Contagio e paure. Incertezze e ritardi. Ora ci mancano pure le parole giuste per parlarne.

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Una paura doppia. Il lockdown preoccupa più del virus. Molti ritardi ed errori. Possiamo rimediare? E’ necessaria la responsabilità dei cittadini per trasformare la paura in premura e cura. Ma prima ancora occorre smetterla di dire che siamo i più bravi del mondo.

La scuola innanzitutto. E’ da maggio che si parla di ripartire, di un nuovo inizio. Un dibattito estenuane sulla didattica a distanza, la forma dei banchi, nuove aule per piccoli gruppi, strumenti nuovi, uso di teatro, cinema, parchi… I politici sono intervenuti su questioni che conoscono poco. L’approccio di alcuni è quello di fare tutto nuovo, nulla come prima, tra il presente e il futuro un taglio; non si accetta un semplice ritorno al passato, e nemmeno un tempo intermedio, una transizione. Tra tante parole non si è parlato di quello che la politica deve fare: i trasporti pubblici, la medicina territoriale…

Dice un proverbio cinese: il migliore sistema di governo è quello di cui nessuno parla. Le scuole sono aperte da oltre un mese, tutte si sono adattate, funzionano, ingressi scaglionati, in molte non sono arrivati i banchi, si usano le mascherine… uscite separate… La ricerca di nuove aule è caduta nel vuoto. Ci sono scuole affollate e altre con molti spazi liberi. Per le scuole superiori si è iniziato anche con una parziale didattica a distanza. A turno. E non è una iattura. Come i doppi turni. Un modo per affrontare in parecchi istituti la contemporanea presenza a scuola di 600-800 studenti e oltre. I doppi turni (con classi che si alternano ) hanno funzionato a lungo a Manfredonia, quando la popolazione raddoppiò in pochi anni. Una pratica che, in molti centri dell’Umbria, si è usata per mesi, dopo il terremoto. Oggi le modalità di ingresso e di distanziamento sono concordate con le famiglie, che hanno bisogno di soluzioni chiare per poter riorganizzare il proprio tempo e la vita quotidiana.

Si è parlato a vanvera di usare cinema, teatri, giardini… A teatro si deve andare, ma per fare laboratori e vedere spettacoli, a cinema per vedere film, uscire dalla scuola si può ma per fare educazione all’aperto. La scuola ha bisogno di novità, di sperimentare diverse forme di apprendimento. Si può pensare a convenzioni e accordi, anche per sostenere un settore (quello culturale) in crisi. E qui la politica può offrire un sostegno. Come pure intervenire tempestivamente per il trasporto degli studenti.

Nelle aree metropolitane la mobilità è complessa. Nella provincia italiana ci sono autobus scolastici comunali, e quelli di linea che portano gli alunni dai piccoli paesi a quelli più grossi. Da Mattinata a Manfredonia, da Zapponeta a Margherita, da altri comuni verso Cerignola, Foggia… Parliamo di Mattinata. Autobus stipati, strapieni, lasciati a terra alunni di Macchia. Situazione critica già prima del virus. Si è pensato al futuro: biciclette, monopattini, tanti bonus a pioggia e non una corsa in più da Mattinata e da centinaia di paesi… Mentre molti autobus, utilizzati negli anni scorsi per pellegrinaggi e gite scolastiche, sono fermi, e tante piccole imprese sul lastrico.

Convivere con il virus, si ripete. Che cosa vuol dire se non affrontare il nodo dei trasporti, dei posti letto, dei tamponi, della individuazione tempestiva dei positivi? Una convivenza che potrebbe durare per tutto il 2021.

Tre i problemi. Al primo posto la sanità. Nulla di quanto promesso è stato fatto (in Capitanata e credo nel Sud). Si era parlato di medicina territoriale, unità speciali di cura (Usca), mai più ospedali intasati, mai più gli “altri malati” privi di cura… una rivoluzione culturale… ma pare che non abbiamo imparato nulla dall’esperienza passata. Il secondo aspetto è la confusione dei poteri tra presidenti di Regione e governo; anche sul ruolo dei sindaci si hanno idee vaghe. Essi hanno un compito ordinario di responsabilità e governo della comunità. Devono avere gli strumenti, però. Essi possono coordinare la ricerca di nuove aule, coordinare la flessibilità di ingressi nelle scuole. Essi conoscono le aree critiche di assembramento, il pendolarismo scolastico… Infine l’aspetto più grave: la ricerca di consenso e l’autocompiacimento. “Finalmente siamo apprezzati in Europa!”. Consenso che fa spesso a pugni con il pragmatismo. E viene meno la coesione… affiora la stanchezza, la sfiducia.

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