Le proteste per cinema e teatri chiusi. Platone avrebbe tenuto aperte anche le palestre.

CULTURA

Nella mia città, Manfredonia, erano in proiezione (prima della chiusura) due film: David Copperfield e Lockdown all’italiana. Coloro che li hanno visti ne hanno parlato come del recupero di un “respiro lungo”, di uno sguardo (anche ironico e scanzonato) che aiutava…

Si chiudono teatri, cinema, concerti, un coro di citazioni, immagini… luoghi di civiltà, cibo spirituale… Victor Hugo parla di “pane del pensiero”. Nel 1848, di fronte a una crisi economica profonda e ai tagli alla cultura, tiene nel Parlamento francese un memorabile discorso in cui sostiene che la crisi non si batte riducendo i fondi alla cultura: “Bisognerebbe moltiplicare scuole, biblioteche, musei, teatri, librerie… Bisognerebbe moltiplicare i luoghi di studio per i bambini, i luoghi di lettura per gli uomini, tutte le organizzazioni, istituzioni in cui si medita, si istruisce, in cui ci si raccoglie, si impara qualcosa, in cui si diventa migliori…” Per lui la crisi produce miseria materiale e anche morale, avvolge il corpo e la mente, per cui “io voglio ardentemente, appassionatamente il pane per l’operaio… e voglio moltiplicare il pane dello spirito”.

Il teatro, il cinema, la musica… hanno il potere di spingere la mente ad andare oltre, permettono di conservare spirito di curiosità, possono aiutarci a squarciare l’universo cupo delle paure che ci circondano. Ne abbiamo bisogno non per fuggire dalla realtà, ma per “farvi ritorno con occhi rinnovati”. Non offrono un rimedio all’ingiustizia o alla sofferenza, ma svelano le cose e spingono a non accettarle come sono.

Un coro unanime per le istituzioni culturali. Mentre per le palestre, piscine… nessun apprezzamento. Solo Platone le avrebbe difese. Si chiamava Aristocle, poi il suo maestro di ginnastica lo chiamò “Platone”, per le spalle larghe (Simone Regazzoni, La palestra di Platone). E’ il filosofo che più ha parlato di idee e di anima, di mondo iperuranio… chi non conosce l’espressione “amore platonico”! Era un lottatore con il corpo e con le idee. La palestra, la fatica è fare esperienza del limite, del riposo dopo la fatica, del dolore e della potenza del corpo, dell’energia vitale che spinge a sottrarsi a ogni forma di sottomissione. Forse il pugno, la lotta agonistica hanno influenzato Platone. Nessun modellamento del corpo da esibire, ma l’esercizio costante per resistere, allenarsi, impegnarsi a controllare le paure. Il pensiero non sorge a tavolino, ma dove c’è lotta, nell’agorà. Così era in Grecia e a Roma. Mens sana in corpore sano, diceva Giovenale. Scuola severa di oratoria ed esercizio fisico, praticavano i Romani. Così Cesare (e molti altri), grande oratore e scrittore, ma capace di compiere marce di giorni e giorni.

Negli interventi e polemiche di questi giorni, sembra affacciarsi la separazione tra anima e corpo. Qualcosa di antico che non abbiamo superato. Eppure i monaci benedettini lavoravano e camminavano molto, i “clerici” del medioevo attraversavano tutta l’Europa per motivi di studio. Oggi siamo andati oltre e siamo passati dal rifiuto del corpo alla sua cura estrema, narcisistica, maniacale. Oggi giustamente si richiedono mezzi pubblici, decorosi e sicuri per recarsi a scuola. Anche se la distanza è un chilometro! Eppure alzarsi mezzora prima, incontrare gli amici, andare e tornare a piedi… è la parte più bella della scuola. Era sport e fatica quella degli alunni di don Milani che, dopo aver pulito la stalla e altro, facevano due ore di cammino nel bosco per recarsi ogni mattina alla canonica, lì studiare l’intero giorno e tornare con il buio.

Anni settanta. Andare a Monte S. Angelo a piedi con una classe del primo anno del liceo scientifico. Non c’era come oggi il culto delle camminate. Genitori preoccupati. Era una cosa nuova. C’era una ragazza (Antonia), veniva dalla Germania, era piuttosto grossa, in classe qualche battuta la metteva in imbarazzo. Temeva di non farcela. Partimmo. Nessuno assente. Era domenica. Un primo tratto faticoso pianeggiante sull’asfalto, fino a Macchia (9 Km). Qualche genitore seguiva scettico con la macchina. Poi lungo un sentiero ripido e non agevole, verso l’alto, in fila, in silenzio. Antonia ce la fece. A Monte ci aspettavano gli scout. Una grande festa. Una esperienza straordinaria.

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