“Solo, tutto affonda nel farisaismo”. La settimana santa di Jurij Zivago-Boris Pasternak

CULTURA

Il dottor Zivago è l’unico romanzo di Boris Pasternak. Rifiutato in patria e pubblicato in Italia. Nel 1958 ebbe il Nobel che non poté ricevere. Fu il figlio a ritirarlo nel 1989.

A conclusione del romanzo ci sono 25 poesie del protagonista Jurij Zivago. Parlano della Passione, della natura… In apertura Amleto, in chiusura l’orto del Getsemani.

La settimana santa. “… il bosco è spoglio e scoperto – e, nella settimana di passione, – sta come una schiera di oranti – la folla dei tronchi di pino. / Ma in città, su un esiguo – spazio, come a un convegno, – gli alberi nudi osservano – oltre la cancellata della chiesa. / E il loro sguardo è atterrito. – Una ragione ha quell’angoscia. – I giardini escono dai recinti, – vacilla l’ordinamento della terra: – seppelliscono Iddio…”

Il racconto di una settimana, dall’ingresso a Gerusalemme (la festa, le acclamazioni), e poi i giorni cupi, crudeli. “Con tutta la sua pesantezza di piombo –  il cielo si schiacciava sulle strade. – I farisei cercavano le prove – strisciandogli dinanzi come volpi… / Con l’ardore con cui prima lo esaltavano, –  maledizioni gli lanciavano adesso. / Quelli dei quartieri intorno – sbirciavano oltre i cancelli; – s’accalcavano spingendosi a ondate, – attendendo la conclusione… E la fuga in Egitto e l’infanzia – già ricordavano come in un sogno. / Ricordavano il pendio maestoso – del deserto e il dirupo da dove – Satana lo tentò con l’offerta – dell’impero dell’universo. / E il banchetto delle nozze a Cana, – e la tavola stupita del miracolo, – e il mare su cui camminando – tra la nebbia raggiunse la barca. / E la ressa dei poveri nel tugurio, – e la discesa con la candela nel sotterraneo, – che a un tratto s’era spenta atterrita — quando il resuscitato si levò…”

“Credo che non ti amerei tanto se in te non ci fosse nulla da lamentare… Io non amo la gente perfetta, quelli che non hanno mai inciampato. La loro è una virtù spenta. A loro non si è svelata la bellezza della vita”, scrive Pasternak. Lui ama la Maddalena. Come sarebbe stata la sua vita, se Gesù, non avesse poggiato i piedi sulle sue ginocchia?

Prima delle feste la gente fa le pulizie. – In disparte da tutto il tramestio, – io lavo con l’unguento dell’anfora – i tuoi purissimi piedi. / Cerco e non trovo più i sandali. – Non vedo nulla per le lacrime. – Sugli occhi in un velo mi sono ricadute – le ciocche dei capelli disciolti. / Sul lembo della sottana ho posto i tuoi piedi, – li ho bagnati di lacrime, Gesù…“. Maddalena anticipa quello che avverrà: “Noi ci raccoglieremo tutti insieme, in disparte, – e vacillerà la terra sotto i piedi – verso i cieli si tenderà questa croce. / Mi getterò ai piedi della crocifissione, mi gelerà il cuore, mi morderò le labbra. / Per un troppo grande amplesso le braccia – tu allargherai alle estremità della croce…. / Ma trascorreranno tre giorni tali – e apriranno un così grande vuoto, – che in questo terribile frattempo – avrò raggiunto la massima pienezza – per il momento della resurrezione.

Nell’orto del Getsemani. “… Lasciati i discepoli di là dal muro, – disse loro: L’anima è triste fino alla morte, – rimanete qui e vegliate con me. / E rinunciò senza resistenza, – come a cose ricevute in prestito, – all’onnipotenza e al dono dei miracoli, – e fu allora come un mortale, come noi… / Le lontananze della notte – le sconfinate distese del nulla e dell’inesistenza, – solo l’orto un luogo capace di vita. / E guardando quei tenebrosi spazi neri, – vuoti, senza principio né fine, – perché quel calice di morte via da lui passasse – in un sudore di sangue pregò il padre suo. / Mitigato dalla preghiera lo strazio mortale, – tornò di là dalla siepe. Per terra – i discepoli, vinti dal sonno, – giacevano nell’erba sul ciglio della strada. / Li destò: ‘Il Signore vi ha scelti a vivere – nei miei giorni, ed eccovi crollati come massi. – L’ora del figlio dell’uomo è venuta. – Egli si darà in mano ai peccatori’… / Ed ecco una folla di servi, una torma di vagabondi, – torce e spade e, davanti a tutti Giuda – col bacio del tradimento sulle labbra. / Pietro tenne testa con la spada … Ma ode: ‘Non col ferro si risolve la contesa, – rimetti a posto la tua spada, uomo. / Pensi davvero che il padre mio di legioni alate – qui, a miriadi, non m’avrebbe armato?… Ma il libro della vita è giunto alla pagina – più preziosa d’ogni cosa sacra. – Ora deve compiersi ciò che fu scritto, – lascia dunque che si compia. Amen. / Il corso dei secoli, lo vedi, è come una parabola – e può prendere fuoco in piena corsa. – In nome della sua terribile grandezza – scenderò nella bara fra volontari tormenti. / Scenderò nella bara e il terzo giorno risorgerò, – e, come le zattere discendono i fiumi, – per il giudizio, a me, come chiatte in carovana, – affluiranno i secoli dall’oscurità”

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