilità democratica, è in forte difficoltà: perde la convinzione che far studiare i figli sia conveniente. Pochi sono i laureati, ma ancor meno i posti di lavoro qualificati. Quanti non si adattano, emigrano.  Disuguaglianze, privilegi, nuove tecnologie, globalizzazione, instabilità finanziaria… dal loro intreccio perverso e non regolato nasce l’insicurezza che mina le nostre società.

La crisi ha prodotto una forte riduzione dei consumi, soprattutto nelle famiglie giovani, a causa della disoccupazione del capofamiglia e della diffusa precarietà dei rapporti di lavoro, e nelle famiglie dei lavoratori autonomi, in particolare di quelli titolari di piccole e piccolissime aziende. Tra le classi di reddito più alte (sono quasi assenti le famiglie giovani) si nota un aumento dei consumi voluttuari oltre che una crescita notevole del risparmio (Giunta – Rossi).

Si continua a parlare di anziani soli, abbandonati, mentre sono i giovani a essere indifesi e fragili. Rispetto al 2008 la possibilità di scivolare sotto la soglia di povertà per gli over 65 è diminuita, mentre per i ragazzi 18-24 è cresciuta. Cresce il divario tra chi ha una prospettiva solida, potrà scegliere, spendere, accumulare e chi invece si vede sottrarre giorno per giorno pezzi di futuro; non c’è solo la separazione dei giovani dagli adulti, ma anche dei giovani dai giovani. Cresce la disuguaglianza all’interno della stessa fascia di età. Senza parlare di quel fenomeno drammatico che riguarda i Neet (coloro che non vanno a scuola e non lavorano).

Nel nostro paese la scala di aumento del reddito è molto più legata all’anzianità che al merito. Come potranno i giovani superare il gap? Come colmare il dislivello che vi è tra chi ha ereditato un capitale di partenza, con relative chance, e chi deve accumulare e crearsi una ricchezza su cui deve fondare il proprio futuro? Tra chi parte già con la casa (a volte anche più di una) e chi invece non ha nulla? Vi sono molti che rinunciano, altri rischiano e, se tutto va bene, il mutuo lo finiranno di pagare a 70 anni.

Nel passato le disuguaglianze si superavano dopo gravi tragedie. Per esempio nel 1914 vi era grande squilibrio e poi con la guerra e l’epidemia della “spagnola” le cose si sono riaggiustate. E’ sempre accaduto dopo le carestie,  le guerre… Dobbiamo aspettarci e auspicare qualcosa del genere? Però, ricorda Prodi, nel ‘900 un processo più equilibrato e un maggiore controllo si è avuto nei paesi del nord Europa. Potrebbero essere un punto di riferimento.

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