50 anni fa, la rivolta di Reggio, il segno del malessere del Sud che restava indietro.

SOCIALE

C’erano state le rivolte di Avola (2 braccianti uccisi), e Battipaglia, con altri morti. L’anno prima la strage di Piazza  Fontana.

Ma a Reggio Calabria fu altra cosa. Innescò la miccia il sindaco Dc, Battaglia, con le notizie di accordi nati dopo l’istituzione delle Regioni: un patto segreto prevedeva una grande Università a Cosenza, il capoluogo a Catanzaro e interventi (non precisati) di sviluppo industriale a Reggio. Per Università e Regione si prevedevano migliaia di assunzioni. Poi la situazione sfuggì di mano. La rivolta esplose il 14 luglio 1970. Sciopero generale e un candelotto fece la prima vittima. La città fu barricata. Il capo riconosciuto divenne un sindacalista della Cisnal, Ciccio Franco. Il motto dominante, “Boia chi molla”. Ed ancora “Reggio è nera, l’Italia lo sarà”. Ci furono quartieri che proclamarono Repubbliche e Granducati autonomi. Radio Tirana diede l’adesione alla “rivolta proletaria”. I partiti si ritirarono, solidali associazioni cattoliche e Lotta Continua. Attivi nella rivolta nomi importanti del potere locale e della ‘ndrangheta, esponenti del MSI e della destra eversiva giunti da fuori (Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale, Fronte Nazionale di Junio Borghese).

Nei primi tre mesi, 26 attentati dinamitardi, 67 blocchi stradali, 34 blocchi ferroviari 13 assalti alla prefettura, una decina alla questura. Le barricate portate via da 70 autocarri e ricostruite 2 ore dopo. Poliziotti feriti, aggrediti negli ospedali e ricoverati in cliniche private. Il 22 luglio, bomba sulla Freccia del Sud Palermo – Torino, nei pressi di Gioia Tauro, con 6 morti e 54 feriti. 20 anni dopo uno dei pentiti storici della mafia calabrese rivelò che l’attentato era nato da un accordo tra la famiglia mafiosa De Stefano ed esponenti della rivolta reggina “Boia chi molla”. Il 25 settembre morirono in un incidente 5 anarchici reggini, impegnati in una inchiesta di controinformazione sull’attentato della Freccia del Sud e sulla rivolta di Reggio. Portavano materiale importante a Roma. Due erano anche testi per la strage di Piazza Fontana. Agende e documenti mai ritrovati. Infine il Golpe Borghese, fissato nella notte tra il 7 e 8 dicembre. Occupati alcuni edifici… poi arrivò un contrordine. Il golpe era periodicamente agitato e opportunamente divulgato in quegli anni. Era un’arma politica? Destabilizzare l’ordine sociale per stabilizzare l’ordine politico?

Il 18 gennaio 1971 a Reggio arrivò l’esercito. La rivolta terminò il 18 febbraio 1971. Il Parlamento il 1 febbraio approvò un pacchetto di aiuti, che comprendeva 30.000 posti di lavoro nella provincia di Reggio Calabria.

Con il miracolo economico ci furono mutamenti enormi a livello sociale ed economico, grandi sofferenze e grandi speranze. Un esodo di proporzioni bibliche. 9 milioni emigrarono dal Sud, 3 milioni all’estero, 25 milioni cambiarono città e regione. Torino, la terza città meridionale dopo Napoli e Palermo. Lì il direttissimo Lecce Torino scaricava ogni giorno alle 9,50 migliaia di pugliesi. Partirono da queste terre centinaia di giovani (anche di 16 anni), Trovarono la città ostile, la fabbrica nemica. La geografica urbana dell’Italia mutava profondamente. Mancavano le case (si costruivano di notte, e a Milano nacquero zone chiamate “coree”), mancavano le scuole, i servizi sociali e sanitari. Mancarono le riforme per dare nuove regole e valori condivisi. Il Sud avvertiva di essere in ritardo, scioperi in molte aree, comprese la Capitanata, per l’industrializzazione e lo sfruttamento il loco del metano scoperto. Il Paese era a rischio. Ci furono interventi pubblici al Sud (Taranto, Bagnoli, Gela, Brindisi, Manfredonia…), con la speranza che si mettesse in moto un processo di sviluppo.

Perché “Reggio”? Nel 1969 il prefetto segnalava malcontento ed esasperazione per il reddito medio tra i più bassi d’Italia. Una presa di coscienza rabbiosa del decadimento, rancore contro i politici per le promesse non mantenute. Nei cortei la Madonna in processione e impiccagione in effigie dei politici. Dopo Reggio si ribellarono anche L’Aquila e Pescara, Castellammare, Melfi… Non un progetto politico, ma il mantenimento di promesse clientelari (istituzione delle province).

1970. L’anno dello “Lo statuto dei lavoratori”, delle Regioni, istituzione del referendum, del divorzio…. E’ l’anno in cui nascono le Brigate rosse. Un decennio di cambiamenti e di stragi, terrorismo, servizi segreti deviati, Loggia P2. E nel 1980, Ustica e la terribile strage di Bologna.

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