Il “metodo Calvino” (e l’innovatore rampante) alla prova nel Golfo. La fantasia e la marmellata.

CULTURA

“L’immaginazione è più importante della conoscenza. La conoscenza è limitata, l’immaginazione abbraccia il mondo”. Una affermazione di Einstein da maneggiare con cura. La fantasia, la creatività… sono misteriose, nascoste, imprevedibili.

Giugno 1984, Calvino è invitato dall’Università di Harvard a tenere 6 conferenze nell’anno accademico 1985 – 86. Morì prima di partire per l’America. Furono pubblicate nell’88, con il titolo Lezioni americane, concepite per discutere della letteratura nella prospettiva del nuovo millennio, hanno acquisito una importanza fondamentale nel dibattito culturale.

Ora è uscito un piccolo e prezioso libro: Prencipe – Sideri, L’innovatore rampante. Una rilettura di quelle lezioni, i cui titoli costituiscono i capitoli di entrambi i libri: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità… Si “attualizzano” quelle proposte alla luce delle urgenze del nostro tempo: transizioni, innovazioni tecnologiche, nuove forme organizzative… Luciano Floridi, nella prefazione, consiglia di leggere ogni lezione di Calvino facendola seguire dall’interpretazione che si trova in questo volume. Non so chi riuscirà a farlo!

Calvino si muove sulla scia del paradosso, ovvero tensione e contrapposizione degli opposti: ordine-disordine, visibilità-invisibilità, unicità-molteplicità… “Come nel mio elogio della leggerezza era implicito il mio rispetto per il peso, così questa apologia della rapidità non pretende di negare i piaceri dell’indugio”. Rapidità non esclude l’attesa, che può incubare nuove idee.

Il metodo Calvino: guardare, descrivere, rispettare i dati come uno scienziato. Spunta fuori Galileo: quello di osservare, riflettere, sperimentare. “Galileo applicava i metodi scientifici del suo tempo; Calvino usava la sua immaginazione”. Per entrambi la fantasia deve legarsi a qualcosa di concreto. “Solo una certa prosaica solidità può dare vita alla creatività; la fantasia è come una marmellata; bisogna spalmarla su un solido pezzo di pane”. (Calvino, intervista televisiva). “L’Orlando furioso raccontato da Italo Calvino” (in uso nel Liceo scientifico di Manfredonia per molti anni) è un’opera di straordinaria ri-scrittura, nata dall’amore di Calvino (e Galileo) per l’Ariosto.

Ci può essere una pedagogia dell’immaginazione? La fantasia è legata a una visione interiore da non soffocare o ridurre a confuso fantasticare. Ma come permettere alle immagini di assumere forme definite? Gianni Rodari (“La grammatica della fantasia”) scrive che una storia può nascere da un binomio fantastico: due parole distanti, un accostamento insolito… due elementi si trovano a convivere e l’immaginazione si mette in moto. Altri parlano di uno sguardo di sbieco, altri di uno sguardo “estraneo”. Il problema è cambiare lo sguardo.

Prencipe e Sideri sulla scia di Calvino vedono lo sviluppo “nella sua lotta interna tra distruzione e creazione, trasformazione e rinascita, sintesi e analisi, notum et novum…” e cercano di elaborare una grammatica dell’innovazione. In questo periodo si riscontrano limiti nelle teorie esistenti, anomalie, fenomeni che mettono in crisi vecchi modelli. Si rende necessario un “riorientamento”, un nuovo paradigma in grado di sostituire quello precedente. Non è semplice. In un mondo complesso i processi innovativi devono tener conto di molti fattori, conoscenze molteplici, interdisciplinarità e pluridisciplinarità… Cambiare prospettiva è difficile: significa sfidare il senso comune, esporsi alle contrapposizioni.

L’abilità dei due autori si misura sulla sesta lezione, da Calvino mai scritta. Solo una parola “consistency” e il riferimento a un racconto di Melville: Bartleby, lo scrivano. Il binomio è coerenza e incoerenza. Bartleby è bravo nel suo lavoro; un giorno gli viene chiesto di controllare delle copie e lui risponde “preferirei di no”. Così dice, con aria mite, ogniqualvolta gli viene chiesto qualcosa. Una coerenza chiusa a ogni sollecitazione, un adagiarsi sul presente, che restringe cambiamenti possibili. Per costruire il futuro la coerenza deve spingersi lontano, accettando incoerenze (aperture) che permettano aggiustamenti. Lessi anni fa questo racconto in una casa di accoglienza per persone fragili. Altre furono le interpretazioni: resistenza passiva, critica all’utilitarismo, insondabilità della natura umana… “Ah Bartleby! Ah Umanità!”. Sono le ultime parole del racconto.

L’innovatore rampante sarà presentato il 15 luglio a Manfredonia sul porto turistico. Per affrontare le sfide globali servono le comunità degli scienziati, dei professionisti… Università, istituti di ricerca… su cui si soffermano i due autori. Un po’ di ottimismo fa bene, ma solo un po’… Serve soprattutto un dibattito pubblico vero, oggi purtroppo scomparso per pigrizia o sommerso dalle voci dei social.

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