Quanto sei bella e quanto ci manchi!

CULTURA

Qualche anno fa l’Unione ciechi organizzò a Roma una cena per i vedenti, ma rigorosamente al buio. C’erano personaggi importanti della politica e dello spettacolo. “Provate a vedere che cosa significa essere ciechi e compiere un gesto semplice quale è quello di mangiare”. Questa la provocazione. Alla fine si accesero le luci e tutti risero nel vedersi sporchi di sugo; camicie, cravatte e vestiti non più lindi come all’inizio. Ma anche il viso portava i segni, l’uso improvvido del tovagliolo sporco aveva lasciato le sue tracce.

Un gioco, un esercizio di approssimazione per mettersi nei panni di altri. L’immaginazione è una facoltà importante, ma non gode di buona salute.

Riusciamo a immaginare la vita di quella anziana donna che non esce di casa e tiene le finestre chiuse per via delle polveri della cava? Riusciamo a immaginare chi è senza lavoro?  Vive un effetto tunnel, cioè un restringimento del campo visivo, per cui vede nitidamente gli oggetti inquadrati nella fascia di luce, mentre è ignaro di tutte le altre cose al di fuori del tunnel. Le scadenze, la ricerca del lavoro, la spesa… creano la più intensa concentrazione. Le preoccupazioni finanziarie non mollano la presa, e allora: distrazione, dimenticanza e comportamenti disturbanti sulla pazienza, la tolleranza, l’attenzione, la cura. Riusciamo a immaginare chi va sulla carrozzella e trova lo scivolo bloccato da un auto? O l’umiliazione, l’esclusione dei bambini immigrati che vivono nei ghetti?

E’ l’immaginario televisivo quello che vince, che costruisce sogni e aspettative, modi di pensare e guardare il mondo (da spettatori). Poi c’è Internet, Ipad… Tutto è ancora all’inizio. E tutto deve ancora avvenire.

L’immaginazione accompagna la vita di ognuno, quando bisogna affrontare problemi e difficoltà. E’ con l’insegnante che prepara nuovi modi per interessare i propri alunni distratti. E’ con l’operatore sociale che pensa a costruire con un’associazione un percorso di autoaiuto. E’ con la mamma che prepara il compleanno del figlio e non ha i soldi per andare nei locali pubblici e vuole fare qualcosa di originale. E’ con l’innamorato che inventa forme di corteggiamento inusuali e originali. L’immaginazione è una risorsa della vita quotidiana. Ma è essenziale nel lavoro sociale, nel lavoro politico. Si parla di visioni, che significano guardare lontano e porsi degli obiettivi.

La domanda che molti si sono posti: l’immaginazione può essere alimentata, potenziata? E come?

Ho l’impressione che per le nuove generazioni sarà tutto diverso. Per ora credo che  il racconto, la letteratura abbiano il potere di spingere la mente ad andare oltre ciò che si vede e si sente. La letteratura, quella che conserva spirito di curiosità e di rivolta, può darci una visione panoramica e farci vedere in lontananza, offrirci gli strumenti per squarciare l’universo cupo delle paure che ci soffocano.

Ma ci sono due condizioni. Il primo è lo stupore: ringiovanire ogni giorno a contatto con la vita della natura (come Francesco d’Assisi, dice Hermann Hesse) e avere il coraggio di vedere le cose come sono e come potrebbero essere. La seconda condizione è mettersi insieme, cooperare, confrontare le visioni. Come ci fa capire la favola dei sei ciechi e dell’elefante. Ognuno si avvicina e tocca una parte: il primo la zampa e dice che è una colonna, il secondo le zanne e dice una scimitarra, il terzo tocca i fianchi e dice che è un muro, le orecchie per un altro sono un grande ventaglio, la proboscide una grossa corda, la coda è una scopa…

Tutti i ciechi cominciano a discutere e a litigare tra loro, perché ognuno difende la sua verità e non è disposto ad ascoltare gli altri.

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