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Categoria: cultura

“Ma serve davvero la scuola?” Una domanda scomoda e necessaria di questi tempi.

Aprirla non è una sfida politica, ma una prova per tutto il paese. Mostrare che si può agire con responsabilità e si può convivere con le paure, le incertezze, le difficoltà.

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L’anno che verrà. Dialogo di un venditore di calendari e di un passante.

Venditore. Comprare qualcosa, signore? Ecco vedete. Anche calendari…Passante. Calendari? Ora sono dati in regalo ovunque. Di tutte le forme…

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La disubbidienza necessaria di Antigone e quella nociva di chi non ha rispetto delle regole.

C’è tristezza e malinconia. La speranza di una fine in tempi brevi del coronavirus sembra allontanarsi. Nonostante il vaccino.

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I morti. Si svezzano man mano dalla terra e sono in compagnia delle stelle. E Dio?

“Non possiamo sapere come è Dio. E di tutte le cose che vorremmo sapere, è la sola veramente essenziale”. Ma ascoltando i morti possiamo sapere qualcosa della vita.

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Dopo la Pandemia. Fare come negli anni della ricostruzione? Ma allora non c’erano le élites.

In campo c’erano molti nomi (rinascita, resistenza, rilancio, ricostruzione…), tutti con la lettera R. Poi il Piano da presentare all’Europa per il Recovery fund ha preso il nome di “ripresa e resilienza”.

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La scuola avanti Covid e dopo Covid. Per il ritorno in classe c’è in giro un’aria nuova.

E’ uno di quei momenti in cui si possono aprire le porte di profondi cambiamenti. Senza discorsi ridondanti e teorici.

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“Se bussano alla porta, non aprite”. I Bambini nascosti. Una canzone per restare umani.

“Cercavamo braccia, sono arrivati uomini” scrive lo scrittore svizzero Max Frish. E la frase diventerà celebre.

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Le proteste per cinema e teatri chiusi. Platone avrebbe tenuto aperte anche le palestre.

Nella mia città, Manfredonia, erano in proiezione (prima della chiusura) due film: David Copperfield e Lockdown all’italiana. Coloro che li hanno visti ne hanno parlato come del recupero di un “respiro lungo”, di uno sguardo (anche ironico e scanzonato) che aiutava…

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“Pasolini! Lui sì che ci vorrebbe oggi!” “Mah! Era inattuale prima, lo è ancor più ai giorni nostri”

Quarantacinque anni fa, la mattina del 2 novembre 1975, il suo corpo fu trovato assassinato sul lido di Ostia. Una morte che lo consacra nel ruolo di intellettuale contro, provocatore, fustigatore dei costumi nazionali.

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La poesia aspra, dura, sincera del Nobel Louise Gluck. “Giusta” per questi tempi difficili.

“Una inconfondibile voce poetica che con austera bellezza rende universale l’esistenza individuale”. Così la motivazione del Nobel.

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Se uno può dire una cosa con 3 parole e ne impiega 5, allora può commettere qualsiasi delitto
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