Manfredonia:“Capitale ideale del qualunquismo meridionale”

CULTURA

Manfredonia non è stata attraversata dai sentimenti forti delle ideologie del Novecento: non è stata fascista (al di là delle parate e dei riti sempre affollati), né antifascista.

Molti antifascisti o perseguitati nelle città dove più forte è stato lo scontro politico e sociale (Basso Tavoliere e provincia di Bari) sono venuti a Manfredonia, si sono facilmente integrati e hanno svolto ruoli importanti nel commercio e anche nella politica del dopoguerra. Da qui i tanti luoghi comuni sulla città amante dei forestieri, la città ospitale ed anche la propensione dei sipontini al divertimento. Nel “ventennio” Manfredonia era uno dei centri più arretrati della Provincia: non vi erano istituzioni e figure autorevoli (una quindicina i professionisti e una ventina gli insegnanti). Il tribunale speciale dal 1927 al luglio del 1943 condanna 350 antifascisti pugliesi, nessuno di Manfredonia. Una cittadina “tranquilla”. Nel 1939 due diciottenni sono arrestati per aver fatto una pernacchia al pubblico banditore che annunciava un’adunata per il radio messaggio del Duce. Un episodio che suscita meraviglia perché a Manfredonia non vi era mai stata alcuna protesta o attività clandestina. Poi si scopre che la pernacchia era rivolta al banditore. Gli anni della guerra vedono una progressiva disillusione. Nel luglio 1943 cambia tutto, ma non c’è alcuna reazione contro i gerarchi e coloro che erano stati fascisti. Agli inizi di ottobre del ’43 arrivano gli angloamericani e i partiti si organizzano e si preparano alla democrazia. 

Nel periodo postbellico, l’Italia è scossa dal movimento “L’uomo Qualunque”.  “Noi non abbiamo bisogno che di essere amministrati: e quindi ci occorrono degli amministratori, non dei politici”. Così afferma il fondatore del movimento Guglielmo Giannini. A Manfredonia “L’uomo Qualunque” trova un terreno particolarmente fertile, con centinaia di sostenitori di ogni ceto. La campagna elettorale è accesa e specialmente nelle ore notturne aspri sono gli scontri e le risse, specie tra donne (Magno). Il movimento nelle elezioni del 31 marzo 1946 ha una larga maggioranza, con 23 rappresentanti in Consiglio comunale, mentre tutti gli altri partiti coalizzati insieme (meno quello repubblicano) solo 7. La vittoria di Manfredonia ha grande rilievo e Giannini proclama la città “capitale ideale del qualunquismo meridionale”

Il disimpegno ideologico tipico della mentalità qualunquista sembra aver dominato la maggioranza degli italiani del Sud, un’ampia zona grigia che non si schiera né con la resistenza e né con il nazifascismo. Un “attendismo” esaltato da Guglielmo Giannini, che intuisce il malessere dell’opinione pubblica moderata. La prudenza politica di Togliatti, del resto, nasce dalla consapevolezza del consenso di massa ottenuto dal fascismo, specie tra i ceti medi. Quello dell’Uomo qualunque è il linguaggio dell’antipolitica che si appella al popolo laborioso in contrapposizione ai professionisti della politica, ed è il prototipo del populismo europeo contemporaneo. Dura poco a Manfredonia e in Italia.

Michele Magno, deputato e senatore del partito Comunista, non dimentica mai questa lezione. Nella sua lunga carriera politica mantiene sempre una bassa soglia ideologica, rimarca continuamente la diversità della città e sfuma gli interventi politici sulla base del buon senso, mettendosi a disposizione di tutti, ponendo l’accento sugli aspetti umani dei fenomeni sociali (emigrazione, i sacrifici dei pescatori…). Un pragmatismo che ha permesso alle forze della sinistra di governare la città quasi ininterrottamente dalla fine degli anni sessanta fino ad oggi. Un pragmatismo che si è tramutato, negli ultimi anni, in pura e semplice occupazione del potere.

E ora? Un mese fa al voto solo il 38%. Almeno un 30% di elettori aspetta una nuova casa. Quelli di una volta (i padri, gli zii… di questi qua) hanno fatto molti errori, scelte urbanistiche sbagliate, però… incontravano le persone, rispettavano gli elettori, giravano nel territorio, rispondevano a tutti, si confrontavano… Una ventina di anni fa memorabile fu un dibattito alla sala s. Chiara (ora auditorium Vailati) tra due grandi avversari: Magno e Tizzani. Credo l’ultimo intervento pubblico per entrambi. Il tema: “Quando la politica non fa più sognare“.

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