Leader for Peace. Rondine, Assisi… Idee di pace. Nel segno di Francesco e… dell’Ucraina

CULTURA

Perugia. Ho tenuto un incontro all’Università sulle periferie e sul quel caso unico in Italia che è il Tavoliere di Puglia. Un immenso quadrilatero, coltivato e totalmente disabitato (solo migliaia di immigrati nei ghetti).

Le periferie? Non sono belle o brutte, possono essere vitali o aride, far crescere o intristire. Il Tavoliere? Gli smantellamenti dei ghetti, la ricerca della soluzione perfetta… dovrebbero lasciare il posto all’aggiustamento, alla ricucitura… La legge sul caporalato non basta, bisogna dare “la lingua”, immaginare interventi che aiutino le persone all’autonomia. Un processo graduale.

Il discorso è proseguito a Perugia parlando dell’arte pragmatica di aggiustare le cose. E si è parlato della guerra. Della necessità di fermare le armi. Far prevalere la politica, con scelte che pongano al primo posto le popolazioni, escludano il sacrificio di innocenti, l’abbandono dei luoghi… Abbiamo parlato di Rondine (frazione di Arezzo) dove funziona (1998) un progetto per la riduzione dei conflitti nel mondo e la diffusione di pratiche di conciliazione. Uno studentato internazionale (giovani provenienti da Paesi che vivono guerre e difficili cammini di pacificazione). Una formazione di due anni e una convivenza con i “nemici”, per poi agire nel proprio paese e città, come animatori e pacificatori delle comunità e società civile. L’iniziativa è stata presentata all’Onu, e Guterres ha mostrato interesse a visitarla.

Nei giorni successivi ad Assisi e all’Eremo delle carceri. Lunghi percorsi a piedi, incontri con tanti viandanti che lentamente salivano verso quel luogo (le carceri), carico di silenzio, memoria, domande. Siamo a 800 anni dal periodo più intenso della vita di Francesco: 1223 la prima Regola, poi le Stigmate, il Cantico delle Creature, la morte nel 1226. In precedenza era stato in Palestina ed Egitto. Incontri di pace, senza frutto. Molti gruppi salivano all’Eremo per la pace.

Si vuole la pace? I Russi sono stati mesi a fare manovre e a dire quello che avrebbero fatto. Forse allora qualcosa si poteva fare. Ora, di fronte al baratro, si può ritentare. Abbiamo visto l’escalation delle parole, quelle della Pelosi sul bullo da abbattere, di Ursula von del Layen, Borrell, Michel…, che a turno hanno posto come obiettivo “la vittoria sul campo dell’Ucraina”. Hanno consultato qualche Parlamento? Un’arroganza che viene da lontano. Un professore di Perugia ricorda la guerra in Jugoslavia (1999): Nato e Usa iniziano i bombardamenti mentre il primo ministro russo Primakov va in volo verso Washington… Saputa la notizia inverte la rotta e torna a casa. E oggi Papa Francesco si chiede se non è stato “l’abbaiare della Nato alle porte della Russia” ad aver provocato Putin.

L’Europa sembra addormentata e ipnotizzata. Usa e Regno Unito vogliono il prolungamento del conflitto, ed altro. Con quali costi umani? Forse è ancora possibile un’azione politica dell’Europa per non cadere nel precipizio, coordinandosi con altri paesi che vogliono evitare la tragedia.

In Ucraina si difende la libertà, la democrazia, l’Europa? Questi nobili ideali possono richiedere il sacrificio di innocenti? E non è ripugnante l’idea che altri muoiano per noi? Un po’ come “Armiamoci e partite“. Tra populismi e tendenze tecnocratiche si sta perdendo il vincolo di cittadinanza. Ci vogliono informazioni e conoscenze. Ed è gravoso acquisirle. Ma “impicciarsi” è l’unica via per tutelare il diritto di cittadinanza.

Negli anni ’20 del secolo scorso ci fu negli Stati Uniti una discussione tra il filosofo Dewey e il giornalista Lippmann, se la democrazia debba implicare “un alto livello di condotta personale”. Per Dewey essa “esige un vigoroso scambio di idee ed opinioni”, e non può svilupparsi senza virtù civiche e competenze. Oggi, con le tante emergenze (pandemia, clima, guerra…), si vive una preoccupante riduzione del pensiero critico. Con una informazione enfatica e irresponsabile, siamo prigionieri della cronaca e perdiamo il senso della storia. Dobbiamo ricordare Bonhoeffer:“Per il bene la stupidità è un nemico più pericoloso della malvagità”. Contro il male è possibile protestare, compromettersi… “Ma contro la stupidità non abbiamo difese”. Nello stupido non difetta il calcolo, la furbizia, ma l’umanità.

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