Le guerre del passato e questa. Sono sempre gli inermi a mostrarci la verità dei conflitti.

SENZA CATEGORIA

Un’aggressione che porterà un carico di dolore e odio, lungo e difficile da sopportare nell’Est Europa. La guerra si è sviluppata, estesa ed emerge la sua nuda e brutale verità. Ed anche le responsabilità si ampliano.

Continuiamo a usare parole ipocrite. Corridoi umanitari. Proviamo a immaginare cosa vuol dire evacuare la città dove abitiamo. Quanti rimangono indietro. Proviamo a immaginare una città di mezzo milione di uomini, donne, bambini… Mariupol era caduta, poi la vicepresidente: “l’Ucraina non conosce la parola resa… Combatteremo fino all’ultimo uomo”. E richiede corridoi umanitari. Tutti in Occidente contagiati dall’eroismo e dal patriottismo. “Si combatterà casa per casa!”. Senza pensare agli inermi coinvolti. Mariupol si era arresa, si potevano concentrare gli sforzi diplomatici e fare di più, portare aiuti… ospedali da campo, per curare, sfamare… Ora partono i convogli. Ma quanti sono gli anziani non autosufficienti e i disabili che resteranno lì?

Sono cresciuto negli anni Cinquanta con i racconti di guerra. Due miei zii sono morti nel secondo conflitto mondiale. Il primo, Paolo, era sottotenente. Morì in Africa nel marzo 1941 a Cheren, comandava un battaglione di Ascari, aveva 23 anni. Il secondo, Gennaro, disperso. Le ricerche di mio padre (in giro ogni volta che sentiva di soldati che tornavano), appurarono che si trovava a Rodi Egeo su una nave tedesca carica di soldati italiani da portare in Germania (dopo 8 settembre 1943). “Silurati dagli inglesi, mentre tagliavamo una cipolla in quattro”, disse un “montanaro” sopravvissuto.  

Immagini che mi sono portato dietro. Come i racconti di mio padre, prima in Africa (a S. Giovanni R. era chiamato Nicola l’Abissino), e poi sul fronte greco. Una guerra terribile. Racconti (con silenzi e reticenze) di agguati, fango, retate, esecuzioni… La resistenza greca occupava le montagne, pastori e contadini, tutti potenziali partigiani. Non scendevano nei paesi, eppure le famiglie erano perseguitate, le case bruciate… I partigiani avevano una radio, che trasmetteva in greco e italiano. “Dicono che ci hanno invaso per portare la civiltà, ma perché non vanno a civilizzare il Gargano?”. Una notizia diffusa tra i soldati e i garganici, una decina nella compagnia, non sapevano “dove mettere la faccia”.

Il disonore della resa di Mariupol. A Cheren ci fu una delle battaglie più terribili della seconda guerra mondiale. Italiani e inglesi. Due mesi (febbraio – marzo 1941), con decine di migliaia di morti. Gli italiani sconfitti non coinvolsero le città di Asmara e Massaua. Il Duca d’Aosta si arrese, con l’onore delle armi degli inglesi.

In Italia i partigiani occupavano montagne e vallate, poi nell’aprile del 1945 scesero dai monti e le città (Genova, Torino, Milano…) insorsero. Durante ogni guerra abbiamo eroismo e viltà, la resistenza estrema e il coraggio di arrendersi. Quando la battaglia, la difesa di una città si trasforma in un suicidio… quello individuale può esserci… Ma nessuno può assumersi la responsabilità di decidere per anziani, bambini… gli inermi. E sono essi a dirci la verità della guerra.

Il pacifismo sembra oggi essere il male. Considero la pace un orizzonte obbligato, e la guerra giammai “plausibile”. Ho prestato il servizio militare, in tale occasione ho conosciuto Fabio Mini. Io allievo ufficiale e lui proveniente dall’Accademia, scuole strategiche…. Stabilimmo subito un rapporto di simpatia. Un paio di volte, in licenza breve, mi diede un pacchetto di sigari per il nonno, a Manfredonia.

Comandante della Nato nel Sud Mediterraneo, delle forze alleate in Kossovo, ha operato negli Stati Uniti e in Cina, autore di libri importanti per Einaudi e il Mulino. Originale e scomodo nelle sue analisi, è ritenuto uno dei maggiori esperti internazionali di guerra e di pace. Per Mini (lo scrive da mesi e anni) un conflitto evitabile. Nell’ultimo articolo su Limes esprime critiche all’espansione della Nato e ritiene che l’Europa sia divenuta teatro di battaglia militare ed economica tra Usa e Russia. Per questo sottolinea l’urgenza di “impegnarsi (Italia, Europa) a conquistare autonomia, dignità, indipendenza strategica…”.

Dobbiamo però aprire gli occhi. Nel 1989 si aprì un mondo nuovo per l’Occidente, ed “abbiamo perso quella grande occasione per calcolo politico, pigrizia mentale, ignoranza, grettezza economica… Abbiamo collaborato con Putin ad allontanare la Russia dall’Europa” (Rumiz)

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