Dante e Shakespeare nelle carceri e tra i ragazzi di Kibera.

CULTURA

Diversi anni fa, all’Auditorium di Manfredonia, ci fu uno spettacolo interpretato da ragazzi usciti dal coma.

Era presentato da una comunità terapeutica di Roma. I ragazzi recitavano con forti limitazioni nei movimenti e nel linguaggio. I gesti irregolari, il senso diverso della velocità e della lentezza, la voce stentorea, creavano uno spettacolo di grande originalità e di straordinaria ironia.

I film tratti da storie vere piacciono. Tutti guardano con interesse film e spettacoli teatrali con “attori di strada”. Qualche giorno fa ho incontrato a Mattinata una cara amica, Fidelia, che mi voleva mostrare i suoi quadri e album di foto, raccolte con grande originalità. Orgogliosa per come superava le sue difficoltà attraverso una serie di supporti tecnologici. Le ho chiesto se frequentava il Luc o il teatro Dalla. Non mi sembrava interessata. “Voglio fare delle cose e non solo assistere…”. Le dico dello spettacolo di giovedì prossimo, 4 aprile, “E sarà domani”, e che a recitare sono operatori volontari e ospiti della comunità di Emmaus… E tutto cambia. La curiosità è molto forte. Fidelia ha visto con grande interesse il film documentario dei fratelli Taviani “Cesare deve morire”. Shakespeare entrato nel carcere di Rebibbia e Cesare tornato a vivere con attori detenuti, che, dopo aver fatto questa esperienza scoprono che la cella è diventata davvero una prigione.

A Nairobi 140 bambini sbucano alle spalle degli spettatori e si dividono in branchi. C’è il lupo, la iena, il leone, il serpente… Sono questi animali a incarnare paure e angosce. Un ragazzo con la divisa da college si rivolge al pubblico e dice: “Mi chiamo Dante Alighieri, sono un poeta e sono nato a Firenze“.

Dov’è Firenze? A Kibera (Slum di Nairobi). “Mi sono sentito male e mi sono ritrovato in una selva, in una notte senza stelle, senza luna”. Arriva un altro ragazzo: “Il mio nome è Virgilio e la mia pelle è bianca…”. E Dante lo riconosce come maestro. Inizia il viaggio nell’Inferno e nei gironi infernali di Kibera si incontrano politici e poliziotti corrotti, spacciatori, genitori che abbandonano i figli… Qual è il male più terribile a Kibera? Bambini che vengono violentati, abbandonati e vivono in strada. Alcuni di essi urlano: “Voglio una mamma, un padre, una famiglia…” Dante protesta  e dice che i bambini non devono stare lì, Virgilio gli dà ragione e i piccoli sono portati fuori. Questa è la coraggiosa sperimentazione di Marco Martinelli nell’ottobre dello scorso anno: Leggere e recitare Dante nella baraccopoli di Nairobi (Kibera).

Nessun testo parla ai giovani come Romeo e Giulietta di Shakespeare. Lo spettacolo al Beccaria di Milano con ragazzi inquieti e sbandati, e i commenti debordano: il dramma di una passione assoluta, le scelte estreme dettate da odi, rivalità, vendette si intrecciano con i racconti delle risse all’uscita dalla discoteca, gli sguardi indiscreti, apprezzamenti fuori posto, accoltellamenti facili… E per Romeo (uccisore di Tebaldo) i ragazzi chiedono la sospensione della pena.

Avrei voluto vedere qualche anno fa a Milano “Le troiane” di Euripide, il dramma di donne che in una sola notte hanno perso tutto, con protagoniste 15 donne siriane che anch’esse nel loro paese hanno perso tutto: casa, patria, figli, beni, mariti… Chissà se qualcuno se la sente di mettere in scena, il dramma delle bambine prigioniere ad Aleppo. Bambine, portate via dalla famiglia, vengono liberate quando i padri si consegnano. Come Nora 11 anni, rilasciata dopo 45 giorni, quando il padre si costituisce per poi scomparire nel nulla, Nel frattempo iniezioni di ormoni e poi stuprata. Quando è arrivata a casa, dice la madre, sembrava una donna di 25 anni. Aveva subito un Crimine Radioattivo, perché molto dopo che è stato compiuto continua ad agire. La vittima stuprata perde i legami con la sua comunità, i figli sono bastardi, nei villaggi dove sono avvenuti stupri di massa nessuno vuole contrarre matrimoni.

Share on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterShare on LinkedIn