Un esodo inarrestabile. Un’enorme tragedia collettiva. Non manca (siamo nel Sud) il pianto rituale

SOCIALE

Una strana combinazione. Tante voci e tante informazioni, tutte insieme. In uno studio di medici associati un impiegato in pensione:Eh, ti ricordi quando al sindacato si metteva al primo posto il lavoro… Abbiamo fatto studiare i figli… Tre e stanno tutti fuori. E non torneranno più!”. La funzionaria di quello studio: “Non ti lamentare. Non sei il solo. Io ne ho due e stanno entrambi a Milano. Prima speravo che tornassero e ora dico è meglio così”. “E Io che ho cinque nipoti?– aggiunge un signore più anziano – Solo uno è qui. Due sono a Bologna e altri due stanno addirittura all’estero”. Qualche altro annuisce. “Io vado a casa e non vedo l’ora di vedere il Tg per sentire le fesserie che dicono…”. “Il reddito di cittadinanza, boh… bisogna creare il lavoro!”. Esco in strada, incontro una insegnante appena pensionata: “Mi manca la scuola, i ragazzi… Però sono più libera e vado a trovare i miei nipotini, quattro tra Brescia e Milano”. Entro in una farmacia e incontro un ex alunno. Finalmente uno che vive qui! Alla fine dell’anno va in Francia, dove sta la sorella sposata. “Dei compagni di Liceo – aggiunge – la maggior parte sta fuori”. Incontri casuali. Il mondo in pochi metri quadrati. Mi avvio verso il Centro. Un signore mi ferma e dice che non è d’accordo con alcune cose che scrivo e aggiunge che il figlio (credo vicino ai trent’anni) non esce più di casa. “Sta sempre davanti al computer. Qualche amico che aveva ora è andato via. Non è il solo. E io non so che fare, spero nel Reddito di cittadinanza. Ecco perché ho votato 5 stelle”.

“Un fenomeno di una gravità sociale che non ha precedenti nella storia del Mezzogiorno” (Perna – Mostaccio). Tre giovani su quattro, figli della classe media, sono andati via, senza calcolare molti altri che stanno fuori, ma hanno ancora la residenza qui. Quasi nessuno tornerà. E lo sanno tutti.

Le start –up innovative sono nel Sud appena il 14% e hanno breve vita, perché l’ambiente è ostile e non le aiuta. I Neet (quelli che non studiano e non lavorano) superano i due milioni, e stanno quasi tutti nel Mezzogiorno. Periodicamente arrivano dati e cifre su occupazione, qualità della vita, servizi, sanità… e si susseguono articoli, appelli con il consueto pianto rituale cui partecipano economisti, giornalisti, neoborbonici, sindacalisti, imprenditori, politici… Anche in queste ore con le cifre sulla natalità. Una ulteriore diminuzione, cui non è estranea la partenza di tanti giovani.

Un fenomeno sociale (la partenza dei laureati) presente negli anni Settanta, sviluppatosi all’inizio di questo secolo ed esploso dal 2008. Ora lo si nota, lo si vede… basta passeggiare per  Vico, Monte S. Angelo, Manfredonia…  Una perdita economica, sociale, culturale, che lascerà il segno a lungo.

Che fare? Quelli che sono partiti ormai sono partiti. Il Reddito di cittadinanza per trattenere quelli che stanno qui? Quei giovani che stanno in casa e si nascondano? Quelli che non partono perché non conoscono le lingue, non hanno relazioni? Quelli che hanno una famiglia e figli?

I 5 stelle propongono il reddito di cittadinanza. E’ una loro primogenitura, vogliono marcare il cambiamento, ma si può buttare a mare quello che è stato fatto? E’ poco, ma è stato messo in piedi uno strumento che può funzionare da subito. Sto parlando del Rei. I soldi sono pochi? E datene di più. Il Rei copre solo un terzo? Triplicatelo. Quel sistema ha un percorso definito, lo si può aggiustare, ma permette di partire immediatamente. E poi metteteci il cappello che volete… e chiamatelo Reddito di cittadinanza.

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