A scuola in “scooter” e bici. La rivoluzione “allegra”, con l’Italia in maglia nera

CULTURA

La BBC annuncia alle ore 8 una temperatura di quattro gradi. Devo accompagnare i due nipotini londinesi di 6 e 3 anni alla scuola e all’asilo. Bici, scooter o a piedi? Si sceglie lo scooter (così chiamano a Londra i monopattini). Usciamo alle 8. La distanza è di quasi un chilometro. Si corre, e faccio fatica a starci dietro. Incrociamo molti con lo scooter, la bici, a piedi… Arrivati a scuola (un plesso con circa 70 alunni) conto 16 scooter accatastati in un angolo, una decina di biciclette, altri alunni arrivati sulla bici dei genitori o accompagnati a piedi. Ci spostiamo all’asilo e vedo, nell’ingresso, su una parete un grande pannello in legno con dei fori ad altezza di bambino: servono per appendere i piccoli scooter. Andare a piedi, in bici, con lo scooter è un’avventura, si gioca, si grida, si saluta… Negli incroci ci sono “nonni vigili

La bicicletta è un omaggio alla meccanica semplice, alla capacità di ruote e cambi di moltiplicare lo sforzo dell’uomo. Dà libertà all’individuo e permette a tutti di vivere e muoversi nella città. La bicicletta permette racconti epici. Nel dopoguerra con la bicicletta i preti andavano a celebrare la messa a Macchia. Don Milani in bicicletta e con la tonaca in un giorno fece (tra andata e ritorno) 160 chilometri per andare a trovare tre bambini in una comunità. Con la bicicletta i maestri andavano a insegnare nei borghi rurali. Come i braccianti, i terrazzani, i raccoglitori di rucola, lumache…. Si percorrevano fino a 30 – 40 chilometri tra andata e ritorno. O come oggi gli immigrati: molti si spostano in biciclette senza luci, dai paesi o luoghi di accoglienza ai campi di lavoro.

La bicicletta è “simbolo di un futuro ecologico per la città di domani e di una utopia urbana in grado di conciliare la società con se stessa” (Augè)

Spostarsi a piedi, in bici, in auto è solo questione di celerità? E se dovessimo spostarci tenendo conto delle emissioni di anidride carbonica? E se fosse posto un limite personale a tali emissioni? La possibilità di ricevere notizie sull’inquinamento dell’aria e le emissioni del traffico vicino alle scuole potrebbe spingerci a cambiare alcune abitudini? o il modo con cui prendiamo le decisioni? Oggi possiamo quantificare queste informazioni e sapere a fine giornata quanta anidride carbonica abbiamo emesso. Si ridurrà il traffico?

In altre città europee, molto più grandi e quindi più complesse, ci sono riusciti. Anche con un clima più rigido, con la pioggia e la neve a migliaia si muovono senza auto, fiumane impressionanti.  A Copenaghen il 50% dello spostamento casa – lavoro è in bicicletta. A Oslo entro il 2020 elimineranno le auto private dal Centro e stanno trasformando centinaia di piazze e strade in passerelle pedonali e piste ciclabili. A Londra (ma anche a Modena e in altre città del Centro Nord) si arriva in treno dall’hinterland e poi si prende la bicicletta. In molte città accanto alle bici si stanno diffondendo pure i monopattini, sono veloci, si piegano, si portano appresso. Li usano con grande abilità anche i bambini dell’asilo.

In Olanda 30 milioni di biciclette elettriche saranno costruite nei prossimi dieci anni. In Europa la bicicletta vale un giro d’affari di 500 miliardi di euro. Una stima molto alta? Ma si calcola la spesa sanitaria (fa bene alla salute), energetica, la diminuzione dell’inquinamento, del traffico… Di sicuro è una economia virtuosa che trasforma territorio e persone. La bicicletta è la macchina perfetta che trasforma le città in smart city. L’Italia è maglia nera.

 

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