Gli esami di maturità. Il Sud che supera e umilia il Nord. Ma è vera eccellenza?

CULTURA

Negli esami di maturità il Sud eccelle. Supera di gran lunga il Centro e il Nord.

In Campania il numero dei diplomati con 100 e lode è di 1287, segue la Puglia con 1225, che è però nettamente al primo posto (3,4%) nel rapporto tra diplomati con lode e diplomati complessivi. Seguita dalla Calabria con il 2,6. C’è da essere contenti? Qualche perplessità sorge quando si legge che in Piemonte solo 279 candidati hanno ottenuto 100 e lode, in Lombardia 484, l’Emilia 401…

Quest’anno possiamo confrontare i risultati della maturità con i dati “Invalsi” (Istituto di valutazione del sistema educativo), in particolare la misurazione delle competenze per l’italiano, la matematica e l’inglese. E qui le perplessità aumentano. Perché i risultati dell’ultimo anno delle superiori, e quindi qualche mese prima degli esami di maturità, sono molto differenti. Ai primi posti sono le regioni del Nord, la Lombardia, il Trentino… e di gran lunga. Come si spiega? Qualche analista si azzarda a dire che le prove Invalsi sono anonime e quindi gli studenti non si sentono sollecitati personalmente, mentre gli esami di maturità assumono nelle città del Sud un rilievo pubblico, è in campo l’orgoglio personale. Ma forse ancor più l’onore familiare.

Molti anni fa al Liceo scientifico di Manfredonia un docente aveva l’abitudine di vantarsi del numero dei suoi alunni che alla maturità prendevano il massimo dei voti. Si lasciava correre, finché qualcuno fece un’analisi su diversi anni e gli fece notare che nel suo corso risultava maggiore il numero degli alunni con il “massimo”, ma la media era molto più bassa. Come il benessere di una nazione non si vede solo dalle eccellenze, ma dai meriti e valori diffusi. Così la qualità scolastica si vede dai risultati complessivi.

Il dato della maturità di questo anno è simile a quello degli anni precedenti. In Puglia risultati altamente positivi (5 volte più della Toscana, 4 volte in più del Piemonte, il triplo della Lombardia e dell’Emilia Romagna...) ed anche discrepanze marcate con la valutazione Invalsi assumono una rilevanza culturale e politica.

Sono stato commissario agli esami di maturità in regioni del Centro e del Nord (Arezzo, Poppi, Foligno…). La preparazione scolastica non presentava evidenti disparità. La differenza veniva fatta dalla città, dal territorio, nel senso che lì l’offerta esterna era più vasta e qualificata. Ad Arezzo, per esempio, quasi la metà degli alunni del liceo che esaminavo partecipava alle “corali”, altri ad attività teatrali, molto forte il legame con il territorio. C’è (o c’era, mi riferisco a una ventina di anni fa) una sensibile partecipazione, una cura dei propri luoghi, un orgoglio di appartenenza.

Non voglio tirar fuori la storia delle due Italie. E’ certo però che basta, in questi giorni, scorrere i giornali o Internet per vedere come nel Centro Nord ci siano una miriade di iniziative (anche nei piccoli centri spesso consorziati) di letteratura, filosofia, scienza, economia, politica, teatro… con un coinvolgimento ampio delle comunità. Non solo eventi, ma attività di “tutto l’anno”, che vedono la partecipazione di scuole e la sponsorizzazione dei privati. Ed è vero che lì, come anche qui, la differenza non è tra chi legge e chi va a teatro o ai musei, ma tra chi fa molte cose e chi sta davanti alla TV o su Internet. Però… anche questo aspetto va rivisto, perché mi è capitato spesso di incontrare persone che sanno selezionare le offerte del web e della televisione e sanno orientarsi bene in questo nostro tempo. C’è comunque un aspetto, dalle nostre parti, che mi appare emergente: le persone escono, passeggiano, sono “incollate” per il Corso, assistono allo svolgersi della vita urbana, ma non frequentano (o lo fanno molto meno) i luoghi di incontro, di dibattito, di confronto.

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