Ma insomma questa mafia c’è o non c’è? La domanda persistente.

POLITICA LOCALE

Una domanda che ricorda la storiella di quell’ubriaco che di notte cercava i soldi che aveva perduto sotto il lampione, il viale era lungo e buio, ma lui cercava solo lì, perché lì c’era la luce.

La mafia non ha segni distintivi sempre chiari, evidenti… spesso sono nascosti e da rintracciare. Se ne parlò in un consiglio comunale a Manfredonia; credo in occasione dell’adesione del Comune alla richiesta per l’istituzione della DDA (antimafia) a Foggia. In apertura la lettura di un documento di 5 stelle. Parlava di comportamenti illegali e/o mafiosi: parcheggiatori in seconda fila, cassieri di pubblici uffici che fanno preferenze, rifiuti abbandonati… e poi frequentazioni ambigue, diritti che dipendono da amicizie e favori… Qualche altro consigliere disse che la mafia è uno stile di vita. E’ mafioso non rispettare le regole, chiedere la raccomandazione a un politico, avere atteggiamenti provocatori, “dileggiare gli avversari”… Altri aggiunsero che se è stile mafioso quello del cittadino che chiede la raccomandazione, ancor più lo è quello del politico che poi fa il favore (e chiede il voto).

Un dibattito difficile, si mettevano insieme cose diverse… più delle cose dette valevano i silenzi, i toni bassi, le parole usate con cautela e prudenza. Così la preoccupazione che “ci stiamo abituando a ritenere normali le infiltrazioni malavitose nelle Istituzioni, negli Enti pubblici e negli appalti” , era espressa sottovoce ed appena percettibile.

Emergeva una divisione. Da un lato la mafia racket, estorsione, stupefacenti (traffico e spaccio) con cui “lo Stato è in guerra”, dall’altro la corruzione, i clientelismi e la necessità di una battaglia culturale, mettendo al centro diritti, giustizia, disagio giovanile e dipendenze, denuncia ed omertà, regole uguali per tutti.

Ma le due aree sono davvero distinte? Il valore di un’associazione mafiosa sta nella creazione di un tessuto connettivo che collega professionisti, imprenditori, uomini delle istituzioni… Nessun patto esplicito, nessun giuramento dichiarato, ma vicinanze “normali”, che scivolano e invischiano… senza che ci siano accordi dichiarati e tavoli segreti. Facciamo fatica, infatti, a distinguere i comportamenti scorretti, immorali e i reati. I confini sono spesso incerti e c’è una vasta zona grigia.

Mi è stato riferito che in un Consiglio Comunale di Manfredonia, 5 anni fa, circolava un foglietto che indicava chi avrebbe vinto l’appalto di diversi servizi sociali in gara in quel periodo. Oggi si può favorire un soggetto, penalizzando il concorrente: una autorizzazione, negata per mesi, improvvisamente si sblocca e si scopre che qualcuno è entrato, come operatore, direttore… C’è il racket, le auto bruciate… Ma c’è anche la richiesta di associarsi nella gestione di attività commerciali (e qualcuno è andato via da Manfredonia per le sollecitazioni di qualche socio ingombrante). In un bando pubblico un paio di cooperative dicevano di avere paura e sceglievano di non partecipare. Paura vera? Opportunismo? E’ necessario liberarsi da un racconto cupo e soffocante ed evitare gli schematismi. Quella di una mafia pervasiva e che è solo racket ed estorsioni, sottovalutando il sottobosco di corruzione e clientelismo che ne è l’anticamera.

Il contesto è comunque mafioso. Cosa vuol dire amministrare in un contesto mafioso? Non basta la consapevolezza del fenomeno, aver cura di stabilire le distanze e non frequentare determinate persone. Si richiede agli amministratori di essere “educatori”, con le parole e i comportamenti, essere coscienza critica e civica, in una comunità dove c’è poca società civile. Riaffermare una cultura politica, che metta al primo posto la difesa e la cura dei beni pubblici, che non possono essere il ventre molle usurpato dalle furberie di pochi. Intorno ad essi si appunta la riflessione delle relazioni dei prefetti che portano allo scioglimento per mafia. Intorno ai beni collettivi, quelli materiali e relazionali (fiducia, comunicazione corretta, regole uguali per tutti… ) è possibile ricostruire un nuovo patto di cittadinanza e ridare senso alla democrazia.

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