Tra i dannati del Tavoliere. I “ghetti” popolosi quanto i piccoli comuni dei Monti Dauni.

SOCIALE

Il 4 febbraio 2020 nel rogo di Borgo Mezzanone è morta una ragazza nigeriana, mai identificata. E’ stata seppellita a Bari, con una lapide e un nome, Hope. Nome diffuso in Nigeria, in inglese significa speranza. Ora la morte di due bambini riaccende indignazione e rabbia.

Si fa fatica a parlare degli immigrati nel Tavoliere, dove hanno operato figure generose e anche approfittatori e apprendisti stregoni… Fin dal 1989 padre Bruno Mioli sul giornale “le radici e le ali” parlava di oltre 11.000 presenze di lavoratori stagionali, fin da allora vi erano azioni per tamponare le emergenze e proposte di interventi duraturi.

Qui si è consumata la fine della politica riformatrice, l’idea di una possibile integrazione, fatta di azioni pragmatiche e di mediazione… Lo smantellamento del “gran ghetto” (marzo 2017), dove morirono due immigrati, è stato accompagnato da tweet unanimi di politici inneggianti alla “vittoria dello stato”, alla necessità di “spianare” tutti i ghetti, piccoli e grandi, di attuare la “soluzione definitiva”. E’ stato un fallimento politico e culturale.

Dopo la morte dei due bambini bulgari, il vescovo di Cerignola parla dei “troppi ghetti che da anni aspettano soluzioni”, nei quali né la Caritas e nemmeno la Polizia riesce entrare. Il “Ghetto dei Bulgari” (etnia rom) fin dal 2016 era al centro dell’attenzione, per i tanti bambini presenti e non frequentanti la scuola. Un ghetto chiuso e sorvegliato, dove si nasce e si muore, si celebrano matrimoni… i pannolini sono fatti con sacchetti di plastica del concime. Fu al centro di complesse trattative. Intervenne l’ambasciata bulgara con la “soluzione adottata in Francia”: roulotte, fornitura acqua ed energia elettrica, impegno a collaborare con il Servizio sociale e mandare i figli a scuola. Il progetto venne trasmesso dal Comune di Foggia agli uffici regionali. Qualcosa non funzionò e la collaborazione saltò. Il ghetto “scomparve” nel 2018. Alcuni tornarono in Bulgaria, altri si spostarono dove sono ora (Stornara). Già prima (2013) fu proposto un “progetto infanzia” nel Tavoliere nell’ambito del piano sociale di zona di Manfredonia. Se ne parlò ancora in un convegno su don Milani nell’aprile 2017. “Barbiana ora è lì”, si disse.

Le questioni sono intrecciate nel Tavoliere: casa, scuola, salute, trasporti, caporalato. Un groviglio difficile da dipanare. Ipotesi suggestive avanzate negli anni: case cantoniere, poderi, roulotte, servizi igienici e scolastici. Si è coltivato il sogno di ripopolare questo vasto territorio disabitato e fare come quando c’era l’Ente Riforma Fondiaria.

Sarebbe utile ripartire da alcune figure significative. Guglielmo Minervini  (m. nel 2016), parlò della “trappola dei ghetti”, lui ci aveva provato a evitarla, si era fidato ed era stato tradito dal Terzo settore. Stefano Fumarulo, (m. 2017), dirigente Regione Puglia. In una intervista dichiarò che non si potevano spendere tanti soldi (milioni di Euro per l’acqua, per l’autoambulanza…) e non risolvere niente. E’ la “trappola dei ghetti” di cui parlava l’assessore regionale Minervini. Padre Arcangelo Maira (scalabriniano m. 2021) fece la scelta di stare nel Tavoliere, si spostava in bicicletta, nel ghetto insegnava a parlare italiano e ad aggiustare le biciclette. Numerosi seguivano il suo esempio. Fu ostacolato dai caporali.

Il Tavoliere è sempre abitato. In un gruppo di poderi ho conosciuto nuove famiglie, con sei bambini piccoli (due gemelli nati all’inizio del 2021 al Policlinico di Foggia). Se ci si ferma in qualche incrocio o podere o nei campi si incontrano molti vecchi immigrati che non conoscono la lingua, sono senza documenti, senza nome… Un censimento nel Tavoliere è indispensabile e prioritario. Ci sono risorse e centri di riferimento. Baobab di Foggia, il centro Fumarulo a Cerignola, La Casa dei diritti a Manfredonia. Quest’ultima, inaugurata nel settembre 2014, costata quasi un milione di Euro, dotata di biblioteca, computer, cucine… doveva monitorare la presenza degli stranieri nel Tavoliere, organizzare corsi di lingua, incontri istituzionali e interetnici…. Collegato ad essa un Camper per seguire e censire la presenza dei minori. Casa e camper hanno funzionato solo un anno.

Dopo tanti fallimenti occorre andare oltre il lamento: c’è bisogno di conoscenze (chi sono, quanti sono…), cooperazione, urgenza di agire per la dignità delle persone, del territorio, per favorire lo sviluppo dell’agricoltura, che ha bisogno di manodopera garantita nei diritti e integrata.

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