Inno senza parole, banconote senza volti. L’Europa è divenuta noiosa e senza anima?

CULTURA

L’europeismo è al centro del nuovo governo. Tutti si rifugiano sotto il mantello dell’Europa. Ritenuta necessaria, ma senza fascino.

Nessuno riesce più a raccontare questo continente che, pur lacerato da guerre e contrasti, ha creato una civiltà comune, un’idea di tolleranza. Una trentina di anni fa c’era un altro racconto, una curiosità diffusa… Compagnie teatrali “europee” giravano nei vari paesi. Al teatro S. Michele di Manfredonia un gruppo di mimi e di suonatori (usavano come strumenti gli oggetti della vita quotidiana) tennero un spettacolo affascinante, e, al termine, senza conoscere l’italiano, dialogarono in modo vivace con il pubblico. In televisione c’erano i “giochi senza frontiere”, adattamenti televisivi dei grandi romanzi dell’Ottocento europeo, trasmissioni curate da grandi storici in prima serata e ora confinate in “Rai storia”. Kieslovski, regista polacco, fece tre film sui tre colori della bandiera e della rivoluzione francese. A metà anni settanta ci fu la proposta di un manuale unico di storia europea, bocciata dal Consiglio europeo. Nacque una collana di cinque grandi editori (in Italia Laterza), dal titolo “Fare l’Europa”. Nell’introduzione (1993) Jacques Le Goff scriveva: “L’Europa si costruisce. E’ una grande speranza che si realizzerà soltanto se terrà conto della storia: un’Europa senza storia sarebbe orfana e miserabile…” Il progetto voleva rispondere ad alcune grandi domande: “Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?”. Tutto questo non c’è più

Nell’età medioevale e moderna l’idea di una comune appartenenza era condivisa, i monaci giravano nei monasteri, gli studenti frequentavano le università europee, e poi i pellegrinaggi… Proprio questa terra è stata un luogo privilegiato per costruire l’identità europea. Monte S. Angelo brulicava di pellegrini (inglesi, francesi tedeschi, irlandesi…), si muovevano lungo vie e percorsi che oggi si cerca di ricostruire. Nell’anniversario di apparizione dell’Arcangelo, testimonianze del ‘600 parlano di otto itinerari che da Siponto si inerpicavano verso la Grotta sacra e riempivano tutta la vallata di canti e lingue diverse. Nonostante guerre e scontri di religione, le idee circolavano, il latino era lingua comune degli intellettuali, il telescopio venne a Galileo da un artigiano fiammingo… Nel Settecento il monaco – scienziato Michelangelo Manicone di Vico del Gargano studiò a Napoli, Vienna, Berlino, Bruxelles… Una formazione europea che lo porta a scrivere la “Fisica Appula”, in cui descrive il clima, le acque, le popolazioni, le malattie… della Capitanata. Appassionato riformatore, distingueva le persone in progettisti e “nonsipuotisti“. Questi erano coloro che a ogni cambiamento rispondevano “Non si può“.

Ci siamo concentrati sulle tecniche, le procedure… le etichette sulla marmellata vanno bene, ma c’è bisogno di storia, di contatti, incontri. Non  solo quelli delle elite. Umberto Eco proponeva un Erasmus dei contadini, degli idraulici, degli operai, dei tassisti… Europei si nasce, ma ancor più si diventa. Un nuovo Erasmus, con un altro nome. Qualcuno ha proposto Odysseus, per un servizio civile europeo. Un giovane meccanico di Manfredonia, incontrato in questi giorni, segue un corso di meccatronica,
gli piace il lavoro che fa, ma studia l’inglese e vorrebbe fare un’esperienza di lavoro all’estero.

C’è un buco nero, settori dimenticati, che si percepiscono marginali: le campagne. Un terreno fertile per le retoriche sovraniste. Territori periferici e lontani dai centri urbani e dimenticati dalla politica. George Steiner ha detto che i caffè hanno fatto la cultura europea. In Francia “mille caffè” per rivitalizzare le campagne. Un progetto nato dal basso, dai sindaci. Facilitare la nascita di bistrot, luoghi di aggregazione nei piccoli comuni che ne sono sprovvisti. In Italia sono settecento i piccoli comuni deserti o a rischio di abbandono. Nelle campagne del Tavoliere la cooperativa teatrale Bottega degli apocrifi ha portato “Shakespeare ai contadini“. Nel paesaggio naturale con anfiteatri di balle di paglia, in serate di musica, poesia, aperitivi contadini, si sono mescolate cultura letteraria e narrazioni sui cibi e i luoghi. Il Recovery plan potrebbe pensare a queste esperienze?

L’Europa è divenuta noiosa. Viaggiare senza passaporto, trovare norme uguali… cose che non si apprezzano. Le spinte nazionali sono sempre state forti, la comunità ristretta ha sempre suscitato calore e protezione… Ma il racconto di Salvini, Le Pen… è quello di una comunità impaurita e chiusa, che tale deve rimanere perché da fuori vengono i pericoli!

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