E meno male che non hanno costruito il ponte sullo stretto di Messina

CULTURA

Era il sogno di Berlusconi e poi di Renzi. E’ rimasto, per fortuna, un’idea. Da cosa nasceva? Fare una grande opera, legare il proprio nome a una costruzione importante è da sempre il sogno di chi ha il potere. E’ l’immortalità che viene data dalla solidità delle pietre. Aggiustare, recuperare, ricucire (sono le parole di Renzo Piano a proposito delle periferie), piace poco. Non danno immediata visibilità e i meriti bisogna condividerli.

Una volta chiesero a Prezzolini: “Ma come hai fatto per arrivare a 90 anni e passa?”. “Bisogna scegliersi i genitori”, fu la risposta. Si eredita tutto, a livello biologico, sociale, urbanistico… a livello politico ci si inserisce in una storia, dove ci sono vincoli e regole da rispettare, opere da completare, rimodulare… Purtroppo è difficile quando si crede e si deve dimostrare ogni giorno che inizia una nuova era. “Questo è il governo del cambiamento“, ripete il presidente Conte. Si può fare il cambiamento senza gridarlo in continuazione, rispettando scelte che sono state già fatte, anche perché possono essere convenienti. In America si dice che l’ambito di autonomia di un nuovo presidente corrisponde a un 10%. Il 90% viene da lontano. E’ poco, direte. Ma in America la pensano diversamente. Quel 10% permette di fare molto. In Italia ci sono presidenti di Regioni, Sindaci, che amministrano, senza sbandierare rivoluzioni che poi esistono solo nelle parole, e che cambiano i modelli organizzativi, introducono processi innovativi, curano il coinvolgimento e la partecipazione … E lasciano il segno senza volerlo.

I più grandi imperatori romani sono stati quelli che hanno tenuto in ordine le finanze dell’Impero, hanno costruito ponti, strade e acquedotti (infrastrutture) anche nei territori più lontani, hanno portato tra genti barbare il diritto romano… Augusto non volle essere chiamato imperator, ma solo princeps, e cioè il primo nell’ordine gerarchico repubblicano, per non urtare la suscettibilità dei senatori. Ci può essere il “governo del cambiamento” senza mostrare in ogni occasione la sindrome di quegli imperatori cinesi che imponevano con la loro ascesa al trono un nuovo calendario. Il ministro Toninelli, intervistato la prima volta sulla Tav al TG 1, disse: “Io non ho ancora visto, non ho letto, non ho controllato, non ho valutato…”. In due minuti pronunciò almeno 4-5 volte la parola io. Di Maio e Salvini lo superano ampiamente.

In Puglia il governatore Emiliano, appena insediato, ha spostato dirigenti e smontato gruppi di lavoro (ed ha accumulato solo ritardi), qualche giorno fa ha rimproverato i sindaci assenti all’incontro con il presidente Conte (protestavano per il taglio dei finanziamenti sulle periferie), e dice “io a protestare sono bravo”, quasi temendo di perdere la scena. Sulla manovra del governo: “Anche’io l’avrei fatta così”.

Emiliano (e non solo) sta nel PD e fuori del PD. Qualcuno ricorda i manifesti di Riccardi alle regionali del 2005? Quelli con le foto delle opere pubbliche realizzate e la scritta “fatto”; ma non erano state fatte solo da Riccardi. In quelle opere c’erano nella stessa misura i meriti del sindaco Campo e c’era il lavoro della precedente amministrazione! In questi giorni il sindaco di Foggia Landella gioisce per le maggiori entrate, dovute alle scelte dell’ex sindaco Mongelli, allora contestate da quelli che ora le elogiano. Mongelli non è stato ricandidato dal PD!

Compito della politica è prendersi cura del mondo, ricucire e aggiustare, e un po’ anche riconoscere i meriti e gli impegni precedenti (come i progetti per le periferie). Ma è impossibile per coloro che hanno un io smisurato…  e che distruggono molto di più di quanto costruiscono.

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