Europa e Oslo sono lontane. La mobilità sostenibile nel Sud è un miraggio. E mancano buoni esempi.

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Con il nuovo codice della strada cambiano le regole sulle strisce pedonali, sulla circolazione delle biciclette…

Le nuove norme sono finalizzate a maggiore sicurezza. Hanno avuto, però, scarsa eco e le abitudini degli automobilisti sono difficili da correggere.

Nel dibattito di qualche mese fa sull’ecotassa delle auto si è sostenuto (Grillo, Di Maio...) che il provvedimento era importante per affrontare sfide future e introdurre cambiamenti che non si possono più rinviare. E’ una imposta necessaria, quindi, per trovare risorse, modificare i comportamenti, andare verso Oslo.

Oslo è la green capital europea per il 2019. Nella capitale norvegese (la fonte è Sole 24 ore) dal 1 gennaio di questo anno vi è lo stop al traffico privato in un’area molto vasta del Centro; lì saranno vietate anche le auto elettriche, sarà aumentato il già fitto intreccio di piste ciclabili e pedonali, sempre più rari saranno i parcheggi per auto. Quelle elettriche, a Oslo, sono una realtà consolidata con 1300 punti di ricarica e con incentivi anche per le ricariche private, nei giardini e nei condomini. Oslo punta a eliminare quasi completamente le emissioni inquinanti nell’atmosfera. L’azione riguarda tutto il sistema della mobilità (trasporto pubblico, taxi…). Ma c’è un aspetto che sorprende. Nonostante un sistema virtuoso, non si trascurano sollecitazioni e incentivi per gli spostamenti a piedi e in bicicletta, ed è molto forte il dibattito con i commercianti del Centro di Oslo che temono, nei mesi invernali, il calo dei consumi. Già oggi il 32% degli spostamenti sono a piedi e raggiungeranno il 35% entro l’anno. Saranno triplicati gli spostamenti in bicicletta e giungeranno a quasi il 30%. Parliamo di Oslo (650.000 abitanti), città con la neve e il ghiaccio per lunghi periodi. Proprio sulle piste ciclabili si concentra l’attenzione con dispositivi per sciogliere immediatamente il ghiaccio e consentire percorsi sufficientemente sicuri.

Il business dei tempi che verranno è sempre più green. L’auto elettrica è l’auto dei prossimi decenni. La riduzione delle emissioni in atmosfera sono evidenti, così come l’inquinamento acustico (il rumore è praticamente solo quelle degli pneumatici che scorrono sulla strada). Resta il problema dello smaltimento delle batterie. Si spera, comunque, che possa dare un contributo significativo in difesa dell’ambiente; in Italia, però, ci vorranno anni per una diffusione ampia.

Sulla mobilità sostenibile serve pragmatismo. Il trasporto pubblico (si vedono ovunque nelle prime ore del giorno corse con autobus vuoti) va gradualmente modificato con mini autobus e servizi prenotati e personalizzati… La mobilità condivisa (car sharing) si affaccia timidamente anche da noi per l’accompagnamento dei figli a scuola e va sostenuta Ci sono, però, interventi significativi che possono partire subito e danno vantaggi immediati: percorsi a piedi e in bicicletta (ovunque in Europa sono la priorità). Non solo non si inquina, ma ci sono vantaggi per la salute. Vogliamo provare a misurare la qualità dell’aria e i rischi per la salute dei bambini (e non solo), davanti alle scuole?

Ci vuole una visione nuova della città, bisogna essere capaci di immaginare la bellezza della vita urbana con la diminuzione del numero delle auto circolanti (la stragrande maggioranza con il solo conducente), la libertà di cui godrebbero bambini e anziani…
Occorre limitare i parcheggi nel Centro, proibirli davanti alle case abitate a piano terra, liberare le piazze, capire le responsabilità dei fallimenti delle piste ciclabili e degli esperimenti “bike sharing” (costati molto al Parco e alla Provincia). Non sono sufficienti “le leggi”, bisogna attuarle nei territori. e forse servono buoni esempi e comportamenti virtuosi, da parte dei rappresentanti del popolo e anche di coloro che hanno un ruolo sociale rilevante.

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