Quel che si dice intorno alla Resistenza, all’Anpi… sulle orme di Svevo e Manzoni.

SOCIALE

La coscienza di Zeno di Italo Svevo è uno strano libro con una conclusione ambigua e ancora più strana.

La vita attuale è inquinata alle radici. L’uomo si è messo al posto degli alberi e delle bestie, ha inquinato l’aria… Ha inventato ordigni sempre più sofisticati. “Forse traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute. Quando i gas velenosi non basteranno più, un uomo, fatto come tutti gli altri… inventerà un esplosivo incomparabile a quelli esistenti… e un altro uomo, fatto anch’egli come tutti gli altri, ma degli altri un po’ più ammalato, ruberà tale esplosivo, s’arrampicherà al centro della terra per porlo, ove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà un’esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e malattie“. E chissà… potrà iniziare un nuovo percorso della vita senza quei virus che portano alla malattia.

E’ “il disagio della civiltà”. Si può curare l’individuo prescindendo dalla malattia collettiva? La differenza tra normali e nevrotici è nel grado di rassegnazione alla malattia. La prima guerra mondiale è finita. Zeno Cosini è un profittatore di guerra, il commercio va molto bene e lui si sente sano, forte… non ha più bisogno di psicoanalisi! La conclusione di Svevo è più pessimistica di Freud, che vede il rischio dello sterminio reciproco, ma si attende (o spera) l’intervento di una delle due potenze celesti (Eros – Amore).

Perché questo riferimento in questo periodo? Esprimere dubbi è normale, porsi domande (e sarebbero tante) dovrebbe essere legittimo. Aiutano a capire e invece sono segni di malattia. I sani sono quelli che si aspettano con le nuove armi americane (droni kamikaze) una “grande bella battaglia”! I sani sono quelli che esaltano l’eroismo, che non permette a feriti e bambini di uscire dalle acciaierie! I sani non discutono: c’è un aggressore e un aggredito, niente altro, ed esaminano e giudicano ogni giorno chiunque si discosta da questo schema.

Nel Sud non c’è stata Resistenza, per molti i partigiani erano banditi, traditori… Foggia è stata bombardata dagli alleati nel maggio-settembre 1943 (stazione, aeroporto). Quasi 2000 morti. Dagli aeroporti del Tavoliere partivano gli aerei che bombardavano le postazioni e le città tedesche. Anche Dresda e Berlino, dove Hitler arruolava i ragazzi che combattevano “fino alla fine”. Oggi si fanno confronti con le Termopili e Berlino (!) e i membri di Azov affermano che quelli che si arrendono non sono “veri uomini”.

Ha sempre suscitato discussioni, la Resistenza, che, dopo gli anni sessanta, per merito di libri e testimonianze importanti, è uscita dai toni celebrativi. In seguito è arrivato il libro (contestato) di Pavone: “Una guerra civile” (1991). O meglio le tre guerre: patriottica (contro i tedeschi), civile (contro i fascisti), di classe (di emancipazione sociale). La resistenza emerse con i suoi ideali, speranze, la sua “moralità”. E’ stata una scuola di umanità e di politica. Le bande erano formate da giovani e guidate da “piccoli maestri”. Nel regioni del nord nacquero 15 repubbliche partigiane o isole di libertà. Il manifesto dell’Europa è nato al confino di Ventotene. Tante esperienze, tante resistenze (quelle armate e quelle infinite quotidiane).

Un libro di culto era i Promessi sposi. Nelle carceri del fascismo, nei luoghi di esilio e di confino, il romanzo era un “compagno di veglie, un alleato di pensieri”. Il 28 ottobre 1943 Pietro Pancrazi scrive a Piero Calamandrei: “Sono contento che rileggi I Promessi Sposi. Non c’è nessun libro che possa far compagnia e dare vita a tante riflessioni e pensieri, a tante riprove a quello che si sente e si pensa sugli uomini e le cose…”. E Calamandrei, nei suoi interventi all’assemblea Costituente, nelle scuole… parlava del fascismo attraverso i personaggi del romanzo: i don Rodrigo, gli Azzeccagarbugli, i don Abbondio, i don Ferrante… Tante figure e situazioni descritte dal Manzoni erano ben presenti nell’Italia fascista.

Resistenza italiana e ucraina. Differenze? So che i partigiani avevano una preoccupazione massima a evitare vittime innocenti, stavano sui monti, scesero nelle città, quando queste insorsero. Quella ucraina si combatte “sacrificando le città” e i cittadini. In Italia l’attentato di via Rasella a Roma (33 soldati tedeschi uccisi), suscitò aspre polemiche e dissenso.

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