“Farsi i fatti propri o parlare?” Delazione e senso civico al tempo del Coronavirus.

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I Decreti di Conte si sono rivolti alle autorità di governo periferiche e ai singoli individui, mai accennano ai “corpi intermedi” (vicinato, gruppi…) che aiutano, informano…

Il vicinato è sempre un sostegno. Con i vicini si possono scambiare beni e servizi, piccoli utensili, l’aglio che in quel momento manca… Qualcosa di normale e semplice. Possono avere i medesimi bisogni (famiglie di anziani) o diversi, che spesso si possono integrare. Anche in questi mesi ci sono stati molti episodi di aiuto. Ora il quadro sta cambiando, ed è carico di sospetto. Tante le telefonate alle forze dell’ordine per denunciare il vicino sceso in strada, il cane portato più volte al giorno a passeggio… E’ un fenomeno mondiale. A Torino un articolo de “la stampa” se la prende con gli “sceriffi” che dai balconi rimproverano quelli scesi per strada.

Noi abbiamo vissuto questa esperienza in condizioni di disuguaglianza: c’è chi ha la casa grande o con il giardino o una veranda, ha la possibilità di fare ginnastica… Molti non immaginano che cosa significa stare in casa al 3 piano con tre figli che reclamano di uscire… Se poi vedono alcuni in strada…

Negli ultimi tempi sono man mano scomparsi i “testimoni oculari”, sostituiti dai sistemi di videosorveglianza. Reati e delitti trovano soluzioni con le immagini delle videocamere. Nessuno vede o sente niente. In questi giorni, però, sembrano ritornare gli occhi e gli sguardi. Dai balconi, dalle finestre… Si osserva persino il carrello della spesa dopo quelle “informative” che cercavano di stabilire ciò che essenziale e ciò che non lo è.

All’uscita da un supermercato, una signora, amareggiata, sistema le buste in auto: “Mi hanno fatto star male. Ho due bambine, ho promesso di vedere insieme un cartone, bere la Coca Cola…. Qualcuno ha commentato che non potevo comprarla. Ho risposto qualcosa e ha detto che avrebbe segnalato la cosa.”

I reati complessivi sono diminuiti del 70%. Non so se è diminuito l’abbandono dei rifiuti. A Siponto e nelle periferie no. “Sospettavo un residente… e poi la conferma nel periodo di chiusura in casa. Ogni mattina alle sei porta le buste nelle strade interne o nei giardini vicini. Il 3 maggio un gruppo di volontari pulisce la borgata, il giorno dopo si ripete la scena… e allora, davanti a un operatore Ase, che si lamentava dello scarso senso civico, accuso direttamente il responsabile. Apriti cielo. Tu non mi devi vedere. Non mi devi spiare. Devi tapparti gli occhi…”.

“A me è capitato di peggio, sul pianerottolo, nel pieno lockdown, visite in continuazione… Glielo dico… Una reazione aggressiva: ‘e che… il fidanzato di mia figlia non può venire? Quelle di prima sono due mie amiche, le conosco da una vita’. Provo a spiegare il virus…Tappati in casa. Finitela! State esagerando‘. A casa poi mi hanno rimproverato che non dovevo…”. Il fastidio per gli occhi che vedono è comune. Il primo legame tra le persone è infatti quello dello sguardo. E noi non sappiamo se dire quello che vediamo o meno.

E’ difficile essere cittadini attivi nel Sud. Nè il contesto aiuta. Avete presente gli assalti degli indiani nei film western, Girano attorno alle carovane dei pionieri. E da piccoli ci facevamo sempre la stessa domanda: “Ma perché lo fanno, si fanno ammazzare tutti?” Capita di vedere le varie “volanti” fare lo stesso giro intorno alla borgata di Siponto (o nei quartieri), stessa ora e itinerari. Perché non fermare l’auto e girare a piedi? Si può fare un servizio di prossimità. Anche con il supporto di associazioni (cosi hanno lavorato in Corea del del Sud, casa per casa). Parlare, salutare, raccogliere qualche sollecitazione, qualche emergenza. Accompagnare la comunità, raccomandare, vigilare. Ci sono molti che abitano ancora a piano terra… Le cose dette ai vigili e agenti hanno un senso diverso che non la segnalazione più o meno anonima al telefono.

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