Il controllo e la gestione. Non solo il Luc. Tutti i centri sociali e culturali non fanno comunità.

SOCIALE

Sul Luc c’è sempre grande attenzione. Molte persone riferiscono la medesima cosa, quasi con le stesse parole: “Questi fanno solo compleanni, feste, pensano solo agli affari loro”. Il problema non è che facciano i compleanni e altre feste, nè si tratta di fare i conti in tasca… il problema è che non fanno quello che sono stati chiamati a fare. Il discorso dei controlli su cui tanto si discute in questo periodo non riguarda solo le infrastrutture materiali (ponti e strade…), ma anche quelle sociali e culturali.

L’affidamento della struttura (Luc) contiene finalità e obiettivi precisi: servizi culturali, ricreativi e attività di integrazione per ragazzi e giovani svantaggiati; interventi specifici a favore dei NEET (quei ragazzi che né lavorano e né studiano) … E poi laboratori digitali, officine di creatività… Insomma cose concrete e certamente impegnative su cui provare a intrecciare alleanze, trovare finanziamenti… Su questi obiettivi è stato presentato un progetto, esaminato e valutato da una commissione. Dove sono finiti quegli impegni?  Chi doveva vigilare? Una questione seria che non riguarda solo il Luc. A Manfredonia ci sono molti Centri sociali e culturali e quasi tutti sono “inadempienti”. Casa dei diritti, Centro per i minori e per i disabili, centro sociale anziani, Centro famiglia, Teatro… E altri luoghi pubblici (biblioteche) ed anche privati. In tutti gli atti è detto che devono essere luoghi di aggregazione, di cittadinanza, di accoglienza… Luoghi che devono permettere l’incontro, il confronto, fare comunità.

La democrazia funziona quando le persone sono attive senza dipendere dallo Stato o dal Comune: nell’organizzazione della vita, cioè, si muovono da sole, con gli amici, i familiari, i vicini e sono capaci di autogovernarsi.  Devono però trovare nei luoghi pubblici la possibilità di aggregarsi, riunirsi, organizzarsi ed hanno il diritto di chiedere ai funzionari pubblici come fare, se ci sono aiuti, quali le opportunità… E’ quel lavoro di rete che parte dal basso e che consente di mettere insieme le risorse. Ho visto alcune famiglie di disabili incontrarsi per organizzare escursioni domenicali  o per portare i figli in piscina e discutere e confrontarsi sui mezzi a disposizione, gli accompagnatori, il grado di autonomia dei figli, il coinvolgimento di altre persone.

Prima della Casa dei diritti c’era a Siponto un’associazione per l’integrazione degli immigrati (distribuzione di abiti, recupero scolastico…). Si pensava che la nuova struttura dovesse e potesse accogliere quegli interventi, come pure altre associazioni che lavorano per l’Africa e il Madagascar, insomma fungesse da moltiplicatore, da generatore di altre azioni… invece è avvenuto il contrario. Si prosciuga l’esistente. Si fa deserto e restano cooperative autoreferenziali. Prima del Centro famiglia c’era la raccolta alimentare, acquisto dell’ultimo minuto… Con il nuovo Centro si pensava che si dovessero generare altri servizi. E invece il contrario.

Con il bando pubblico si decide un vincitore… ma finisce qui? In ogni capitolato c’è sempre una voce che dà all’Ente appaltante il controllo, la possibile rimodulazione delle azioni, una valutazione della soddisfazione dei beneficiari…  Purtroppo i dirigenti comunali hanno solo una generica preparazione giuridica e non di gestione dei servizi, che è oggi la questione fondamentale. Assegnato il bando, loro si scrollano le responsabilità. Poi se nessuno si lamenta… Nei vari interventi del Piano sociale di zona (Assistenza domiciliare, educativa, integrazione disabili…) erano occupati nei vari servizi fino a 140 – 150 operatori. L’equivalente di una media azienda. Erano le assistenti sociali comunali e a tempo indeterminato a valutare l’utilità e l’efficacia del servizio, con visite domiciliari e altro. Parliamo, infatti, di servizi alle persone che non possono svolgersi nella routine, e pertanto c’è bisogno di operatori  motivati, creativi, capaci di costruire relazioni empatiche con le persone assistite.

Share on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterShare on LinkedIn