Siamo cittadini o qualcosa d’altro? Le democrazie prive di memoria e conoscenze.

CULTURA

La democrazia che degenera in demagogia è una vecchia storia che risale ad Atene. Il populismo non è una invenzione odierna.

Oggi, gli aspetti formali sono conservati, ma il voto è fragile, basato su emozioni, paure, rabbia, risentimento… Una guerra sotterranea è condotta dai regimi autocratici contro le democrazie, giudicate inefficienti. Ci siamo adagiati, dopo la seconda guerra mondiale, sulla famosa frase di Churchill: “E’ il peggior sistema di governo, ma non esiste uno migliore”. La democrazia liberale ha espresso le sue energie di fronte alla sfacelo del secondo conflitto e dei totalitarismi. Bisogna aspettare un altro conflitto mondiale per verificarne le potenzialità?

“L’ignoranza politica che mina la democrazia”, il titolo di un editoriale di qualche anno fa. Su quali conoscenze le classi dirigenti governano e confezionano le leggi? Gli elettori su quali informazioni votano? Una democrazia senza informazione popolare o senza gli strumenti per raggiungerla, non è che il prologo di una farsa o di una tragedia. Un popolo che vuole governarsi da sé, deve armarsi del potere che procura la conoscenza. Oggi le informazioni sono diffuse, ci sono nuove norme sulla pubblicità degli atti, la trasparenza, l’accesso alle informazioni. Il Bilancio, il Piano sociale di zona, le delibere del Comune sono pubblicate. C’è, però, qualcos’altro.

Chiediamo immediatezza, tutto pronto e disponibile… Scompare la memoria. Si esalta la prevenzione, che non fa notizia, rispetto alla riparazione del danno. Parliamo di consumo del suolo, dissesto idrogeologico, incendi… Un bosco “vigilato” non fa notizia. Se un Ente assume persone per curare il sottobosco e intervenire tempestivamente a proteggerlo, nessuno ci fa caso. Gli interventi “riparatori” con i Canadair sono osannati, e applauditi i politici che promettono voli e acquisti di Canadair e nuovi reparti dei Vigili del fuoco. Questo vale per la xilella, per la sanità… La medicina domiciliare non fa notizia, come il potenziamento dell’ospedale. Il discorso vale anche per l’inclusione scolastica. Una scuola che su questo tema lavora quotidianamente, con insegnanti vigili, attenti a parole e gesti offensivi e intolleranti… nessuno lo nota. Fanno notizia i convegni, i progetti su parità di genere e bullismo…

Si afferma la tendenza agli slogan facili, subito applicabili, sono apprezzate le decisioni forti. Già durante la prima fase della Pandemia, il modello cinese che chiudeva milioni di persone, costruiva ospedali in 15 giorni, piaceva. Le scelte accentrate e forme di “commissariamento” sono valide forse con la Pandemia, paragonata a una guerra, di fronte alla quale scompare il capitale sociale democratico.

Ma può valere la stessa politica con il cambiamento climatico? Un ambito nel quale contano le convinzioni, i comportamenti di tutti, le azioni quotidiane… Una turista ha scritto: “Qui, a Manfredonia, nessuno va a piedi, è pericoloso anche fare una passeggiata”. L’emergenza climatica, le problematiche complesse dei territori richiedono una partecipazione consapevole della popolazione. La democrazia contrae un debito con gli elettori, ma anche i regimi autocratici, a loro modo, non possono farne a meno.

La democrazia elettorale si sta svuotando. In modo silenzioso da un po’ di anni perde attrazione, è poco esigente, si lascia maltrattare. “E’ un vecchio autobus, che tutti possono prendere, magari senza pagare il biglietto”. Ed ora con l’iperconnessione 24 ore su 24, nasce una nuova realtà, dove non si è più cittadini, ma tifosi. Unico antidoto è la cittadinanza attiva, associarsi e occuparsi della cosa pubblica, promuovendo strumenti di confronto per tenere insieme donne e uomini tramite le loro idee. La cittadinanza richiede, però, tempo, memoria, volontà, fatica.

Platone dice che l’arte politica appartiene a tutti. Gli uomini si riuniscono e fondano la città, ma appena si incontrano, iniziano a maltrattarsi e aggredirsi. Zeus teme l’estinzione della specie e invia Hermes, perché porti tra gli uomini il rispetto, la giustizia, ordinamenti civili e legami che creino fratellanza. Queste qualità “politiche” devono appartenere non ad alcuni, ma a tutti. Ai governanti e ai governati. “Altrimenti le città non potranno esistere”.

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