Inverno demografico? No. Di più. Noi siamo il Polo Nord. Il caso Manfredonia.
Le scuole e i circoli didattici perdono uno, due classi per anno. I negozi per bambini chiudono. Così le fabbriche di carrozzini.
E’ allarme? Ondate emotive. Passano subito, specialmente in estate. Gli ultimi dati riportano però molte conferme. Il Sud perde residenti e la Capitanata è una delle aree più colpite. Guardiamo i dati di un piccolo comune, Manfredonia. La popolazione in venti anni scende da 57.600 residenti del 2002 a 53.200. Una perdita secca di 4.500 abitanti. Le nascite nello stesso periodo da 600 passano a 350. Nel 2024 il saldo negativo è di 434 unità e le nascite scendono a 317.
C’è un altro dato importante ed è quello sulla popolazione delle ultime classi scolastiche, dai 14 ai 18 anni: è di ca 600 unità per ogni anno. Abbiamo perso molto rispetto ad un decennio fa, ma è poco rispetto a quello che accadrà. La popolazione dei primi 5 anni è di ca 350 unità per ogni anno. Un semplice calcolo aritmetico ci dice che perderemo in pochi anni oltre 1.200 giovani. Non parliamo di percentuali, previsioni… ma numeri veri.
Manfredonia è il comune che potrebbe avere maggiori occasioni di sviluppo, ed è, invece, in Capitanata quello che perde di più nell’ultimo decennio. A Manfredonia, con meno di una nascita al giorno ci sono ancora quelli che chiedono il reparto di ostetricia!
“La società ha l’obbligo di garantire il diritto alla vita e alla salute della donna specialmente quando essa metta a rischio la propria vita per darci la vita”. Parole dell’Onu, che sottolineano come la maternità non è questione privata. Per favorire le nascite occorre mettere assieme elementi diversi e molteplici e soprattutto partire dalla vita e dalla salute della donna, il soggetto al centro di ogni strategia e non oggetto. C’è una visione “ristretta” della natalità – maternità, considerata un evento (nascita, bonus, asili nido…). Invece bisogna allargare lo sguardo: diritto al lavoro, riconoscimento sociale… Si è madri anche quando i figli crescono. I bisogni dei bambini vanno al di là dell’igiene, del nutrimento, apprendimento…
I provvedimenti sulla natalità sono troppo centrati sulla natalità e ignorano il dinamismo familiare nello scorrere del tempo. Non dicono nulla di famiglie che hanno in cura anziani o altri soggetti fragili. Ignorano quelle con uno o due figli e ne vorrebbero avere un altro. Le famiglie “corrono”, si disgregano, si ricostruiscono, ci sono quelle monogenitoriali (diciamo meglio “madri single”). Queste ultime sono in un numero crescente in Europa. In Italia le madri sole con figli under 18 sono il 14% . I dati dei paesi del Nord Europa vanno dal 23% della Svezia al 30% della Lituania). Si pensa che anche noi dovremo allinearci. Questa è la “modernità” alla quale si guarda. Io penso che è meglio essere in due in una famiglia.
Le madri e i padri, quando pensano ai figli non si fermano ai primi anni, ma vanno oltre, li immaginano adolescenti, giovani… Si guardano attorno… Quali sono gli orizzonti? Quali le motivazione per fare figli? Per vederli partire dal Sud? In pochi anni pandemia, emergenze climatiche, rivoluzioni tecnologiche… e le guerre. Le immagini da Gaza, la disumanità quotidiana, le foto di bambini amputati… quali sentimenti provocano? Per il futuro le élite europee non sanno fare altro che preannunciare un mondo di angosce e paure, di guerre già programmate e di investimenti massicci in armi.
Il calo delle nascite è problema nazionale e occidentale. A livello locale si può fare qualcosa? C’erano nel passato il distretto famiglie, le giornate dell’infanzia, giornate per la vita, progetti con l’Unicef, baby pit stop, nati per leggere, attività estive, provvedimenti per le famiglie numerose… “Sciocchezzuole”, dice qualcuno. Sono d’accordo. Erano, però, come le spezie e gli aromi in cucina. Collaboravano scuole, associazioni e davano calore, creavano interesse, diminuivano le solitudini delle famiglie.
I parroci conoscono la situazione: hanno assorbito la diminuzione dei battesimi, ora sono preoccupati del calo netto delle prime comunioni. Nelle parrocchie, però, si muove qualcosa: piccole biblioteche, progetti letture, Grest… E soprattutto c’è ancora l’Azione cattolica ragazzi, e un educatore si spinge a dire che l’Acr deve offrire spazi di libertà in alternativa alle forme rigide della scuola ed anche delle famiglia.
Altra cosa sono la perdita di abitanti, le partenze dei giovani… Perché, in uno stesso territorio, alcune aree perdono più abitanti e altre meno? Che cosa è accaduto a Manfredonia, città (come ripetono tutti) dalle diverse e notevoli potenzialità? Il prossimo anno ricorre il cinquantesimo dello scoppio della colonna dell’arsenico, ripercorreremo ancora quelle vicende… Non potremo affiancare un altro racconto, provare a riannodare parole di sviluppo, ricreare immagini di un futuro possibile?