Mafia, Energas, degrado, esodo… Un territorio senza opinione pubblica.

CULTURA

C’è un’emergenza mafiosa, democratica, ambientale e c’è pure un’emergenza di parole, idee, studio, confronto.

E se tutto fosse collegato? Se tutto dipendesse da un problema “semplice”, e cioè dalla mancanza di conoscenze? Siamo più informati di ciò che accade lontano da noi, che di ciò che avviene vicino a noi. Un territorio provinciale senza copertura di notizie e informazioni e soprattutto privo di dibattito, di confronto; per questo è condannato alla marginalità. Resiste l’Attacco, ma non sfonda. La Gazzetta del Mezzogiorno si riduce. Ci sono i giornali on line. Svolgono una funzione importante, riportano i fatti, con immediatezza e velocità… ma non riescono a costruire un’opinione pubblica.

Nel passato (non tanti anni fa) c’erano molte fonti di notizie. E non parlo del post sessantotto, quando anche qui c’erano giornali e bollettini, con l’onnipresente ciclostile. Mi riferisco agli anni ottanta – novanta, quando quotidiani nazionali avevano i loro corrispondenti. Fiorivano periodici di valore e interesse. Uno dei più nuovi e originali era “Argomenti dauni” diretto da Matteo Di Turo.  Giornale atteso, temuto, vivace… Le vignette di Devanna, le cronache semiserie, i ritratti feroci. Ora gli articoli che fanno irritare sono acqua fresca rispetto a quelli… Non si riportavano i comunicati di partiti e chi stava al potere si affrettava a rispondere. Anche il Corriere del golfo è stato un punto di riferimento interessante. Il Sipontiere, Meridiano 16, soprattutto i Protagonisti.  Elpis era la voce del volontariato. C’erano i giornali dei partiti, depliant, tazebao… E poi Avvenire con una o due pagine settimanali, gli opuscoli tematici, gli incontri, i dibattiti (anche quelli con i candidati), i cineforum sulla mafia e il Sud. Oggi vi è Voci e volti. Avete presente il pianista che suona nei film western mentre intorno il saloon va a rotoli? Criminalità e comuni sciolti per mafia, migrazioni e partenze dei giovani, calo del 30% di nascite, matrimoni… nessuna eco in quel sontuoso mensile della diocesi.

Trenta anni fa usciva il primo numero di “le radici e le ali”, foglio di collegamento e di informazione tra i volontari dell’associazione interetnica migrantes. Una trentina di numeri, raccontava l’immigrazione: il riconoscimento reciproco, il diritto a essere chiamati per nome, la necessità di studiare la lingua e conoscere le regole del paese ospitante. Si parlava di accoglienza per i 10.000 lavoratori stagionali, si discuteva e la paura non c’era. E ancora la Newsletter dei servizi sociali, i giornali parrocchiali… Non duravano, ma erano importanti perché coagulavano il gruppo. Una visione parziale e un po’ nostalgica? Forse. Di sicuro non c’era indifferenza e il clima complessivo era più vivace, divertente, imprevedibile.

E’ passata una ruspa e i cambiamenti sono impressionanti, il Sud è senza guida e questo territorio sembra non avere speranze. Le partenze dei giovani, l’emigrazione, le prevaricazioni, le solitudini e ora la mafia nascosta e negata… il paesaggio sociale, economico, politico è quello dopo un terremoto…, non esistono più i partiti, i sindacati… Non ci sono gruppi dirigenti che in modo trasparente definiscano le priorità, le scelte. Però ci sono le lobby, proliferano e sono più forti del passato. E si stenta anche a riconoscerle. Eppure ci sono tante persone (credo siano la maggioranza), che quotidianamente praticano le buone maniere, rispettano le regole, vogliono contare di più, soffrono della scarsa cura dei beni pubblici.

Abbiamo un disperato bisogno di agorà, di luoghi (virtuali e non), tanti e diversi, piccoli e grandi, dove apertamente dibattere, discutere, dove sia possibile elevare le competenze, sviluppare le conoscenze, soddisfare la curiosità. Dove sia possibile dare voce alle persone, alle sofferenze, alle denunce di abusi, a quanto di nobile e positivo accade intorno a noi, dove si pratichino l’ironia e la critica… Non ci sono alternative al degrado se non inventarci nuove forme di partecipazione e democrazia, che ci facciano sentire davvero cittadini e parte di una comunità.

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