L’anno che verrà. Dialogo di un venditore di calendari e di un passante.

CULTURA

Venditore. Comprare qualcosa, signore? Ecco vedete. Anche calendari…Passante. Calendari? Ora sono dati in regalo ovunque. Di tutte le forme…

Venditore. Questo è speciale. Contiene le parole… la saggezza della mia terra.

Passante. Voi venite dall’Africa? Mi pare un po’ presuntuoso… ci vogliono tante parole per parlare di una città, di una persona, figuriamoci di moltitudini, popoli…

Venditore. E’ vero, signore. La saggezza non abita in una sola casa. Il tronco del baobab, nessuno può abbracciarlo da solo. Ma queste parole sono dette da tante bocche. Mio zio aveva una bottega e vendeva gli oggetti che costruiva. Lì andavano molte persone e raccontavano… storie, pensieri… Io mi sedevo e ascoltavo.

Passante. Si, anche qui. Un tempo nelle botteghe… aneddoti, proverbi…

Venditore. Ecco proverbi… sono come l’olio con cui si mangiano le parole. Noi parliamo con i proverbi, chi è intelligente capisce.

Passante. Credete che sarà felice quest’anno nuovo?

Venditore. Oh, si certo.

Passante. Tralasciando questo appena passato. Vi ricordate qualche anno cui vorreste che il prossimo somigliasse? Non vi piacerebbe che l’anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?

Venditore. No, signore, non mi piacerebbe.

Passante. Non ricordate nessun anno in particolare, che vi paresse felice?

Venditore. No! In verità.

Passante. E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?

Venditore. Si certo. Si sa.

Passante. Non tornereste voi a vivere cotesti anni passati, cominciando da che nasceste?

Venditore. Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse. Ma la penna di Dio si è asciugata dopo avere scritto il destino di ognuno.

Passante. Ma ammettiamo che sia possibile. Se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e dispiaceri che avete passati?

Venditore. Non lo vorrei. Proprio no.

Passante. Oh che altra vita vorreste rifare? La vita ch’ho fatta io, o quella di qualche signore o di chi altro? O non credete che io e chiunque altro, risponderebbe come voi per l’appunto, e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?

Venditore. Credo proprio che sia così. Io, davvero, non tornerei indietro.

Passante. Che vita vorreste dunque?

Venditore. Una vita a caso, come Dio me la mandasse, senz’altri patti. E non sapere altro, come non si sa dell’anno nuovo.

Passante. Così vorrei ancor io, e così tutti. E questo è segno che il caso fino a tutto quest’anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d’opinione che sia stato di più peso il male che gli è toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita che è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?

Venditore. Ecco, sì. Lo spero. Io vorrei pensare a un mondo più giusto. Dove se non puoi girare il vento, puoi almeno girare la vela. Quest’anno vorrei tornare a casa, manco da tre anni, ma aspetto mio figlio, è partito dal mio villaggio per l’Europa. Sono passati due mesi. Io aspetto. Vorrei andare in Africa e portare i miei nipoti sulle spalle, come facevo con i mei figli… per insegnare a guardare lontano.

Passante. Questo anno è stato difficile… Hai guadagnato poco, forse.

Venditore. Se non puoi avere ciò che ti piace, deve piacerti ciò che hai. I miei figli sono in vari paesi europei, lì al villaggio ci sono le donne e i vecchi. Speriamo di ricongiungerci qualche altra volta nella vita… nei matrimoni, nei funerali… L’uomo ha due piedi, ma non può seguire due sentieri. Questo è stato il mio. Non sei contento del tuo? Se porta ad alberi senza frutto, forse puoi cambiarlo.

Passante. Mi manca, in questi mesi, il ritmo vitale della città, le voci… Vorrei che ritornassero cose antiche e spero che cose nuove si affaccino. Vorrei un onesto e retto conversar cittadino, un dibattito pubblico franco e fondato su vero sapere per discutere di giustizia, pietà, fraternità… Allora mostratemi il calendario più bello che avete.

Venditore. Ecco. Chissà! Le cose potrebbero cambiare, cominciando dal civile conversare come noi abbiamo fatto. Ecco, signore. Le parole sono come le uova, appena schiuse mettono le ali. Grazie fratello. E’ il non parlare che non affratella. A rivederci.

(Variazioni su una “operetta morale” di Giacomo Leopardi)

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