Questa è la Sinistra! La differenza con la destra è solo sul piano culturale?

CULTURA

Una discussione tra settantenni in pausa precauzionale post vaccinale.

“Il vaccino funzionerà, ma la ripresa… boh… c’è qualcosa che manca. Dappertutto si sente solo apatia, stanchezza, delusione… si fa riferimento al dopoguerra. Allora altro che lockdwon. I miei genitori scapparono da Foggia verso i comuni vicini, chi in campagna… C’erano i soldati morti, i dispersi, la fame, ti volgevi attorno e non c’erano appigli”. “Però tanta la voglia di fare, di partecipare, un clima confuso… le cronache e i racconti parlano di lotte, manifestazioni, comizi. Le paure erano più reali, quotidiane… tutti diventati antifascisti, tutti contro i tedeschi”. “Diffusa l’arte di arrangiarsi, con la novità della democrazia. Si affermava l’Uomo Qualunque nel Sud, ma durò poco. Non c’erano solo i comunisti, i partiti erano di massa. Si stava insieme per trovare risposte comuni”. “Dicono che andrà tutto bene. Nessuno perderà niente. Nessun posto di lavoro perduto. Ci pensa l’Europa. Arriveranno tanti soldi. Chissà…”

Discorsi analoghi ovunque. Si stenta a vedere un nuovo inizio, né si sente intorno quella “riflessione collettiva” in grado di compiere un’analisi, un esame di quello che siamo diventati. Mattarella e Draghi lo dicono ogni giorno: aprire un dialogo e un confronto sul futuro, fare proposte per un paese da rinnovare. Eppure a livello nazionale e dei singoli territori, abituati a ragionare in contrapposizione, a usare parole contro, a schierarci prima di pensare, stentiamo a trovare altre parole. Il lungo lockdwon, l’attesa inquieta, il next generation, visto solo a livello economicistico, non ci spingono a immaginare come potrebbero essere le città, i quartieri, la scuola…

Ci accorgiamo che ci manca la politica, quella in grado di mettere insieme le preoccupazioni, le aspettative personali e costruire un futuro comune. Si fa appello all’immaginazione, alla creatività… Intanto la destra scalpita, la sinistra arranca.

La crisi della sinistra è generale. A Madrid, Londra, Germania… Sono storie diverse. Ma qualcosa di comune c’è, sempre una ambiguità di fondo, il tentativo di giocare su tavoli diversi. Né carne e né pesce. Come il partito laburista sulla Brexit. Ora il segretario Keir Starmer vuole spostare la sede centrale del Labour da Londra. E’ forse una provocazione, ma “la borghesia londinese ha molto più in comune con l’utopismo tecnologico della società californiana che con la gente che vive nelle aree depresse del Regno Unito”, dice un deputato laburista.

Una Sinistra incapace di rappresentare i gruppi sociali più deboli, le nuove forme occupazionali precarie, un mondo frammentario e disperso nelle esperienze di lavoro e di vita. E’ avvenuto un grande esodo, perdita di consenso dei partiti di sinistra e rilevante spostamento di pezzi della classe operaia e salariati dei servizi verso la nuova destra radicale, che viene percepita capace di dare risposte in termini di sicurezza e identità. In Italia ha il 40%. In altri paesi europei (Scandinavi, Germania…) i gruppi di destra crescono ma in modo contenuto, le socialdemocrazie tengono, se pure perdono voti crescono i verdi. E’ complicata in Italia anche la relazione della sinistra con quell’area del lavoro autonomo (agricolo, artigianale, commerciale…). Un mondo che nel Sud, nel 2018, si era massicciamente orientato verso i 5 stelle e che già dopo un anno aveva scelto l’astensione. Vedremo che cosa accadrà nel voto autunnale, dopo la pandemia. Si è indebolito molto, nel Meridione, il legame territoriale (e quindi la capacità di ascolto e la selezione della classe dirigente). Insomma la Sinistra sembra avere un rapporto stretto con i ceti medi istruiti ai quali offre un mix di valori “post materialisti” (diritti civili, politiche di genere…). Sono “ignorate” le trasformazioni del mondo del lavoro, le disuguaglianze. Solo in questi giorni qualche timida e incerta proposta. Ma l’impressione generale non muta, e pare che la Sinistra si distingua dalla destra più sotto il profilo culturale che per i progetti economici e sociali.

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