Sogni, segni e sintomi… del mal di Cina. E non è il Coronavirus

CULTURA

Racconti dalla Cina, dove l’autore, Lucio Cascavilla, ha vissuto ininterrottamente per dieci anni, svolgendo lavori diversi, interprete nelle situazioni più disparate.

La signorina Zhang, dopo una storia d’amore finita male, parte da Pechino. Si ferma a Dali, dove ci sono molti stranieri, e lei, che non ha mai viaggiato all’estero, può conoscere mondi nuovi. Entra in rapporto con un gruppo di fricchettoni e nudisti. Nevada, il guru chitarrista californiano settantenne, viene arrestato con alcuni compagni. Senza motivi evidenti. Come manifestare e protestare? La signorina Zhang, che a scuola eccelleva in calligrafia, si inventa una forma originale di dissenso. E appare la scritta “La polizia è corrotta. Liberate gli stranieri”. Appare in un luogo difficilmente immaginabile, che fa il giro dei social. Il capo della polizia viene declassato e trasferito, continua a cercare, intuisce, ma non riesce a evitare l’ultima beffa.

Che cosa c’è di più democratico che votare, sull’autobus, per la destinazione da raggiungere? Lijian, Chuxiong, Deqin… Grida e discussioni. “Benissimo, le proposte sono molte, compagni, e dobbiamo votare… L’autobus si dirigerà nello Xishuangbannan, poi…” “Ma, noi vogliamo andare a Dali!”, dicono frastornati due giovani stranieri. “Ragazzi siamo nel paese del socialismo reale e il volere del popolo conta più dei vizi di uno straniero”.

Gli avvelenatori… se siete delicati di stomaco vi consiglio di saltarlo. Anzi, no. Se volete capire ciò che accade in questi giorni in Cina è opportuno che facciate un certo sforzo. Un ispettore di polizia deve indagare su una storia misteriosa. Ci sono strani segni. ”La casa degli avvelenatori”, all’ingresso ha bandiere nere e due biscioni (vivi s’intende). C’è una ragazza che si porta dentro un crudele destino, una cesta con un ragno, un serpente, uno scorpione, un rospo. L’ispettore viene coinvolto anch’egli. E’ folclore o una minaccia per i viaggiatori?

Chi sono gli italiani che vanno in Cina a fare affari? Quelli che si arricchiscono con le vendita di scarpette, bavaglini, tutine… acquistati a 1,30 euro e poi rivenduti 10 e 15 volte di più? Se poi sono un padre e figlio di un paese del casertano e vogliono spassarsela un po’, l’uno all’insaputa dell’altro, ma hanno preso in albergo una sola stanza? Gli italiani credono che i soldi possono tutto e fanno balenare mazzette di Euro ovunque, e di contro la premura, la cortesia dei cinesi. E qui l’interprete fa fatica a tradurre il linguaggio cinico e pesantemente allusivo degli italiani. “La fiera di Canton” è una sceneggiatura perfetta, già pronta.

Mi sbagliavo. Non è “Gli avvelenatori”. Il racconto che va letto lontano dai pasti è “Le indagini“. Canton: baracche di eternit e cartone lungo canali che sono fogne a cielo aperto. In una di queste vive Wei. E’ svegliato bruscamente dai poliziotti, che indagano su un suo amico, Jia, precipitato nel fiume. “Non appena lo vidi con quella cosa non capii nulla e gliela strappai di mano e mi misi a correre. Lui ha perso l’equilibrio ed è caduto in acqua… erano anni che non ne vedevo uno così grosso…”.

Non sono solo i commercianti che fanno affari, ci sono anche i truffatori, i mafiosi, i trafficanti di pietre preziose, e qui le cose si complicano. Tradurre la lingua sotterranea della malavita nasconde segreti e tranelli.

Sono storie vere. Storie d’amore e di sentimenti profondi. Per amore di Xiaofeng. Una bella ragazza, su cui pesa, prima del matrimonio, un debito contratto dal padre. Se non si paga, finirà in un bordello. Il promesso sposo parte per salvarla. Non ce la fa a tornare… e lei non sa del debito e della partenza.

C’è la storia civile, la resistenza durante la rivoluzione culturale, gli affetti, la famiglia. La rieducazione: si resta anni in luoghi e comunità lontane, poi si torna, con le donne, i figli che aspettano, sopportano umiliazioni, ma aspettano. Si torna non rieducati, ma più resistenti, con un senso più forte della dignità.

E’ il secondo libro che Lucio dedica alla Cina. Il primo, Punk road in Cina: il racconto di un viaggio con una band attraverso i luoghi più nascosti, le “comuni” sopravvissute, alla ricerca di tracce del sogno rivoluzionario. L’autore si ritrova in Piazza Tienanmen, “squallida e terribile”, il vuoto, con il nulla intorno. Da allora non è più tornato in Cina. In questi racconti recupera un rapporto più sereno, un velo di ironia, che lo porta a scoprire dignità nascoste, un’umanità ferita che lotta, con coraggio e impertinenza persino. E la Cina forse torna a essere amata.

Dopo la Cina e 4 anni a Londra, ora Lucio si trova in Africa, dove lavora con coloro che sono stati rimpatriati (come diciamo noi), deportati, come dicono laggiù, in Sierra Leone.

Share on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterShare on LinkedIn