Il viaggio del premier Conte nel Ciad. Là dove Manfredonia costruì una scuola.

SOCIALE

L’idea della scuola nacque in una pubblica assemblea dell’Azione Cattolica a Manfredonia. Si realizzò nel Ciad nel 2005.

Una donna chiese: “Il Comune spende tanti soldi per il Carnevale, possibile che non abbia pensato a una iniziativa di solidarietà nei paesi poveri? Ci sono parrocchie che aiutano popolazioni dell’Africa e dell’Asia, rispondendo a bisogni concreti: costruzione di un pozzo, raccolta di materiale sanitario…”.  Si sviluppò una discussione vivace e si avanzò la richiesta di utilizzare un decimo di quanto il Comune spendeva per il Carnevale a favore di una iniziativa benefica in un paese povero dell’Africa. La proposta trovò tutti i gruppi politici favorevoli, a condizione che per qualsiasi intervento si utilizzassero i contatti diretti che vi erano nella diocesi. In Ciad c’era un vescovo, originario di S. Giovanni Rotondo, Michele Russo, che orientò verso la costruzione di una scuola in un villaggio della sua diocesi, Doba. “La scuola è per noi una priorità – scrisse al sindaco Campo – le aule esistenti sono affollate fino a 100-150 alunni”. La città di Manfredonia sostenne l’iniziativa (parteciparono Comune, Diocesi, scuole) in collaborazione con una fondazione svizzera. Il progetto complessivo era costituito da sei aule e uffici annessi. La parte costruita dalla città di Manfredonia (tre aule e altri piccoli locali) era completamente autonoma. Un lavoro intenso di informazione, incontri, raccolta dei fondi. Passarono alcuni mesi e, diversamente da altre iniziative analoghe per le quali si chiedevano subito i soldi, in questo caso sembrava che non ci fosse sollecitudine. Il vescovo informò, invece, che era stata firmata la Convenzione con il governo del Ciad (gli insegnanti erano nominati dallo Stato) e ora il progetto era discusso dall’intera comunità; tutti gli abitanti dovevano sentire la scuola come propria e tutti dovevano dare un contributo per farla funzionare. La scuola fu costruita.

Dopo qualche tempo Mons. Russo venne in Italia a ringraziare la città. Partecipò ad un Consiglio comunale “monotematico”, e parlò dell’Africa, “dove si è persa l’idea di uno sviluppo autonomo”. Un chiaro intervento “politico”. “Nel Ciad ora c’è il petrolio e con il petrolio sono cresciute le diseguaglianze, la corruzione, la prostituzione… L’enorme massa giovanile non ha futuro, se non nell’emigrazione”. Mons. Russo queste stesse parole le diceva anche nel Ciad, e non erano gradite. Gli venne “consigliato” di allontanarsi dalla sua diocesi. Da allora non è più tornato.

Il costo della scuola? 30.000 euro. Il Comune deliberò per 1/3, altrettanto la diocesi e al resto contribuì la sottoscrizione tra gli alunni… Molti aiuti arrivano in Africa dalle parrocchie, dalle associazioni, dalla cooperazione internazionale. Interventi che continuano per affrontare il problema dell’acqua, dell’agricoltura, della sanità… Come l’iniziativa “L’isola dei bambini Progetto Madagascar” per rendere autonoma a livello energetico alternativo una area delimitata e poter così costruire un piccolo ospedale. Un intervento promosso dalla pediatra Grazia Bocedi, attiva negli anni scorsi anche in Camerun e Tanzania. La “Casa dei diritti” di Manfredonia potrebbe essere la sede dove tante iniziative si potrebbero incontrare e confrontarsi. La Casa è intitolata non a caso a padre Antonio Decembrino di Manfredonia, morto il 28 dicembre 1997 a 52 anni in Bangladesh di malaria. Un missionario “sempre in cammino, di villaggio in villaggio”, portando penne, quaderni, materiale sanitario e che quando riceveva un contributo in denaro si preoccupava ogni volta di far sapere come era stato utilizzato. E ringraziava sempre “a nome dei suoi amici cristiani e non cristiani”.

Il premier Conte, a metà gennaionel viaggio compiuto nel Niger e nel Ciad ha ripetuto: “Aiutiamoli in Africa. l’Italia, l’Europa devono fare di più…” Oltre che avvocato degli italiani si sente avvocato degli Africani. A volte dimentica che è a capo di un governo importante! In Africa bisogna fare in fretta. Nei prossimi anni un numero impressionante di giovani premerà ai confini. La metà della popolazione africana è al di sotto dei vent’anni!

Share on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterShare on LinkedIn