“Siate creativi”, dice Bergoglio, e Caproni ispira il ponte di Genova “di ferro e aria”

CULTURA

Al Papa piace la parola creatività. Parlando delle famiglie, chiuse in casa per la pandemia, le ha invitate ad essere creative, specie con i bambini.

In altri momenti ha detto ai preti, all’inizio del lungo lockdown, di essere creativi. E molti hanno trovato soluzioni pastorali interessanti. Ma ha anche detto di esercitare la carità in modo creativo. Nella pastorale, nella fede, nella vita sociale e quotidiana, nella politica… Bergoglio invita alla creatività.

Renzo Piano intervistato sul nuovo ponte di Genova, ha detto che l’ispirazione gli è venuta da un verso di Caproni: Genova “di ferro e aria”. Può mai un verso ispirare il progetto d’un ponte, un’opera di ingegneria, un’ardita soluzione architettonica? Un lunga poesia, Litania, che a Genova credo conoscano tutti. Si dovrebbe leggerla prima di girare per la città e dopo, alla sera. “Genova di ferro e aria… Genova verticale, vertigine, aria, scale… di tufo e sole… rincorse, sassaiole…”. Nato a Livorno, adolescente si trasferì a Genova. Caproni (1912 – 1990) è uno dei grandi poeti del ‘ 900. A Manfredonia, nella sala S. Chiara, anni fa, ci furono vari incontri su “Assenza e presenza di Dio nella letteratura contemporanea”. Uno riguardò Giorgio Caproni.

La parola “creatività” è sfuggente, abusata. E’ una qualità che tutti amano; i “creativi”, poi, sono intesi coloro che costruiscono la lingua bugiarda della pubblicità, degli slogan, dei tweet. Il Papa ne chiarisce quotidianamente il significato quando critica i percorsi rigidi e schematici, i circoli chiusi di certi gruppi ecclesiali, i clericalismi, “gli occhi pieni di tenebre” (offuscati cioè dal senso comune del mondo, dalla superbia…), per lui creatività è farsi toccare dallo stupore, saper trovare vie nuove, trasformare la paura del mondo in cura per il mondo. Il dolore rimane dentro, soffocato. Ma talvolta esce fuori (una chiacchierata con i vicini sul balcone, una poesia, una canzone, il sole primaverile…) e da esso si riesce ad imparare qualcosa, si può accendere un pizzico di creatività, inventare qualcosa per affrontare la giornata.

La creatività la pratichiamo senza accorgercene, coniugata con generosità, generatività. E’ di chiunque investe nel futuro, nella trasformazione. E’ del docente che non si lamenta dei suoi allievi, ma rivede il proprio sapere, dell’operatore sociale che fa il bene, impegnando chi è aiutato a valorizzare le capacità che ancora possiede, è di medici e infermieri che lavorano insieme e cercano cure personalizzate, è dei ricercatori che non si stancano a trovare una via per fermare il virus, è del politico che ascolta i bisogni e aggrega competenze e risorse di un territorio…

Anni fa una ragazza, a Manfredonia, provò a inventarsi un servizio praticato in Svizzera e a Trento. “Perché anche non qui?” diceva. Tagesmutter: madre di giorno, un asilo nido a casa. Una madre che accoglie altri bambini (max 5). Non se ne fece nulla. Ma da qualche parte in qualche condominio una madre e 3 o 4 bambini si sono ritrovati insieme. Può essere una soluzione interessante, semplice, creativa.

Non riesce ad affrontare le sfide del futuro una società in cui si affievolisce la coesione sociale, il senso di fraternità, la gratuità. Mente generosa e mente creativa hanno caratteristiche simili: operano per integrazione e inclusione, sono prive di calcolo, aperte e dinamiche. “Sistemi educativi che non incentivino la generosità possono essere alla lunga molto pericolosi per la salute del tessuto sociale… reticoli sociali connotati da comportamenti poco generosi o invidiosi sono in grado di creare forme di stupidità sociale… cioè di restringimento dell’orizzonte delle potenzialità creative e cognitive…”

il processo creativo è stupore, scossa che consente di affrontare le situazioni con ottiche diverse. Ma ci vuole pure coraggio per proporre idee nuove nelle città del Sud. E ci vuole fatica. Le idee non hanno il piede leggero, e se pure arrivano improvvisamente, è perché stanno crescendo dentro. Come la gravidanza. Renzo Piano ricava da Caproni l’idea, ma poi ci sono le competenze, lo studio, il lavoro insieme.

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