“Contrordine, compagni”. Sul Comune la mafia non c’è. E’ solo mala gestio, sostiene il Prefetto.

POLITICA LOCALE

Ci sono frequentazioni, foto (non riguardano solo i politici), cameratesche pacche sulle spalle, viaggi, giri di partecipazioni societarie… Ma la mafia nel Palazzo non c’è. E si tira un respiro di sollievo.

Abbiamo una relazione “riservata”, disponibile on line. E poi quella sintetica, criptica, del prefetto Grassi, che tira le conclusioni. Ho letto a a fatica quest’ultima e ho contato 642 “omissis” in ca 30 pagine. Nomi appartenenti alla criminalità naturalmente, alcuni ripetuti, che seppur fossero la metà, il conteggio finale dei coinvolti sarebbe da capogiro.

Un quadro angosciante, “complessi intrecci di sangue e di affari”, agevolati dalla “disattenzione” del Comune. In un contesto agguerrito di criminalità organizzata la soglia d’attenzione della Pubblica amministrazione è stata bassa. Una “superficiale leggerezza”, “un’inerzia dolosa”.

Il Comune di Manfredonia firma il 31 marzo 2017 un protocollo con la prefettura per rendere più stringenti i controlli, chiedere le informazioni antimafia anche quando non siano previste. Alcune situazioni illegali descritte vengono da lontano, ma ci si sarebbe aspettati dopo quella firma, in un clima di allarme nazionale per la mafia di Capitanata (nel 2017, 20 omicidi, 15 riconducibili alla criminalità organizzata), una verifica, una pianificazione delle attività di prevenzione, un maggiore impegno. Invece le misure diventano “più blande”. Ci si accontenta solo di autocertificazioni. La concessione di “specchi d’acqua” (acquacoltura) si effettua con un “Rende Noto”, e molto spesso vi è una sola istanza.

Nel 2004 Il nuovo Mercato Ittico è affidato ad una Cooperativa, che dopo 7 anni è in perdita. Si tenta la gestione diretta e poi l’affidamento all’Ase. Dura poco. Il presidente Carbone abbandona e dice: i pescatori non consegnano a noi il pescato, al massimo 10 – 12 barche. Vanno verso una ditta che sta di fronte al Mercato Ittico. Parliamo, dice il Prefetto, della seconda marineria d’Italia, un fatturato di decine di milioni di Euro. Infine (2018) l’Autorità portuale dell’Adriatico meridionale indice una gara e vince un Consorzio,“non immune da infiltrazioni della criminalità organizzata”.

Il settore della pesca, delle acque e delle coste, di fondamentale importanza per la città, è pesantemente inquinato. La carenza di prevenzione, di regole certe ha consentito, nelle attività imprenditoriali, la presenza “in maniera più o meno esplicita della criminalità organizzata”. Una contaminazione dell’economia legale, un’assenza di libera concorrenza (una sola istanza la dice lunga), una mafia degli affari, che non ci sarebbe stata senza la passività e la tolleranza della Pubblica Amministrazione, che radica nella pubblica opinione la percezione dell’impunità, inattaccabilità delle organizzazioni mafiose. Connivenza? Acquiescenza? Omissioni? Disordine amministrativo? Il Prefetto ha dovuto usare diversi vocabolari, compreso quello dei sinonimi, per provare a descrivere una situazione “inspiegabile”, “incomprensibile”. Certamente Uffici inadeguati, con prassi operative “avulse dal quadro normativo” e la precaria funzionalità complessiva dell’Ente hanno impedito di fare da argine e filtro alle pressioni. Non c’è solo la pesca. C’è l’Ase, con dipendenti (famiglie intere) che si muovono da padroni nella città, c’è l’abusivismo di Siponto, i comparti, la pista di go – kart…

Un documento importante, un punto di svolta. Eppure è mancata una presentazione alla collettività, un incontro pubblico che spieghi. Se la relazione della commissione è riservata e l’altra è indecifrabile, come fa il cittadino a formarsi un’opinione? Alcune cose vanno dette. La consapevolezza della presenza di organizzazioni criminali può comportare un moto di orgoglio, di consapevolezza della comunità che deve orientarsi nella scelta dei propri rappresentanti.

Mala gestio, una espressione usata più volte dal Prefetto. Se è vera la responsabilità dell’apparato burocratico è anche vera l’inadeguatezza dei vertici amministrativi e politici a svolgere compiti di vigilanza nei confronti degli uffici comunali e dei gestori di pubblici servizi per la difesa dell’interesse pubblico.

Mala gestio e Mafia. Quale più grave? Non lo so. Mi viene in mente la distinzione che faceva Bonhoeffer (oppositore dl nazismo) tra stupidità e cattiveria. La prima è più grave per lui, perché non sai come prenderla è intrisa di banalità e senso comune, la seconda la vedi chiaramente nella sua malvagità. Anche il degrado amministrativo è causa di scioglimento, perché spiana la strada a chi delinque. L’inazione, le omissioni creano le condizioni per delinquere.

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