Prima la vittoria e poi la pace? E’ tempo di compromessi. Sporchi, ingiusti, necessari.

CULTURA

Guerra, riscaldamento globale, interruzione catene di cibo che penalizza i paesi poveri, la pandemia ancora in agguato…

La guerra sta mettendo in evidenza risvolti preoccupanti e imprevedibili. Il solco tra l’Occidente e la Russia (e la Cina) si approfondisce. E’ la fine della globalizzazione? La guerra sta cambiando molte cose. Ma le ragioni di un mondo globale e interconnesso non sono scomparse. Nascono dal fatto che molti paesi hanno bisogno di cibo, di risorse. Trovano conveniente vendere alcuni cose e comprarne altre. La globalizzazione ha dei rischi, ma anche enormi vantaggi. La chiusura delle relazioni è pericolosa, rischia di indebolire la lotta all’emergenza climatica, che presenterà un conto pesante alle generazioni future.

“La rivoluzione non è un pranzo di gala”, diceva Mao. E la guerra è di un orrore inconcepibile. Il conflitto ucraino attuale ricorda la prima guerra mondiale, nella quale entrammo con passo di danza e inni di interventisti, nazionalisti, intellettuali… La guerra “igiene del mondo”, l’esaltazione vitalistica ben presto lasciò il campo allo strazio dei corpi e delle menti. Nella guerra in Ucraina le madri russe nascondono i figli, anche le madri ucraine nascondano i loro figli. Guerra atroce, sorretta da un vecchio, solido odio fraterno, “perché se proprio devi sgozzare qualcuno, se lo conosci, godi di più e il lavoretto ti viene assai meglio” (Perez-Reverte)

La pace dopo la vittoria, la resistenza fino all’ultimo uomo contro l’invasione (un’offesa al diritto internazionale), i russi devono essere ricacciati dove stavano prima del 24 febbraio… questo dicono gli europei… e inviano armi.

Parliamo di compromessi. A quanta giustizia dobbiamo rinunciare in nome della pace. Si esprimono Edgar Morin, Sergio Romano, Marco Tarquinio. Indispensabile la libertà dell’Ucraina, che non significa integrità del territorio. Il Donbas, dice il decano dei filosofi europei, popolato da russofoni e russofili, in gran parte impegnati in una guerra che dura dal 2014, può tornare dentro l’Ucraina, divenuta visceralmente antirussa? Per queste aree, per il mare d’Azov sono da studiare, inventare nuovi statuti… Odessa e Mariupol porti franchi….  Sergio Romano: “Neutralità dell’Ucraina e disegnare una nuova carta del Paese che tenga conto della lingua maggiormente parlata nelle singole regioni”. Per Marco Tarquinio (direttore di Avvenire) è inevitabile che l’Ucraina perda pezzi. La cosa vergognosa è che si arrivi a questo dopo massacri… Con una retorica alimentata da Zelenskij e sostenuta dagli europei … “Raccoglieremo i cocci di morti e distruzione e diremo che gli ucraini sono eroi! Resta il dubbio. Si poteva evitare?

Vedere i vecchi costretti a partire, le famiglie disgregate… I profughi ucraini. e quelli costretti a fuggire per conflitti, siccità, fame… Vedere i volti dei bambini ucraini nei rifugi o uccisi, quelli nei campi profughi, quelli morti a migliaia in Afghanistan… viene da pensare a quello che sarebbero divenuti, crescendo… Ed anche ai compiti dell’Occidente.

Jean Jaures (1859 – 1914) fu ucciso alla vigilia della prima guerra mondiale da un nazionalista francese. La sua morte abbatté un argine alla sfrenata propaganda di guerra. Leader socialista, ispiratore e teorico del pacifismo. Nel 1903 parlò ai suoi studenti. “L’umanità è maledetta se per dar prova di coraggio si condanna eternamente a uccidere. Il coraggio non è far vagare sul mondo la terribile nube della guerra. Il coraggio non è lasciare alla forza la soluzione dei conflitti. Per voi il coraggio deve essere quello di ogni ora: è sapere sopportare le prove fisiche e morali che la vita impone. Il coraggio è scegliere un mestiere, farlo bene, non disgustarsi per dettagli monotoni e fastidiosi… Il coraggio è esplorare la complessità dei fatti, illuminare questa realtà enorme e confusa con delle idee generali, sollevarla con la bellezza sacra delle forme e dei ritmi. Il coraggio è dominare i propri errori, soffrirne ma non esserne sopraffatti e continuare il proprio cammino. E’ andare verso l’ideale comprendendo la realtà. E’ agire e dedicarsi alle grandi cause senza sapere quale ricompensa per il nostro sforzo, né se una ricompensa ci sarà. Il coraggio è cercare la verità e dirla, non cedere alla menzogna, non associarsi alle urla dei fanatici”. Queste parole non sono un impegno anche per noi?

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