I barbari dentro e ai confini, ma Siponto rimase città aperta e cosmopolita.

CULTURA

“L’Europa, una fortezza assediata con i barbari che premono ai confini dell’impero”. Una frase detta da un diplomatico inglese una trentina di anni fa: i barbari sono gli immigrati.

L’impero romano, con la riforma di Costantino, fu diviso in due: quello d’Oriente (Bisanzio) e quello d’Occidente (Roma), quest’ultimo ufficialmente caduto il 28 agosto del 476. Un periodo cruciale che non viene studiato a scuola, si arriva bene o male ai primi secoli dopo Cristo e all’avvento del Cristianesimo, poi finisce tutto e la storia ricomincia dopo il Mille. E invece non finisce un bel niente. Anzi quel lungo periodo (dal 400 al 1000) ci racconta una storia che potrebbe insegnarci molte cose: migrazioni di popoli, invasioni, etnie che si contrappongono, si integrano, religioni diverse, devastazioni inenarrabili ed anche integrazioni possibili. Roma integrava i popoli che premevano ai suoi confini, entravano nell’amministrazione delle province periferiche e soprattutto nell’esercito. Ma dal V secolo non ce la fa più.

Nel 476 un re barbaro Odoacre prese il potere e poi dal 494 Teodorico. Grandi sovrani che hanno tentato di far convivere i romani della penisola con i popoli barbari. Stava nascendo un regno romano – barbarico, come quelli dell’Europa centrale, che poi hanno costituito l’ossatura degli Stati successivi: i Franchi, gli Alemanni…

Teodorico regnò a lungo e assicurò una lunga pace. Affidò ai latini l’amministrazione della giustizia e delle città e ai Goti la difesa e l’esercito. Divise i latifondi immensi della classe senatoria romana (un terzo andava ai Goti), liberò gli schiavi e consentì matrimoni liberi. Almeno cento trattati nelle singole città e regioni stabilivano regole, rapporti di potere e divisione dei beni. Due etnie con religione diversa: cattolici e ariani. Si riuscì a convivere a differenza che altrove.  Rifiorì l’agricoltura, l’edilizia, la popolazione crebbe… Ma c’era l’impero romano d’Oriente. Ne sanno qualcosa la Daunia e Siponto. Più volte i mercanti (negotiatores) sipontini si lamentarono con Teodorico per la concorrenza aggressiva e l’attività piratesca dei Bizantini, che, nell’estate del 508, incendiarono i vasti e vitali campi di grano del Tavoliere. Un immenso impressionante rogo. Morì nel 526. Si aprì un periodo di instabilità che accelerò il tentativo di riconquista bizantina in Africa e Italia, dove iniziò una guerra (greco – gotica) che durò quasi 20 anni (535 – 553).  Una immane tragedia collettiva, la peggiore nella storia della penisola, nessuna regione fu risparmiata, saccheggiate le città (Roma assediata 4 volte), distrutte le infrastrutture, devastate le campagne, 15 milioni di morti, dice lo storico greco Procopio; un numero esagerato, ma non fu solo guerra, ci fu anche la peste, la fame…

Siponto era uno dei porti più importanti della costa adriatica, luogo per l’approdo di tutti coloro che nelle vicende convulse della fine dell’Impero Romano cercavano rifugio e ospitalità, accentuandone il carattere cosmopolita: eruli, ebrei, goti, greci, famiglie fuggite dalle città saccheggiate… anche cristiani africani, che per le persecuzioni raggiunsero l’Italia, portando reliquie e santi, tra cui S. Restituta, e occuparono un insediamento romano a ridosso del promontorio garganico. Nel trattato geografico, redatto in quegli anni da Giorgio di Cipro, Siponto figura tra le città più rilevanti d’Italia. In un periodo così tragico il vescovo era Lorenzo, venuto dall’Oriente nel 488. Un lungo episcopato. Lorenzo costruì chiese e opere civili, evangelizzò e integrò popolazioni diverse, difese la pace. La città fu  assediata da Totila, successore di Teodorico e re degli Ostrogoti, il vescovo Lorenzo andò nel campo dell’assediante e ottenne che la città restasse “aperta” e integra. Andò con un cavallo bianco, attraversò un ponte con un drago… E lo stemma di Manfredonia racconta quella vicenda: il ponte, il fiume della Daunia con il drago, il vescovo a cavallo che ottiene la pace.  Dopo quella terribile guerra l’Italia non si sollevò più e giunsero altri occupanti (Longobardi, Normanni, Bizantini…), però quel disegno di integrazione fallito dovrebbe far pensare… Ora domina la “Mediterraneofobia“, l’invenzione di nuovi invasori e si affaccia nuovamente l’immagine di una Europa fortezza chiusa.

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