La poesia aspra, dura, sincera del Nobel Louise Gluck. “Giusta” per questi tempi difficili.

CULTURA

“Una inconfondibile voce poetica che con austera bellezza rende universale l’esistenza individuale”. Così la motivazione del Nobel.

I Nobel sono sempre una sorpresa. Ma quelli per la letteratura provocano spesso polemiche, come l’assegnazione a Bob Dylan o a Peter Handke. Giunse inaspettato quello a Dario Fo: riconoscimento per un teatro popolare, “nella tradizione dei giullari medievali”. Ma per molti in Italia un Nobel incomprensibile.

Quest’anno: Louise Gluck. In Italia sconosciuta. Eppure nel suo Paese (è nata a New York nel 1943) ha ricevuto i premi più importanti (Pulitzer, “poeta laureata” del Congresso, National Book Award, Gold Medal – Academy of Arts and Letters…), collaboratrice di riviste, docente alla Yale University…

Quattordici libri di poesie e saggi. In Italia tradotti solo due da piccole case editrici, e introvabili. Circolano, però, molte poesie sui blog. Hanno spesso un inizio semplice e descrizioni nostalgiche e incantevoli della natura. “C’era un melo nel cortile – / questo sarà stato / quarant’anni fa – dietro, / solo campi. Macchie / di crochi nell’erba umida. / Stavo in quella finestra: / fine aprile. Fiori / primaverili nel cortile del vicino. / Quante volte l’albero fiorì / davvero al mio compleanno, / proprio quel giorno, non / prima, non dopo?” La fanciulla cresce e va via, ritorna dopo molti anni e da quella finestra vede altri paesaggi… Il finale è improvviso: “Guardiamo il mondo una volta, nell’infanzia. / Il resto è memoria” Che cosa vuol dire? Che le immagini della fanciullezza sono quelle che contano e poi noi non facciamo che replicarle? Anche nel Leopardi troviamo descrizioni di luoghi, figure, paesaggi (A Silvia, Passero solitario…), che lo avevano fatto sognare nell’infanzia e poi nel finale le considerazioni sconsolate del poeta ormai adulto… Qui invece solo due versi, ambigui e misteriosi.

La memoria è lutto, vuoto inconsolabile, ma è anche rigenerazione, freschezza… Il desiderio, l’appagamento mancato fanno germogliare nuovi tentativi. “Interessante come ci innamoriamo: / nel mio caso, assolutamente. Assolutamente, e, ahimè, / spesso. era così da giovane. / E sempre con uomini piuttosto ragazzi… / informi, imbronciati, o che timidamente pestano foglie morte… Ma in te sentii qualcosa oltre l’archetipo: / una espansività vera, una vivacità, e un amore della terra / affatto estranei alla mia natura… E tu nella tua saggezza e crudeltà / mi insegnasti gradualmente l’insensatezza del termine”.

Il dolore nell’esistenza e nella natura, i silenzi, le separazioni, l’anoressia (“volevo essere solo anima”), la solitudine … Chiama in causa anche Dio: “Padre irraggiungibile, quando all’inizio fummo / esiliati dal cielo, creasti / una replica, un luogo in un certo senso / diverso dal cielo, essendo / pensato per dare una lezione…”. Ma gli uomini, cacciati dall’Eden, non sapevano quale fosse la lezione. Lasciati soli coltivarono il giardino, scoprirono le lacrime… dovevano imparare cosa significava amare.

I genitori, ebrei ungheresi immigrati, le hanno comunicato il valore del mondo classico. Il mito è amato dai poeti. Difficile da trattare, per il rischio di una poesia solenne, decorativa. Gluck parla di Persefone, rapita da Ade. La ragazza vive con la madre, Demetra, in una terra dove è sempre primavera. E’ portata in un altro mondo, nel buio, dove Ade ha costruito una casa per lei. Persefone soffre, ma non si tira indietro, sa che non può vivere sempre sotto la protezione materna. Affronta l’oscurità e prova il limite. L’incontro con l’altro, l’amore sono avventure rischiose e al buio, la separazione (la morte) è un’esperienza da cui nessuno è risparmiato. L’estate è sempre breve, e sopraggiunge per tutti la luce dell’autunno. “Di certo è un privilegio avvicinarsi alla fine / credendo ancora in qualcosa“.

A questo periodo della pandemia forse ha pensato l”Accademia svedese proponendo una poesia sincera,”colma di dolore”, ma anche di consapevolezza, e che ricerca sempre la perfezione,

Perché in Italia è stata ignorata? Eppure la sua poesia contiene aspetti per noi interessanti: mondo classico, un esplicito richiamo a Dante della Vita Nova. Abbiamo una politica avvilente, ma anche una cultura priva di coraggio e visioni. Una mentalità provinciale e opportunistica che si trasmette in ogni angolo del paese. Ora, dopo il Nobel, ci sarà la corsa a pubblicare l’opera di Louise Gluck,

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