Ambiente e salute. Il male si nasconde dove meno te l’aspetti. O dove non vuoi vederlo.

CULTURA

Pare che Mattinata sia il comune nella Provincia di Foggia con il più alto tasso di mortalità, superiore anche a Manfredonia.

Sono i medici di famiglia a osservare il fenomeno, a chiedere tavoli tecnici in prefettura, a sollecitare le amministrazioni. La causa probabile? La bruciatura delle frasche, rami e foglie, i residui delle potature. Un’abitudine antica e praticata da tutti gli agricoltori, che riversa nell’aria particelle dannose. La stessa abitudine che si pratica a Siponto, nelle aree dei parcheggi estivi, lungo i viali, dove si bruciano foglie e rifiuti sparsi e nelle campagne polistirolo e plastica.

L’epidemiologia non è una scienza esatta, ha a che fare più con la storia che con la scienza strettamente intesa. E’ una disciplina che osserva e non sperimenta. Nella medicina per molto tempo l’attenzione è stata dedicata allo sviluppo e diffusione della malattia. Poi con la microbiologia l’attenzione è stata concentrata sull’agente infettivo. Successivamente con le malattie degenerative, a metà Novecento, si sono posti problemi nuovi. Il cancro può essere dovuto a varie cause, e ciascuna di esse può valere per un soggetto e non per un altro. Si afferma un modello probabilistico. Insomma è complicato.

Il presidente della Lilt (Lega italiana lotta contro i tumori), Francesco Schittulli, ha scritto tempo fa che il tumore è “malattia ambientale su base genetica, i medici, gli oncologi in particolare, devono guidare “i processi con buon senso, misura, dati qualificati, promuovendo cultura e sana comunicazione”.

E’ necessario recuperare un’idea della complessità. Sappiamo che un terzo dei tumori proviene da quello che mangiamo e un terzo da quello che respiriamo. La Puglia (come ogni Regione) non è omogenea, nel Salento c’è un aumento rispetto alla media regionale di alcune patologie (non ci sono solo l’Ilva e le centrali elettriche, ma anche le discariche). In alcuni paesi agricoli del Tavoliere sono state notate tempo fa altre emergenze (segnalate anche in questo caso dai medici di famiglia), dovute all’uso, senza mascherine e altre precauzioni, di diserbanti e pesticidi.

La ricerca epidemiologica di Manfredonia ha prodotto risultati in linea con la media regionale, con dati al di sotto e al di sopra, come ovunque. “Ma ha perso il vantaggio che aveva rispetto all’intera Regione!” E non doveva avvenire? Il vantaggio derivava cinquanta anni fa dalla crescita demografica più forte della Puglia e dalla netta prevalenza della popolazione giovanile. La ricerca non dà una situazione grave (come alcune affrettate sintesi affermano), ma una realtà complessa da analizzare. La discussione pubblica dei risultati non è mai avvenuta. Parlo di un confronto con esperti dell’Asl, che pure ha fornito i dati, l’Arpa, i medici, i biologi… Un metodo antico, vecchio quanto il mondo, ma non se ne conoscono altri.

Oggi si presentano due problemi seri, che con la ricerca non c’entrano: la bonifica e le malformazioni congenite. Sul primo si è parlato tanto nelle giornate dell’arsenico di 3 anni fa e il Sindaco dava allora altri dati. E ora? Per le malformazioni congenite, Sentieri (Studio epidemiologico nazionale  dei territori e insediamenti esposti a rischio inquinamento) scrive che esse presentano a Manfredonia dati superiori alla media regionale, che non consentono, però, di concludere per l’esistenza di una relazione causale con l’esposizione alle fonti industriali. I dati suggeriscono piuttosto di svolgere “valutazioni e studi epidemiologici finalizzati a indagare l’associazione delle malformazioni con le fonti espositive ambientali presenti nell’area“. Quindi si tratta di studiare, analizzare, spingere la Regione a intervenire.

Manfredonia è città dalla qualità della vita molto bassa, con fonti di inquinamento preoccupanti: traffico caotico ed eccessivo (provate a vedere ciò che accade la mattina intorno alle scuole), impossibilità a usare le biciclette, a camminare a piedi, rifiuti abbandonati nelle periferie e ovunque (e l’Ase non c’entra), i pochi alberi sono nemici pubblici da abbattere e non da curare, la lunga pineta (30 ettari), che abbraccia il golfo fino alla foce del Candelaro, devastata e piena di rifiuti, gli scarichi a mare, le spiagge indecenti… Sarebbe una vera rivoluzione se da domani alunni, studenti, docenti si recassero a piedi a scuola!

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