La scuola avanti Covid e dopo Covid. Per il ritorno in classe c’è in giro un’aria nuova.

CULTURA

E’ uno di quei momenti in cui si possono aprire le porte di profondi cambiamenti. Senza discorsi ridondanti e teorici.

E’ finita l’euforia della didattica a distanza di febbraio scorso. Si avverte tra studenti e genitori il fastidio e il rifiuto di discussioni spesso inutili e generiche, monotone soprattutto. “Parlano sempre loro, e non se ne può più“, questo dicevano un gruppo di mamme, davanti a una scuola. Il primato della lezione in presenza nessuno lo contesta. Si è stupiti per parole antiche sottolineate con enfasi: relazione, importanza del gruppo (peer education), interazione con i docenti, il valore dei volti e degli sguardi…

Per la scuola del dopo Covid ci saranno dei cambiamenti: una diversa gerarchia, un maggiore coordinamento tra le discipline. Una rivalutazione di quelle ritenute “minori”: musica, religione, educazione tecnologica, educazione fisica, C’è poi una disciplina al centro dell’attenzione, alla quale si affidano compiti sempre nuovi ed esorbitanti. L’educazione civica. E’ stata caricata di tante educazioni specifiche: educazione digitale, alimentare, ambientale, al volontariato, alla cittadinanza attiva, storia della bandiera e dell’inno nazionale… le ultime richieste: educare alla solidarietà e/o responsabilità ed alla parità di genere. Non c’è nuovo aspetto o problema, emergenza che non veda il coinvolgimento della scuola. Come la famosa pizza nel film Manhattan di Woody Allen. In una pizza con acciughe, salsicce, aglio, peperoncino… “Manca il cocco”. C’è sempre qualcosa che manca.

Ci sono proposte che presuppongono (educazione digitale) una formazione generale, il contributo di genitori e coetanei, il buon esempio, le letture… E non si finisce mai di imparare. Tante richieste di educazioni specifiche nascono dalla sfiducia nella forza educativa delle singole discipline scolastiche (matematica, latino, storia, chimica, fisica…). I grandi maestri del passato educavano attraverso i classici, che aprivano nuovi mondi, o attraverso la sperimentazione scientifica, la razionalità della dimostrazione matematica…

Che senso ha l’educazione alla parità di genere senza la cura quotidiana dei gesti e dei comportamenti? Nei vari momenti della giornata, alla mensa, nei giochi, nelle discussioni, fin dalla scuola materna, si deve vivere e praticare il rispetto. Lo sguardo accorto dell’insegnante deve saper cogliere anche le piccole sfumature irriguardose e scortesi. Pensiamo pure all’educazione sessuale, la vogliamo ridurre ad educazione sanitaria? Se ne può parlare allora nell’ora di scienze… E comunque che ne è dell’eros senza emozioni, sentimenti… E il contributo dato dalla letteratura di ogni tempo? Dal cinema?

Il terreno specifico dell’educazione civica è costituito dai fondamenti della nostra Repubblica: Costituzione, Legalità, Democrazia, Resistenza. Ma ci si può limitare ad esporli ed a celebrarli? La retorica classica (quella di Cicerone) è una nobile disciplina, una tecnica di costruzione del discorso, che altrove viene pure insegnata. Ma la retorica comunemente intesa è un “pastiche” di parole, per esprimere concetti lontani dalla vita vera. E questa è una brutta bestia, una maestra pericolosa.

C’è un’aria nuova. Anche da parte dei genitori, forse disponibili a un maggiore coinvolgimento. C’è un bisogno di concretezza, sincerità… Perdura una separatezza degli alunni che devono ascoltare contenuti scelti da altri, in una scuola “lontana e sospesa”. Gli adolescenti, in particolare, disattenti, ironici, sembrano avere come sfogo il mormorio continuo. Ritenuti minori per affrontare tematiche di impegno e di scelte valoriali. Proprio su questi ragazzi si gioca una sfida importante. Farli uscire dal limbo e metterli nelle situazioni reali e dire come va il mondo. I ragazzi, dopo la pandemia, chiedono sincerità. Gli adolescenti si sono visti sottrarre momenti della giornata e della notte, scomparsa la vita esterna mentre la stavano scoprendo, costretti a interessarsi alla gestione familiare e intrattenere i fratelli più piccoli, o a ritirarsi dentro di sé e nel web. Si tratta di far capire agli studenti in che mondo realmente viviamo, e che certe deviazioni (corruzione, falsità…) non sono l’eccezione, ma la norma. “Non si può educare i ragazzi in un’atmosfera artificiale e idilliaca. Educhiamo i ragazzi alla serenità e fiducia ma orientandoli a conoscere la vita e il mondo come sono” (Rodari).

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