Manfredonia come Siena. Città che perdono giovani e futuro. Ed è difficile parlarne.

SOCIALE

Si vota a Siena. Candidato il segretario del PD. Votazioni significative. Monte dei Paschi al centro. Non si parlerà del problema più importante e che riguarda il futuro. La popolazione diminuisce, ed è sotto i 54.000 abitanti.

Come Manfredonia. La stessa popolazione, in caduta netta e mancano i dati del dopo Covid. Sono lontane le previsioni che hanno portato ai Comparti e alle ipotesi di sviluppo urbanistico degli anni passati. Ipotesi che facevano gioire proprietari dei suoli e speculatori. Difficilmente se ne parlerà in campagna elettorale. Sicuramente si parlerà dell’ospedale. E non mancherà chi metterà in relazione l’assenza del reparto nascite con il calo vertiginoso dei nati!

Nessuno ha voglia di affrontare questo problema. Come non si vedono i giovani che partono, a maggior ragione non si “immaginano” i figli che non si fanno. Ma ci sono i dati.. La fascia a Manfredonia del quinquennio iniziale di vita è di 500 nati in meno rispetto a quella 5 – 9 anni, e di oltre 1000 unità in meno su quella 15 – 19.

Un problema complesso. Mancano donne fertili, quelle dai 15 ai 49 anni, diminuite di oltre due milioni. In Italia è del 39,5 per cento rispetto all’Europa (42,5%) e al mondo (oltre il 48%). E’ stata studiata anche la correlazione (Roberto Volpi) tra matrimoni religiosi e nascite. Diminuiscono i primi e le seconde, parallelamente. Fino alla fine degli anni sessanta vi erano 8 matrimoni su mille abitanti, ora sono 3.  Quelli religiosi erano il 100 per 100. Poi le conquiste sociali: divorzio, diritto di famiglia, nuove libertà… Ricordiamo lo slogan: l’utero è mio e lo gestisco io. A fine anni settanta i matrimoni religiosi scendono al 90%, poi a 80 e infine nel 2000 il crollo progressivo, e si arriva nel 2019 a meno del 50%. Nel matrimonio religioso c’è quel vincolo “per sempre”, per cui è più facile rompere il legame civile che quello religioso. “Quel “per sempre” ha nei figli un elemento importante. L’enciclica Humanae vitae è del 1968, nata per porre un argine, invece è stata contestata anche dall’interno, accantonata ma presente nella coscienza dei cattolici. La chiesa si è trovata e si trova spiazzata. E’ intervenuta nella “stanza da letto” (Paolo VI parla di “eroici sacrifici”) e non di quello che va fatto intorno alle famiglie. Non interessano tanto i matrimoni religiosi, quanto “il motore sociale che si sta spegnendo”. Manca il senso sociale della maternità – paternità? “Sai, ho preso un cane, sono affezionato. Ma non mi fa vedere le Olimpiadi!”. Mi dice un amico. Un cane impegna come un figlio? Non si fanno figli per “amor di libertà” o per paura del futuro?

Gli scrittori cristiani dicono che a Roma c’erano molti dei “minuti”, quotidiani. Una sfilza per tutelare fecondità, maternità, neonati. Vi era una elevata mortalità infantile e perciò era affidata agli dei ogni fase della vita. Vi era la dea Alemona (nutrire il feto), Partula (per essa si accendeva durante il parto una candela), Dea Lucina (venire alla luce), Deus Vaticanus si occupava del primo vagito (il luogo di culto si trovava sul colle vaticano). Dea Levana (far nascere nei padri la tenerezza soprattutto quando era femmina). Le donne romane erano fiere dell’allattamento, e quindi la Dea Educa e Dea Rumina (buon allattamento, il tempio si trovava sul colle Palatino dove si riteneva che la lupa avesse allattato Romolo e Remo). Poi le divinità che accompagnavano lo svezzamento (Dea Potina), il Dio Fabulinus (la parola), Statilinus (camminare), Dio Paventia (proteggere dallo spavento)… Questo bisogno di protezione è presente in molte tradizioni popolari.

Nel primo piano sociale di zona (tre comuni: Manfredonia, Monte S. Angelo, Mattinata) la popolazione dell’ambito era poco oltre 77.000 abitanti, ora è di circa 72.000. Questi sono i residenti ufficiali. I giovani che mancano sono molti di più. Che fare? Bisogna intervenire urgentemente sui flussi migratori e sulla integrazione, sul lavoro, la casa per le giovani coppie. “Ho fatto un mutuo per la casa e finirò di pagarlo quando avrò settanta anni”, mi ha detto un trentenne. Non si potrà evitare mobilità e flessibilità, ma servono protezioni. E poi nuove politiche locali su famiglia e vivibilità urbana. Non ci sono ricette. Proprio per questo se ne deve parlare.

Share on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterShare on LinkedIn