Un anno fa, Bibbiano. Ora c’è una commissione parlamentare. Ma è il villaggio che è scomparso

SOCIALE

Si fa fatica a ricordare quei fatti. Un piccolo comune (Bibbiano) e un ambito sociale (Val d’Enza) entrano nella cronaca nazionale.

“Giù le mani dai bambini”, un moto di sdegno attraversa il Paese. Forza Nuova porta gli striscioni persino sulla spiaggia di una piccola località balneare come Siponto, gli assistenti sociali minacciati o guardati con sospetto… Eppure qualche mese prima di fronte a casi gravi di maltrattamenti si chiedeva dove fossero le istituzioni, e perché non si era provveduto a “mettere in sicurezza” i bambini.

La magistratura a Bibbiano indaga su situazioni anomale di minori tolti alle famiglie, cerca di capire le responsabilità degli operatori sociali. Mentre l’organo deputato è impegnato a trovare la verità, esponenti del governo (5 stelle e lega) e dell’opposizione di centrodestra non resistono alla tentazione di intervenire, di schierarsi con giudizi già definitivi. Bibbiano diviene tema della campagna elettorale regionale. In questi giorni è nominata una commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono i minori. Tutti favorevoli alla Camera (un solo voto contrario). Nessuno, dopo la campagna mediatica di un anno fa, poteva sottrarsi.

La storia seguente viene in questi giorni dal Giappone. Una bambina (Noa) di 3 anni muore disidrata, la madre (Saki) l’ha lasciata sola e si è allontanata alcuni giorni per incontrare il fidanzato, conosciuto via Internet. “Avevo lasciato vari biberon preparati, giochini, l’avevo legata al divano perché non si facesse male”, dice agli assistenti sociali. Il padre della bimba è scomparso dopo la nascita (evaporato dicono laggiù). Saki sembrava affettuosa con la figlia, la curava… era seguita dai servizi sociali, che ora sono sotto accusa. Lo psicologo Naoki Goi ha commentato: “Crescere un bambino è cosa naturale, ma serve un villaggio per farlo. Ecco, è scomparso il villaggio” (fonte Avvenire)

E’ di questi giorni la situazione di 4 figli, affidati prima alla madre, poi ai nonni, che però non ce la fanno. Infine sono separati e collocati in strutture diverse. I ragazzi vorrebbero stare insieme… Situazioni laceranti, ingarbugliate e spinose, e i figli utilizzati e strumentalizzati.

Sono migliaia i bambini sottratti, collocati, affidati, adottati… Le storie si ripetono ovunque. C’è da indagare sulle case famiglia, su operatori e assistenti sociali, sulla lentezza del sistema giudiziario minorile, che rende difficile a genitori, nonni, zii di intervenire, di capire… Non si possono togliere i nipoti alle nonne con una telefonata. Il linguaggio degli operatori sociali deve sempre motivare, chiarire, spiegare, ricucire… Ma le situazioni sono complesse. Qualche anno fa a Manfredonia, l’arresto di un mafioso latitante, porta al ricovero immediato in una struttura protetta della compagna e due figli. In luoghi diversi e fuori regione. Solo l’assistente sociale ne era a conoscenza.

E’ difficile stabilire l’inadeguatezza di una famiglia e come intervenire in situazioni difficili. Un buon servizio sociale crea azioni di sostegno: assistenza educativa, recupero scolastico, forme di accompagnamento delle famiglie fragili, costruisce un lavoro di rete (consultorio, pediatri, asilo nido, scuola …), coinvolge associazioni e parrocchie... Prima di giungere all’allontanamento sperimenta tutte le vie possibili per sostenere e aggiustare famiglie con crepe vistose. Si fanno errori, ma se il lavoro è di gruppo, all’interno ci sono anticorpi per correggerli.

Questo scorcio d’estate ci lascia un quadro amaro della situazione dell’infanzia, le bande di adolescenti, l’uso del web incontrollato, sfruttamento sessuale e pedopornografico, i minori stranieri perduti nelle pieghe nascoste delle periferie… Dell’infanzia si parla solo in cronaca nera, e tutto quello che si legge è solo la punta minuscola di un immenso iceberg. Una commissione parlamentare, nata dai fatti di Bibbiano, deve andare oltre, pensare una nuova cultura dell’infanzia (possibilmente senza videocamere negli asili o a scuola), nuove forme di protezione, porre tra le priorità un “archivio dei bambini perduti”, una anagrafe nazionale o regionale dei bambini allontanati dalla famiglia, la difesa del servizio sociale comunale e pubblico, una adeguata formazione, una giustizia mite, celere e inclusiva, impegnata a far dialogare e cooperare soggetti diversi.

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