E’ proprio un brutto ambiente

SOCIALE

La notizia è di quelle che passano inosservate, di routine, un nuovo orario per i servizi sociali che sembra mostrare premura e attenzione verso il pubblico. Poche righe sui vari siti: il Sindaco emette un’ordinanza per un “orario più conforme alle richieste ricevute” e “per evitare all’utenza il disagio della lunga attesa”. Poi si legge l’orario e si scopre altro. Non cambia, rispetto a quello precedente, l’orario del martedì e del giovedì (è solo anticipata l’ora). Viene soppressa una giornata: il mercoledì. Si parla di richieste ricevute. Da chi? E quali sono? Riducendo a due i giorni si evita il disagio dell’attesa? O non è vero il contrario?  Sono circa 10 anni che i Servizi sociali ricevono una giornata in più, rispetto agli altri uffici. Tre giorni erano a malapena sufficienti, pur con la possibilità per gli anziani, le persone disabili, le donne incinte “di richiedere la visita domiciliare o essere ricevuti per appuntamento anche in orario diverso da quello aperto al pubblico”. Una scelta sostenuta dalle amministrazioni passate, in considerazione dell’importanza dell’ascolto, dei colloqui informali, di voci che meritano di essere decifrate, e che costituiscono una parte fondamentale del servizio sociale. Un luogo pubblico, di accoglienza, dove tutti hanno il diritto di recarsi e di essere ascoltati. Solo chi ignora il valore delle relazioni, del colloquio, delle parole trova difficoltà a capire la rilevanza di questo servizio, che permette di intravedere i nuovi bisogni, le modalità di “arrangiarsi”, le energie positive che pure si manifestano nelle situazioni di maggiore disagio.

Si è detto in un articolo recente che il numero delle persone che vanno ai Servizi Sociali è aumentato a dismisura e che l’assessore riceve “70-80 persone al giorno”; vi è stato poi un aumento del personale amministrativo e del servizio sociale professionale. Ne potrebbe derivare un aumento delle ore di ricevimento del pubblico, e invece è il contrario. Perché? Non lo so. Credo per superficialità e molta autoreferenzialità, e cioè pensare a questo servizio senza curiosità, senza passione, senza partecipazione.

E’ quello che vale anche per la cancellata, che dovrebbe proteggere l’ingresso al primo piano. Uno sbarramento inutile. Il pubblico è ricevuto giù, nelle stanze al piano terra, al di qua della cancellata, che non impedisce un bel niente: chi vuole salire al primo piano lo può fare con l’ascensore, dai bagni…  Al primo piano viene ricevuto il pubblico per colloqui personali e per i casi complessi (conflittualità familiari, emarginazione…). Incontri problematici (anche sul piano della sicurezza). Era così prima della cancellata e sarà così, se si vuole fare “servizio sociale”.

E allora se è totalmente inutile perché è stata eretta?  Non so trovare una spiegazione di una cosa inutile e stupida.

Sciagurato quel popolo che ha bisogno di eroi, diceva Brecht.  Ma sciagurati quel servizio e quell’amministrazione che hanno paura della propria gente.

Qualche assessore o dirigente ha motivato la cancellata dicendo: è un brutto ambiente. Fingono di non sapere che le forze dell’ordine sono state chiamate più frequentemente in altri uffici comunali (vedi biblioteca) che non ai Servizi Sociali.

E’ un ambiente buono invece, che va curato. I Servizi Sociali sono “un bene comune” ed esistono per assicurare imparzialità e universalità nell’accesso ai vari servizi. Per la realizzazione dei quali possono concorrere altri, in maniera sussidiaria, ma non sostitutiva.

Le persone, i cittadini (coloro i quali sono definiti in modo discutibile “utenza”) che si recano ai Servizi Sociali costituiscono un ambiente buono. Da quelle persone io ho imparato molto: la capacità di resistere e di soffrire, la dignità, il rispetto della parola, l’attesa…

E a loro voglio rivolgere il mio augurio di buona Pasqua.

 

 

 

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