Disuguaglianze ed eredità. Ma nessuno vuole “attentare” al gruzzolo del babbo.

SOCIALE

Nel Lockdwon dello scorso anno e nelle difficoltà di rientro dalle varie città europee sono venuto a sapere che persone di Manfredonia avevano acquistato la casa per i figli a Londra o Barcellona. Sapevo di molti a Bologna, Milano, Parma…

E’ un investimento: i figli studiano, frequentano master, lavorano… e se poi devono spostarsi, cambiare città il valore di quel bene rimane intatto.

La proposta di Letta sulla tassa di successione per dare un aiuto ai diciottenni riguarda i redditi alti. In verità poca cosa. Diecimila euro. Solo un segno di giustizia, in un paese come il nostro, dove rispetto a 30 – 40 anni fa, il ricambio sociale si è fermato. Il dibattito intorno alla proposta (forse intempestiva) è stato confuso, allarmato, accusatorio.

L’eredità è un meccanismo attraverso cui i ricchi mantengono in genere la loro rendita di posizione; esiste da sempre e non si può obiettare nulla, ma è indubbio che estende e allarga le sperequazioni all’interno della stessa fascia giovanile. La trasmissione ai discendenti di patrimoni mobili e immobili e le disuguaglianze molto marcate oggi alterano le pari opportunità per la generazione che verrà, e aggrava la differenza tra chi può programmare la sua vita e chi invece deve limitare scelte e progetti per il futuro.

Nel Sud, con la denatalità molto bassa e la prevalenza ora del figlio unico, ci sono giovani che partono avvantaggiati e guardano alle scelte di vita con sicurezza rispetto a coloro che contraggono un mutuo che dovranno estinguere fra venti trenta anni. Non si tratta solo di grosse fortune, ma di situazioni diffuse nel ceto medio (doppi redditi) che ha investito in condizioni favorevoli nel “mattone”, nelle seconde e terze case. Come colmare il dislivello tra chi ha ereditato un capitale di partenza, che gli offre molte chance, e chi deve crearsi una ricchezza su cui fondare il proprio futuro? Le disuguaglianze hanno un prezzo anche per la democrazia: la concentrazione di ricchezze e di reddito diviene concentrazione di potere, perché comportano la possibilità di acquisire influenza e di partecipare a campagne elettorali dispendiose per orientare l’opinione pubblica e il consenso.

In molti paesi europei la tassa di successione è molto più alta e il dibattitto per eguali condizioni di partenza e livellare il campo di gioco è approfondito. “Un passo in questa direzione è garantire che tutti ricevano un’eredità minima”, dice Atkinson. “Una dotazione di capitale assegnata a tutti all’ingresso nell’età adulta”. Una piccola correzione alle disuguaglianze. Si può pensare di assegnarla alla nascita, proteggerla e incrementarla con forme di investimento opportunamente finalizzate e poi consegnarla alla maggiore età e vincolarla a un progetto per la formazione, l’istruzione, l’apprendistato, l’acquisto di una casa o l’avvio di una impresa… Un piccolo risarcimento per il debito pubblico che sui giovani peserà.

Non può esservi giustizia per uno solo. Il giusto e l’ingiusto si misurano sempre in rapporto ad altri ed è difficile dire esattamente che cosa è dovuto a ciascuno in particolare. Chi ha la responsabilità di governo a qualsiasi livello deve chiedersi continuamente cosa è giusto e cosa è bene per i cittadini. Per questo è importante tenere alta la discussione sulla giustizia, la coesione e la dignità delle persone

Gli italiani sono tra i cittadini più ricchi al mondo. In questo periodo di lockdwon i depositi bancari sono cresciuti enormemente. Decine e decine di miliardi di Euro. Su di essi si basa la ripresa, e si spera che facciano crescere i consumi. E’ aumentato l’ammontare medio dei lasciti ereditari da 200 a 300 mila euro circa. Cresciute pure le donazioni. Restano indietro le famiglie numerose. Soprattutto quelle immigrate, a loro appartengono più di un quinto dei nuovi nati. Oltre settantamila all’anno.

Share on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterShare on LinkedIn