D’Annunzio, Marinetti… vite esplosive del ‘900. Il capo, la folla, le donne, la patria, il populismo.

CULTURA

La rivista Endoxa. Prospettive sul presente (Università di Trieste – dipartimento studi umanistici e Università della Campania – Dipartimento di Giurisprudenza) indaga su questo nostro tempo e lo fa invitando a riflettere sulle parole. In questo numero: A day in the life. In un giorno, una vita.

Il 10 febbraio 1938. Marinetti (1876 – 1944) e D’annunzio (1863 – 1938) si incontrano al Vittoriale di Gardone Riviera. Il “vate” lì si era rifugiato e lì resta recluso per la sua ipocondria e la gelosia di Mussolini. D’Annunzio regala a Marinetti il gagliardetto con il motto “Me ne frego” che sventolava sulla sua automobile mentre entrava a Fiume. Muore 20 giorni dopo. Marinetti trova la forza di partire volontario per il fronte russo a 66 anni nel 1942. Muore due anni dopo in una villa sul Garda.

Proprio dell’avventura fiumana parlano a lungo. D’Annunzio tiene in scacco le diplomazia europee  per quasi due anni. Una reazione alla “vittoria mutilata”, al rifiuto cioè delle potenze vincitrici di annettere la città dalmata all’Italia. Fiume è la sperimentazione di una nuova politica: il capo e la folla. Un’impresa studiata ancora oggi perché un modello per altre esperienze europee del Novecento. Lì D’Annunzio arringa ogni giorno la folla, misura la potenza della parola, rinsalda e rende “più cieco e incandescente” il legame d’amore tra lui, il comandante, e la massa tumultuante. Una unità profonda di anime innumerevoli che è di una “bellezza sublime”. A Fiume l’oratoria politica di massa arriva a vette mai raggiunte: una invenzione continua di parole, slogan, immagini poi utilizzate dal fascismo e non solo. Fiume è “crocevia di avventurieri e uomini liberi, popoli proletari in cerca di riscatto”, dove si vivono forme avanzate di liberazione nei costumi e nella vita. Mussolini osserva, ne è invidioso, prende nota.

Marinetti, a Parigi (1911), lancia il Manifesto del futurismo, segnato dal disprezzo del pubblico borghese, delle opere volgari, banali, inseguendo “l’originalità creatrice, la provocazione continua del pubblico”. Le “serate futuriste” terminano con risse e interventi della polizia. Esalta la bellezza meccanica, l’anima della macchina, la velocità e la potenza. Al primo manifesto seguono altri sulle singole arti, sulla donna futurista, sulla politica… I movimenti futuristi, degli “arditi” e dei “fiumani” confluiscono nei fasci di combattimento. Uno dei più attivi è Mario Carli (1988 – 1935) di S. Severo (FG), spirito indocile e ribelle, decorato, legionario fiumano, letterato e poeta, fondatore di numerose riviste di avanguardia.

Vite esplosive, straordinarie, costruite come opere d’arte, generose. Anime irrequiete che sperimentano, studiano, credono in idee nuove, le vivono con passione, non si tirano indietro. Sarà il fascismo ad “appianare” tutto. Sono poeti, giornalisti, artisti. Importanti per capire quello che è avvenuto nel Novecento. Ed anche quello avviene oggi. Vale per tutti ciò che Bertolt Brecht dice di D’Annunzio: “Non sopporto che se ne parli male. D’Annunzio ha scritto favole pastorali che non saranno dimenticate, ha inventato parole e immagini che hanno infiammato generazioni.”

Marinetti ammira “l’immaginifico” e si dichiara “figlio di una turbina e di Gabriele D’annunzio“, che nell’ultimo incontro si sente sorpassato. All’alcova meccanica ed elettrica descritta da Marinetti, preferisce la cella monastica. Resta nella prima metà del ‘900, un mito per i giovani. Il più grande amante del tempo, ma anche il letterato capace di stare solo per mesi, lavorando fino a 12 ore al giorno, mentre Eleonora Duse lo attende lontano. Usa le parole come nessun altro. “Sferzanti come uno scudiscio” nel trascinare le folle, carezzevoli nell’amore, forse le stesse parole che il serpente sussurra ad Eva nel paradiso terrestre, in grado di porre le donne più ordinarie al centro dell’Universo e portarle nelle regioni dove risplende Beatrice (Isadora Duncan).

Il dialogo teatrale “D’Annunzio – Marinetti. La cella monastica, l’alcova elettrica” lo trovate su Endoxa, settembre 2020.

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