Le zone grigie che sorreggono la mafia. Conformismo, viltà, omertà… O c’è altro?

CULTURA

Il prefetto di Foggia, nelle interdittive antimafia, parla della necessità di sconfiggere le zone grigie, quelle nascoste, opache, divenute tali per calcolo, pigrizia, opportunismo…

Si pensava che la relazione antimafia fornisse elementi precisi per comprendere il fenomeno mafioso e per proiettare un po’ di luce su quel mondo indistinto, oggi chiamato grigio, ma che ha mille sfumature. Invece aver accostato dati poco significativi (parentele lontane, vicinanze abitative…) ad altre di indubbia gravità genera perplessità e disorientamento. Il ceto politico non appare compromesso e questo aspetto positivo fa venir meno il bersaglio diretto e allenta la tensione etica e politica. Non si cancella, però, la responsabilità della politica e delle comunità, né si attenua l’assoluta gravità del fenomeno. Se ne parlerà in campagna elettorale? Per ora si preparano le liste comunali e regionali, con candidati già in azione, sul campo, alcuni senza avere ancora definito in quale schieramento. Candidati coast to coast, da una sponda all’altra.

Ai candidati si dovrebbe richiedere la consapevolezza del fenomeno mafioso, che non può ridursi a non frequentare determinati luoghi e persone. Ma essi, in particolare, dovrebbero essere “esperti” ed “educatori” di zone grigie. Usare poco le parole (ormai simili per tutti), e praticare gesti e comportamenti. Mettere al primo posto la cura del bene pubblico e dei beni collettivi, quelli materiali e relazionali, disarmare le lobbie e le clientele. Sugli spazi pubblici si appuntano le analisi della commissione antimafia e le critiche dei cittadini. Le regole uguali per tutti! Insomma il bene pubblico non può essere il ventre molle dove scaricare abusi, furberie, privilegi.

“Salve ragazzi, come è l’acqua?” – Dice un pesce anziano a due pesci giovani, che nuotano in direzione contraria, e che dopo un po’ allontanatisi si chiedono “Che cavolo è l’acqua?”. E’ una storiella raccontata da David Foster Wallace, e ci dice come spesso le realtà più semplici sono più difficili da vedere e descrivere. Eppure sono quelle che costituiscono la vita quotidiana delle persone. Questioni anche di vita e di morte. Noi potremmo dire “che cavolo è la legalità?”. “Che cosa è servizio pubblico?” “In che cosa consiste l’amore (sbandierato) per una comunità e un territorio?”

La “cattiveria” della mafia garganica e/o foggiana non si spiega con il retaggio di faide antiche, ma con l’enormità degli interessi in campo e del numero dei soggetti coinvolti. Ce lo dicono i dati recenti dei sequestri di droga e del loro imponente valore economico, che è sempre una parte minima rispetto a quanto arriva a destinazione. Inoltre altri dati e analisi recenti sui reati di abusivismo, agromafie… pongono in primo piano la Puglia e la Campania, due regioni dove più vistoso è il fenomeno mafioso. Non è compito della politica compiere un’analisi economica e sociale e “capire” la ricchezza che circola nel territorio? Diversi anni fa, un esperto finanziario mi parlava di una persona che a lui si era rivolto per l’investimento di 13 milioni di euro. Un tempo la ricchezza a Manfredonia si muoveva intorno al “saccheggio” del Centro storico, poi alla speculazione dei suoli, successivamente al Contratto d’Area. E ora?

Zona grigia è espressione recente. Ma la realtà che descrive è antica. Durante la rivoluzione francese si parlava di “palude“, per indicare coloro che sguazzavano tra giacobini e girondini. La descrizione più straordinaria è, però, con Dante, che, appena entrato nell’Oltretomba, ode pianti, lamenti, grida, bestemmie… Virgilio gli spiega che sono le anime di coloro che hanno avuto come sola bandiera il proprio tornaconto; insieme si trovano quegli angeli che, quando Lucifero si ribella a Dio, non si schierarono né con l’uno e né con l’altro. Dio non mostra alcuna misericordia. Nemmeno l’inferno li vuole. Una schiera immensa, superiore a tutte le altre. “Non ragioniam di loro ma guarda e passa”. Un disprezzo che Dante non mostra neppure nei confronti dei peggiori peccatori.

Si possono sconfiggere le zone grigie, nelle quali un po’ tutti talvolta scivoliamo? Certo. Bisogna cambiare spesso l’acqua… alimentarla con sorgenti sempre fresche (domande, provocazioni, confronti), dialogando con due parole desuete: verità e giustizia.

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